Nei saggi antichi miti cosmologici l’idea moderna di ecologia profonda.
La Terra è l’amorevole madre che ci sostenta.
Terra Madre
“Azione nonviolenta”, numero monografico su Ecologia e Nonviolenza
Editoriale di Mao Valpiana
In principio fu creato il cielo e la terra. Così racconta il mito biblico. Poi luce e tenebre, cielo e mare, alberi e piante, luna e sole, pesci e uccelli, quindi gli animali terresti e infine l’uomo, maschio e femmina, fatto a somiglianza di Dio, al quale fu affidata la cura di tutto il creato.
Nel mito induista troviamo l’uovo cosmico che galleggiava nell’oceano primordiale avvolto dall’oscurità della non-esistenza. Nel mito buddista il mondo è un disco piatto che poggia sugli strati della terra, dell’acqua, del vento e dello spazio.
Tra tutti i racconti dell’origine cosmica, il più semplice e il più affascinate, e forse anche il più vero, è quello dei nativi d’America Hopi. Gli anziani dicono che il primo Hopi aveva scelto di vivere in uno deserto sterile, di assoluta siccità, così essi avrebbero solo dovuto pregare per avere la pioggia. Per questo non avrebbero mai perso la fede nelle loro cerimonie, mantenendo il legame viscerale con Madre Natura. Cioè, per governare la Terra ci vuole soprattutto spiritualità.
Tutti i miti, anche i più remoti, ci dicono molte cose, valide per sempre, sul senso profondo dell’idea che deve governare il pianeta Terra: l’ecologia, la relazione tra l’umanità, gli altri esseri viventi e l’ambiente in cui tutti viviamo.
Al tema ecologico è dedicato questo numero di Azione nonviolenta.
Lo facciamo partendo dalla Lettera Enciclica Laudato si‘ di Papa Francesco sulla cura della casa comune. Quel documento, scritto tre anni fa, è una vera benedizione. Viene “detta bene” la necessità di fare pace tra gli uomini e con la natura. Il mondo è un organismo vivente in un equilibrio che rischia di essere infranto per sempre. Madre Terra può ospitare tutti, ma non può reggere l’egoismo di pochi. Scorrendo il testo del Pontefice riscopriamo idee, concetti e proposte sui cui abbiamo costruito la nostra formazione culturale, sociale e politica. La necessità della “conversione ecologica”, l’urgenza di passare dal “più” (più consumo, più sviluppo, più cemento) al “meno” (meno consumismo, meno inquinamento, meno spreco), l’idea di invertire la rotta “dall’espansione alla contrazione“: furono tesi presentate per la prima volta in versione politica, e non solo etica, al Convegno “Sviluppo? Basta! A tutto c’è un limite” che il Movimento Nonviolento organizzò nel lontano 1990. Le relazioni di Alexander Langer, di Wolfgang Sachs, di Christoph Baker (il meglio dell’ecologismo di allora), muovevano dal pensiero di Ivan Illich per farne una proposta di ecologia politica. Erano visioni profetiche, ma eravamo considerati ancora degli utopisti, una minoranza della minoranza.
Ora le stesse idee di ecologia profonda, dopo un quarto di secolo, le ritroviamo nel documento di Bergoglio. Un bel passo in avanti, ma è necessario che non passi un altro quarto di secolo perchè da indicazioni autorevoli diventino politiche degli stati. Sarebbe troppo tardi. Oggi è evidente che tutti (governanti e cittadini) dobbiamo capire che necessariamente dovremo “vivere meglio con meno”.
I nodi non risolti della “questione ambientale” ci hanno portato alla drammatica situazione odierna: i nostri rifiuti, sottoforma di microplastiche, hanno invaso gli oceani; intere zone dell’Africa, sfruttata e inquinata, sono diventate inabitabili; i “profughi ambientali” sono una realtà drammatica, che ci dice che abbiamo davvero poco tempo per invertire la rotta. Le guerre (conflitti energetici) ammazzano le persone, distruggono le città, uccidono anche la terra. Ma sappiamo anche che lanciare allarmi non serve: per quanto veri e urgenti, non ottengono effetti positivi.
Bisogna studiare, capire, conoscere quel che sta accadendo, semza semplificazioni.
Sono le buone pratiche che riescono a dimostrare, con i fatti, che è ancora possibile ritornare – o meglio, andare avanti – verso quell’Eden che i miti saggi e antichi ci hanno sempre promesso, dove vivremo nuovamente nel “giardino” lussureggiante, solcato da fiumi di latte e miele, come promette il Deuteronomio.