#214 - 24 marzo 2018
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Cinema

Una iniziativa del Museo Nazionale del Cinema

Cinema Massimo - Torino

Tradizione e modernità

Rassegna cinematografica omaggio a Satyaji Ray - 3/29 aprile

di Federica Fasciolo

Si dice che fu l’incontro con Jean Renoir (in India per girare Il fiume) prima, e con il film di Vittorio De Sica Ladri di biciclette poi a spingere senza più alcuna esitazione Satyajit Ray a diventare regista.
Prende corpo in questo periodo il progetto del primo film Il lamento sul sentiero, accolto con grande interesse al festival di Cannes (dopo la trionfale prima mondiale al Moma di New York).
Con il successivo L'invitto – secondo episodio della cosiddetta 'trilogia di Apu' – Ray vince il Leone d'oro a Venezia nel 1957, diventando per tutti il maestro indiscusso del cinema indiano, che colleziona plausi e riconoscimenti film dopo film, fino all’Oscar alla carriera nel 1992. A lui dedichiamo un omaggio raccogliendo i titoli recentemente restaurati.

Tradizione e modernitàTradizione e modernità

3 - 6 - 28 aprile
Il lamento sul sentiero (Pather Panchali)
Il piccolo Apu è testimone della triste condizione della propria famiglia bengalese, di casta bramina, ai primi del Novecento. Quando la sorella maggiore Durga muore, il padre decide di trasferirsi con la famiglia a Benares. Realizzato con pochi mezzi, l’esordio di Satyajit Ray viene censurato dal governo indiano perché mostrava «una povertà troppo abbietta». Ispirato al romanzo Pather Panchali del connazionale Bibhutibhushan Bandyopadhyay.

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L’invitto (Aparajito)
Storia di Apu, ragazzo indiano che vorrebbe diventare sacerdote. Quando il padre muore, decide di andarsene a Calcutta, dove lavora, studia e riesce a laurearsi all'università. Nella sua lotta quotidiana si dimentica della madre che vive solo attendendo il suo ritorno. E quando torna, è troppo tardi.

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4 - 29 aprile
Il mondo di Apu (Apur sansār)
Apu, un ex studente che sogna un futuro di scrittore, si fa convincere da un amico a sposare con un matrimonio di convenienza la bella Aparna. I due sposi sono felici, fino a quando Aparna, rimasta incinta, va a partorire in casa della madre e muore. Solo dopo cinque anni, Apu decide di conoscere suo figlio Kajal.

4 - 10 aprile
La grande città (Mahānagar)
A Calcutta la giovane sposa Arati, moglie dell'impiegato di banca Subrata, decide di cercarsi un lavoro per far fronte alle difficoltà economiche della famiglia. Dovrà combattere contro i pregiudizi e la volontà degli uomini di casa. Della grande città del titolo, il film osserva sobborghi e periferie, concentrando l'attenzione su un nucleo familiare della piccola borghesia in crisi.

9 - 10 aprile
La moglie sola (Chārulatā)
Charulata è sposata con Bhupati, direttore del quotidiano politico liberale "The Sentinel”. Consapevole dell'infelicità della moglie, che trascorre il suo tempo immersa nella lettura, Bhupati assume come amministratore del giornale il fratello di lei, Umapada, e lo ospita, assieme alla moglie Manda, nella propria abitazione di Calcutta.

9 - 13 aprile
Il santone (Mahāpurush)
Gurupada è un avvocato che, dopo la morte della moglie, non ha più pace. Insieme alla figlia incontra Birichi, un santone apparentemente senza età, di cui diventano seguaci. Questi racconta storie del passato, dei suoi dialoghi con Platone, di come ha insegnato a Einstein la teoria della relatività, o dei suoi incontri con Gesù e Buddha.

13 - 27 aprile
Il codardo (Kāpurush)
Amitabha è uno sceneggiatore di Calcutta. L'uomo gira per la città e i suoi dintorni raccogliendo idee per girare un film. Giunto in un piccolo paese, accetta l’ospitalità di un contadino per via del guasto alla sua auto. Qui lo sceneggiatore conosce la moglie del coltivatore e rimane sconvolto nello scoprire che la donna è una sua ex amante. Amitabha cercherà di convincere la donna a lasciare il marito.

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25 - 29 aprile
Nayak
Seconda sceneggiatura originale di Satyajit Ray, Nayak, che racconta la storia di un attore popolare indiano, si concentra interamente sulla psicologia del personaggio, interpretato da Uttam Kumar, già star del cinema commerciale bengalese. Il film si svolge in 24 ore su un treno, necessarie al protagonista per viaggiare tra Calcutta e New Delhi.

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