Lendinara (Rovigo)
Abbazia di Santa Maria del Pilastrello
di Dante Fasciolo
La storia, brevemente: a Lendinara, piccolo borgo in provincia di Rovigo, un temporale distruttivo la notte del 9 maggio del 1509 lasciò intatta, scaraventata tra i rami di un albero, una vecchia statuina in legno della madonna di proprietà di Giovanni Borezzo. Sul luogo fu eretto un piccolo pilastro, da cui il nome della futura Abbazia in onore di Maria del “Pilastrello”.
Accanto al piastrello, c’era una sorgente la cui acqua diventava rossa ogni volta che veniva usata dai muratori, da qui, la volontà della genti del luogo di costruire una chiesa che inglobasse il “Bagno della Madonna” come venne chiamata la raccolta di quell’acqua rossa che sgorgava dalla sorgente e che ben presto divenne luogo di culto dei pellegrini e dei malati in cerca di sollievo e forse…di guarigioni. Il santuario fu costruito tra il 1577 e il 1579, ampliato nel corso del XVIII secolo, adagiato sulle sponte del fiume Adige conserva a tutt’oggi i ricordi di miracolose guarigioni e avvinimenti, tra questi: le testimonianze del battito degli occhi della Vergine nella Quaresima e ripetuto a Pasqua del 1579; e il movimento degli occhi e del braccio unitamente al bambino il giorno 25 aprile dello stesso anno. A ciò si aggiungono ricorsi di avvenimenti straordinari nel corso degli anni intorno al simulacro.
Il 10 febbraio del 1595 la città di Lendinara fu consacrata a Maria, e ogni anno il 16 maggio è festa patronale, a cura dei benedettini Olivetani che dal 1578 si occupano dell’Abbazia-Santuario, salvo la lunga pausa del 1771 al 1920 a seguito del decreto di soppressione emesso dalla Repubblica Veneta. Il 10 febbraio del 1595 la città di Lendinara fu consacrata a Maria, e ogni anno il 16 maggio è festa patronale, a cura dei benedettini Olivetani che dal 1578 si occupano dell’Abbazia-Santuario, salvo la lunga pausa del 1771 al 1920 a seguito del decreto di soppressione emesso dalla Repubblica Veneta.