Affinchè il lavoro di Antronio Catalano non muoia
Non spegnete i sogni
Di Giampiero Monaca, maestro
Una città che destina uno spazio pubblico a una raccolta eterogenea, raffinata e visionaria dedicata ai sogni, alla fantasia, all’intima valorizzazione e condivisione di poesia sogno e immaginazione dimostra di essere poetica, lungimirante, audace.
Fino ad oggi, ad Asti, in alcuni locali di proprietà comunale in Palazzo Ottolenghi, ha trovato sede il Museo dell’Immaginario, curato dall’artista e attore di fama internazionale Antonio Catalano.
Legni, foglie, collezioni di fiocchi di neve, forme di pane sospese (cibo per l’anima) armadi sensibili, e la “cappella dei meravigliati”: una meravigliosa sala riccamente decorata, tempio laico per sostare, meravigliarsi, ritrovare il fanciullo che coraggiosamente sopravvive in noi e che osa emergere, a tratti, regalandoci emozioni, riportandoci alla connessione con i nostri sentimenti, aiutandoci a desiderare e a creare mondi nuovi.
Tutto finito? Così sembrerebbe. Qualche giorno fa è arrivata, come un fulmine a ciel sereno, la notizia che annuncia un imminente sfratto del museo, delle sue opere e decorazioni murali uniche.
La convenzione di concessione d’uso dei locali non è stata più confermata da parte del Comune di Asti.
D’un tratto questi locali vengono richiesti per essere destinati ad altro uso: pare che al posto del museo, debba trovare sede un locale per ristorazione o degustazione di prodotti locali. Certamente vino , tartufi, agnolotti e bagacaôda sono prodotti d’eccellenza che meritano rispetto e promozione. Non sembra però che ad Asti manchino ristoranti, vinerie, brasserie e locali di degustazione.
Il Museo dell’immaginario è invece, unico nel suo genere, un luogo di sosta per turisti e abitanti affamato di arte fruibile, di valorizzazione dell’immaginario, di stimoli alla fantasia e alla creatività.
Uno luogo di “arricchimento e sostentamento per l’anima” sempre a disposizione di scolaresche, di comitive.
C’è da auspicare che la lungimiranza dell’amministrazione comunale possa riconsiderare la richiesta di “liberare e restituire i locali” lasciando che il Museo dell’immaginario rimanga attivo e a disposizione di chi ha fame di emozioni più che di peperoni.