Ad Alta Voce
di Ruggero Scarponi
Poi, un giorno, è successo che sono andato in pensione.
Mia moglie mi dice, senti caro, cosa pensi di fare adesso? Non vorrai startene tutto il santo giorno in casa, sul divano, davanti alla televisione, che a starci tanto tempo davanti, dicono, che non faccia per niente bene. Peccato, penso, non era poi tanto male come soluzione. Al mattino, per esempio, ci sono un sacco di programmi che non avrei creduto. Ma no, rispondo, certo che no. Tanto per cominciare, pensavo di fare un po’ di moto, di camminare, almeno un’ora al giorno.
Camminare, di buon passo, un’ora al giorno, mi diceva Rosario, il mio medico di base, lo sai quante calorie ti fa bruciare? Lui, al momento che me ne parlava, non se lo ricordava, quante calorie fa bruciare, però, attiva il metabolismo, diceva.
Per il mio medico di base attivare il metabolismo è di fondamentale importanza.
Una volta mi ricordo che avevo un’infezione urinaria che ogni volta che facevo pipì mi dava un fastidio che non vi dico. E lui mi disse che era importante bruciare zuccheri, che sono il nutrimento dei batteri. Cammina, almeno un’ora al giorno, prescriveva, così attivi il metabolismo, bruci zuccheri e vedrai che guarisci. Ci ho messo tre mesi a guarire ma alla fine avevo un metabolismo di quelli…di uno, insomma, con dieci anni di meno. Miracoli della medicina, diceva Rosario, il medico di base. Comunque io a camminare ci sono andato davvero. Solo che cammina oggi, cammina domani, un po’ mi sono rotto. Così sono tornato, un po’ alla volta, al divano e alla televisione.
Mia moglie, però, non si è arresa ed è passata subito al contrattacco. Senti caro, mi dice, ad averti tutto il giorno per casa non ci sono abituata, lo sai che mi crei un sacco di problemi?
E’ vero! Non ci avevo pensato, a questa cosa. In effetti dopo più di quarant’anni che te ne stai fuori di casa, al lavoro, ammetto che cambiare di colpo le abitudini, qualche problema lo puoi creare.
Anche per me non è facile, ma per mia moglie dev’essere davvero un bell’ingombro.
Io sono abituata a spicciare casa alla mattina, mi dice, senza nessuno tra i piedi, e non è per te, sai, ma è che da sola, mi organizzo meglio. E poi, alle dieci, mi faccio il caffé con la Marisa, l’inquilina del piano di sopra. Sai, tra donne, ci si confida meglio. Se ci sei tu, in mezzo, poverina, quella si mette soggezione e non può più sfogarsi, che s’è messa con uno, che te lo raccomando...
E allora che devo fare? Chiedo.
La soluzione me l’ha suggerita Don Carlo, il prete della parrocchia, uno che a forza di confessar gente ne ha imparate di cose.
Un giorno, mi prende da una parte e mi dice, senti, visto che hai una bella voce (diversi parrocchiani gliel’hanno confidato, sentendomi leggere in chiesa) non ti andrebbe di andare qualche pomeriggio alla settimana, dalla signora Giuliana, a leggerle qualcosa?
Faresti un’opera buona a una donna che se lo merita.
La signora Giuliana, infatti, è una benemerita parrocchiana, più che novantenne. E’ stata insegnante alle scuole medie, al liceo, e persino dopo, in pensione, dando ripetizioni gratis ai ragazzi rimandati che non potevano permettersi le lezioni private per prepararsi agli esami di riparazione. Dopo tanto lavoro, non si rassegna all’idea di non poter più leggere, a causa della vista che le si è abbassata.
Ho provato, dice Don Carlo, a mandarle qualcuno, ma la vecchia signora, anche a novantacinque anni suonati, non si accontenta facilmente. Troppo abituata a fare l’insegnante, tratta tutti come fossero degli studentelli. E le persone che le ho mandato non ci stanno ad essere riprese e dopo un po’ si scocciano e rinunciano. Però la signora Giuliana è molto generosa con la parrocchia e se si riuscisse ad accontentarla…
L’idea mi piace. Al mattino cammino e al pomeriggio leggo. Così, penso, oltre a fare una cosa utile, “un’opera buona”, ho modo di leggere qualcosa anche io, che a pensarci bene, non apro un libro da un sacco di tempo.
L’incontro con la signora Giuliana è molto promettente.
L’anziana donna è di famiglia benestante e vive da sola in casa, con una governante che l’accudisce, anche se, a parte la vista malridotta, per il resto, è completamente autosufficiente.
Intanto che mi offre una tazza di tè con i biscotti preparati dalla governante, mi ringrazia del disturbo che mi sono preso a trascorrere del tempo con una “vecchia”..
Ma no, dico io, sono sicuro che sarĂ un piacere per entrambi.
Lei mi guarda incredula e sorride annuendo.
Dica un po’ “giovanotto”, mi fa a bruciapelo, cosa le andrebbe di farmi ascoltare?
Ecco, questa domanda non me l’aspettavo e mi spiazza completamente.
Pensavo, avesse lei, un libro che le interessava, rispondo esitante.
Un libro ce l’ho, dice, ma è impegnativo. Non si stancherà ?
Non so, vediamo di che si tratta.
Con aria furbetta l’anziana signora, prende un “mattone” da un tavolino accanto alla poltrona dove sta seduta.
Ecco, “giovanotto”, è Anna Karenina, il mio libro preferito. Quand’ero più giovane, lo leggevo tutti gli anni, durante le vacanze estive. Sono quasi settecento pagine, fitte fitte di nomi russi. Se la sente?
Deglutisco alla vista del tomo. Sul principio pensavo a qualcosa di più “leggero”.
Ah! Esclamo, affettando un’espressione gioiosa, sono proprio contento. Avrei voluto leggerlo da un sacco di tempo quel libro lì, ma non mi decidevo mai, ora, ho l’occasione, finalmente.
Leggere Anna Karenina alla signora Giuliana è stata una vera esperienza formativa. Con la scusa di prendere delle pause durante la lettura, mi ha insegnato un sacco di cose: su Tolstoy, sulla storia della Russia e sulla lettura ad alta voce, che sembra una cosa scontata e che, invece, va fatta con qualche accortezza. La signora Giuliana mi ha spiegato che leggere ad alta voce non è difficile e non è necessario essere degli attori. E’ sufficiente un po’ di allenamento, per la voce, una buona comprensione del testo e il piacere della comunicazione, perché leggere ad alta voce è, soprattutto, un’esperienza affettiva (a proposito, ricordarsi ogni tanto, di alzare lo sguardo su chi ascolta, è un modo efficace per mettersi in sintonia).
La signora Giuliana, le prime volte che leggevo, m’interrompeva frequentemente, ma io non mi sono mai risentito per questo, perché avevo capito che lo faceva amorevolmente, per insegnarmi e non per pedanteria. Così ho imparato la prima regola di una lettura ad alta voce e cioè, che il testo che devi leggere, lo devi preparare “prima”, se possibile. Dopo, la lettura ti sarà facile, espressiva, piacevole. Ho imparato in questo modo a pronunciare con scioltezza anche i terribili nomi russi, Anna Arkadievna, Agafia Michailovna, Konstantin Dmitrich, e tutti gli altri che non sono pochi e poi anche tutti i diminutivi che ci vorrebbe un opuscolo a parte per ricordarseli.
La signora Giuliana, purtroppo, è morta quando eravamo al capitolo quarto della parte terza, il suo preferito. Quello di Levin, alle prese con la “falciatura”.
E sono contento di averglielo letto tutto di seguito, senza che mi abbia mai ripreso, segno che, oramai, avevo “imparato” a leggere.
La cara signora mi ha dato davvero tanto, e alla fine, mi sono convinto, che sotto sotto era lei a compiere delle buone opere, senza darlo a vedere, alla veneranda età di novantacinque anni, continuando a insegnare e a offrire il tè, accompagnato dai buoni biscotti, fatti in casa.
Ora che la signora Giuliana non c’è più qualcun altro è venuto a chiedermi se me la sento di mettermi a disposizione come lettore. Per cominciare sono venute due maestre delle elementari, vorrebbero che leggessi delle fiabe ai bambini delle prime classi. Poi anche alla biblioteca comunale mi hanno chiesto di leggere in pubblico durante certe ricorrenze. E di nuovo Don Carlo... La cosa mi piace e io mi preparo sempre con cura perché ho capito che questo è il mio modo di rendermi utile, di fare la mia parte, anche adesso che sono in pensione. E questo non sarà molto, ma mi rende felice.