#225 - 1 settembre 2018
AAAAA ATTENZIONE - Cari lettori, questo numero resterà  in rete fino alla mezzanotte di DOMENICA 31 AGOSTO quando lascerà  il posto al numero 366. - BUONE VACANZE A TUTTI - Ora ecco per voi un po' di SATIRA: Il Paradiso lo preferisco per il clima, l'Inferno per la compagnia (M. Twain) - Quando le cose non funzionano in camera da letto, non funzionano neanche in soggiorno (W.H. Masters) - L'intelligente parla poco, l'ignorante parla a vanvera, il fesso parla sempre (A: De Curtis) - Il sesso senza amore è un'esperienza vuota, ma tra le esperienze vuote è la migliore (W. Allen) - Per alcune cose ci vuole tanta pazienza, per tutte le altre c'è la gastrite (L. Limbus) - Non avere un pensiero e saperlo esprimere: è questo che fa di un uomo, un giornalista (K. Kraus) - Le banche ti prestano denaro, se puoi dimostrare di non averne bisogno (B. Hope) -
Cultura e Società

1968 / 2018 - a cura di Andrea Avveduto, Maria Bocci, Pietro Bongiolatti,
Edoardo Bressan, Marta Busani, Francesco Magni, Luca Pesenti, Paolo Valvo

Meeting di Rimini

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Una mostra documentale per approfondire ad oggi il 1968

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La mostra è nata dal desiderio di un gruppo di studenti universitari – accompagnati da docenti e ricercatori e da insegnanti delle scuole secondarie – di approfondire un momento decisivo della storia del Novecento, il Sessantotto, che a distanza di cinquant’anni rischia di rimanere un «mito» fondativo della società contemporanea (negativo o positivo che sia), senza che se ne comprenda la reale portata storica.

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Il percorso della mostra ha inquadrato il Sessantotto all’interno dei profondi cambiamenti che hanno modificato l’Italia e la società occidentale negli anni Sessanta, a partire dal boom economico e dall’affermarsi del consumismo per arrivare alla contestazione studentesca di fine decennio. È un percorso segnato dall’istanza di autenticità rivendicata dai «giovani», che emergono forse per la prima volta come gruppo sociale autonomo. La mostra affronta poi gli esiti contraddittori della contestazione giovanile che, se porta al superamento di vecchie consuetudini a favore di nuove forme di libertà e di socialità, si risolverà però nel successo di quell’individualismo radicale che ispira la società odierna.

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«Ce n’est qu’un début», recitava uno degli slogan del «maggio francese». In effetti sono tanti i temi emersi nel Sessantotto che ancora oggi ci interpellano: il rapporto padri-figli, le relazioni tra giovani ed adulti, la dialettica fra tradizione e innovazione, la correlazione tra desiderio ed utopia e l’affermazione della soggettività in rapporto al tema dei diritti. È lecito, allora, chiedersi se l’attuale «cambiamento d’epoca» affondi le sue radici anche in quella sorta di «rivoluzione antropologica» che si è avviata negli anni Sessanta. La mostra proverà ad affrontare questi interrogativi, offrendo uno spazio quotidiano di incontro e di dialogo con protagonisti della società di allora e di oggi.

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Tanti sono i temi emersi nel Sessantotto che ancora oggi ci interpellano e ci spingono a chiedersi se l’attuale «cambiamento d’epoca» affondi le sue radici anche in quella sorta di «rivoluzione antropologica» che si è avviata negli anni Sessanta.

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