Lo sbando
di Dante Fasciolo
Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura
ché la diritta via era smarrita…
Leggendo i primi versi della Commedia di Dante,
si potrebbe pensare di essere già nell’inferno,
invece no, bisognerà aspettare il terzo capitolo;
qui siamo in un momento in cui Dante
ha smarrito la strada ritenuta giusta
e ci vuole poco a pensare che ora sia allo sbando.
Cerchiamo di capire, lo sbando è momentaneo,
Dante fa del suo errore una virtù,
e intraprende il nuovo sentiero con coraggio
riconquistando alla paura tutta la sua lucidità .
Narra con efficacia paesaggi e luoghi,
situazioni e persone, e infila per vizio poetico
riflessioni e considerazioni dolci e amare;
si potrebbe sintetizzare: fotografa la vita,
e verso su verso recupera significati e insegnamenti
capaci, per tutti, di indicare diritti, doveri e rispetto.
Così non è ai nostri giorni,
i nuovi narratori che si aggiudicano il diritto di guidare
la nostra fragile esistenza terrena,
hanno perduto la “diritta via†e navigano all’oscuro.
Inciampando di sovente con sventurate invettive,
cavalcano con baldanza e sicumera, più verosimilmente
con prepotenza, imposizione, incapacità e sberleffo;
e sempre più palesemente emerge il vero significato
del loro sbando che rimarca caos e disordine,
sbandamento morale ed ideologico…
giusto nero su bianco del dizionario Garzanti.