La Mostra è articolata in sei luoghi della città di Viterbo
Biennale d'Arte Contemporanea
La Quinta edizione mette a fuoco il rapporto
tra il presente e l'eredità del passato
di Eva Mari
Tutte le mostre dedicate agli Artisti sono dislocate in luoghi differenti, Palazzo dei Papi sala Alessandro IV e Scuderie, Palazzo dei Priori sale delle Bandiere ed Aurora, Museo del Colle del Duomo, Museo Civico e Gran Caffè Schenardi, hanno offerto diverse versioni di questa tematica. In ogni uno di questi luoghi lo spaccato del presente ha illustrato nelle difformi impostazioni del lavoro esposto dai curatori una inquadratura del presente con una diversità di scelte dove l'immagine del luogo espositivo propone un tono estetico assolutamente variegato.
Può il contemporaneo vivere senza il passato? possono le innumerevoli informazioni del presente saturare lo spazio della narrazione con una continuità che non lascia lo spazio ad altro se non al momento?
Alcuni pensatori contemporanei hanno avallato questa ipotesi, immaginano il presente come un dirompente fiume talmente rapido e tumultuoso da non lasciare nessuna possibilità a chi vuole fermarsi, definendo l'impossibilità di andare in queste acque controcorrente.
A molti piace ancora pensare che la struttura passato-presente-futuro sia una tranquilla abitudine che ha la possibilità di far stare in piedi semplicità e complessità, memorie del passato e ritmi del presente e costruire un futuro con una tavolozza infinita e indefinibile di ipotesi che solo la creatività sa umanizzare.
In un luogo come Viterbo il rapporto tra presente e passato non lascia scampo, il passato è talmente presente che l'unica possibilità è leggerlo con le chiavi che la contemporaneità mette a disposizione, aprendo ad immagini che non sono un caleidoscopio di ripetizioni, ma una complessa relazione tra modalitá espressive e comunicative, queste anche se apparentemente molto lontane e con linguaggi differenti hanno relazioni che sono assai sottili e molto più problematiche di quanto si vorrebbe far credere.
L 'esperienza della modernità non è relegata ad una problematica esclusivamente tecnologica, ma si rende viva negli accostamenti voluti o casuali che l'attività scientifica, la disgressione filosofica, la conflittualità sociale, le istanze politiche,culturali, religiose, ramificano in un presente complesso è indefinibile che sfugge alle razionali logiche che vogliono edificare una globale lingua del futuro. Questa edizione propone categorie sensorie che educano a vedere il presente con plurime chiavi di lettura.
Nel Museo del Duomo la curatrice Maria Elena Piferi, confortata da un apprezzata introduzione di Claudio Strinati, imposta un quintetto di artisti molto decisi con una forza che rielabora il passato partendo dai suoi miti, dalla geometria dell'indagine la cui finalità è la comprensione del presente del quale uno degli imperativi è l'unità narrativa della conoscenza.
Suggestive sono le sale Alessandro IV e Scuderie di Palazzo dei Papi con una mostra che contiene il più corposo numero di Artisti che nei due piani propone molte problematiche affrontate dall'arte contemporanea che rispondono soprattutto al suo rapporto tra uomo e ambiente con simboli fin troppo accessibili. Nelle opere in mostra i segni sono volutamente difficili da decifrare ma non impossibili da interpretare. Quello che ci si augura alla fine del percorso espositivo è di arrivare ad un miglioramento del dialogo più intimo con noi stessi.
Nel Palazzo dei Priori in sala delle Bandiere – con il progetto “della concrezione, della trasformazione, dello sgretolamento, dell’inondare, del precipitare” - e Aurora, la versione dell'arte racconta una storia più intima e personale legata all'esperienza degli ultimi 50 anni dell'arte dove il presente è in dialogo diretto con l'esempio dei maestri ma in grado di raccontare lingue e suggestioni nuove, sensibili e originali.
Nel Museo Civico gli Artisti hanno cercato un dialogo diretto con le opere presenti nella collezione archeologica aggiungendo piccole varianti del presente, tese più alla relazione che alla contrapposizione con l'esistente, misurando un rapporto di armonia che abitui lo spettatore a vedere il passato e il presente dialogare e dare al museo quel carattere che per noi sembra una discutibile novità ma che nei musei del resto del mondo è ormai una abitudine espositiva.
Infine al Gran Caffè Schenardi sono visibili una parte delle opere partecipanti al Premio Emergenti.
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