I dati di Davos
Ricchi e poveri
L’1% di Paperoni quanto noi 99%
Dal recente incontro di Davos, sono arrivati dati sconcertanti: ai ricchi sempre di più: l’1% di Paperoni possiede quanto il restante 99% della popolazione mondiale.
La denuncia che nuove risorse create si indirizzano tutte verso chi ha già molto.
Il dato italiano: il 20% più ricco detiene oltre il 66% del patrimonio nazionale.
Al recente World Economic Forum di Davos la crema della finanza mondiale è stato chiesto di provare a spiegare, a giustificarsi, e a Donald Trump, esegeta planetario delle disparità, la richiesta di dare una risposta possibile.
Sul vertice sono piombati i numeri della confederazione internazionale di organizzazioni non profit che si dedicano alla riduzione della povertà globale. Sempre più ricchi i ricchi, sempre più poveri i poveri. Un trend che riguarda il mondo, Italia compresa, seppure con disparità meno clamorose in casa nostra.
Alla vigilia del Forum, è stato ricordato che l’1% più ricco della popolazione mondiale continua a possedere quando il restante 99%. Ma - peggio - si arricchisce sempre di più. L’82% dell’incremento di ricchezza netta registrato nel mondo tra marzo 2016 e marzo 2017 è andato in tasca a questi Paperoni.
Nemmeno un centesimo, invece, alla metà più povera del pianeta, 3,7 miliardi di persone.
Ogni due giorni si registra l’arrivo di un nuovo miliardario.
L'Italia è parte integrante della fotografia mondiale.
La ricchezza è sempre più concentrata in poche mani. A metà 2017 il 20% più ricco degli italiani deteneva oltre il 66% della ricchezza nazionale netta, il successivo 20% ne controllava il 18,8%, lasciando al 60% più povero appena il 14,8% della ricchezza nazionale.
La sezione italiana dell’organizzazione, in vista delle elezioni politiche italiane, ha inviato una lettera ai candidati premier: un’indagine realizzata da Demopolis per l’organizzazione indica che il 61% degli italiani percepisce una crescita della disuguaglianza nel Paese.
In Italia – altri dati allarmanti – la quota di ricchezza dell’1% più ricco degli italiani supera di 240 volte quella del 20% più povero della popolazione. Il divario, poi, cresce. Nel periodo 2006-2016 la quota di reddito nazionale del 10% più povero degli italiani è diminuita del 28%, mentre più del 40% dell’incremento di reddito nello stesso periodo è andato al 20% dei percettori di reddito più elevato. Così nel 2016 - gli ultimi dati confrontabili disponibili - l’Italia occupava la ventesima posizione su 28 paesi Ue per la disuguaglianza di reddito disponibile.
Lavoro sotto-retribuito, precario, abusi e rischi: questi i punti critici cherendono bene il paradosso del lavoro: Settore abbigliamento, gli azionisti dei cinque principali “marchi” hanno riscosso nel 2016 dividendi per 2,2 miliardi di dollari: basterebbe un terzo di questa cifra per garantire un salario dignitoso a 2,5 milioni di vietnamiti che lavorano nello stesso settore, producendo un capo che magari ora stiamo indossando.
Ma il divario è anche tra lavoro e lavoro: basta un giorno da amministratore delegato in Usa per guadagnare quanto un lavoratore della stessa compagnia in un solo anno.
Proprio per questo, tra le proposte avanzate, c’è quella di porre un tetto ai superstipendi dei top manager per impedire che il divario superi il rapporto 20 a 1. Altra frattura, che rilancia il recente allarme dell’Onu, tra uomini e donne: le donne subiscono in media un divario retributivo del 23%, e questo vale per tutte le fasce di ricchezza se si pensa che 9 miliardari su 10 sono uomini. Inoltre sono loro a subire le maggiori vessazioni.
Peggiori le informazioni che arrivano dai nuovi ricchi di Russia, Cina e India.