La pianura pontina nel settecento
Raffaele Panico - Bibliotheca Edizioni
Queste pagine sono il frutto di un lavoro di ricerca sulle controversie economico-ambientali nel territorio pontino del Settecento, tenendo presente e considerando che i tentativi fatti per attuare una bonifica complessiva di quelle terre solo nel corso del Novecento, e nel volgere di pochi decenni riuscì, con una metamorfosi senza precedenti: mutare la natura ad opera della capacità d’intervento dell’uomo. Il paesaggio potremmo definirlo come la manifestazione sensibile dell’opera umana sulla natura, l’ambiente invece come il risultato dell’interazione dell’uomo con la natura. Il paesaggio e l’ambiente sono stati profondamente trasformati nella regione storica pontina che, da inospitale terra palustre quale era, ne divenne una nuova provincia del Lazio. Dapprima, con una emigrazione di coloni veneti, e con immigrati dal napoletano e dal Sud, poi con profughi dall’Istria e dalla Dalmazia non più italiane, con altri profughi italiani dalla Libia e dall’Africa orientale, infine, con gente da tutta l’Italia entrata al seguito delle industrie che dal Nord si insediavano nella provincia pontina.
Il lavoro si prresenta con la seguente articolazione:
- La sostenibilità della crescita economica in una società di Ancien Régime sottoposta ai limiti dell’ambiente 15
- Il paesaggio delle paludi pontine e le nuove esigenze territoriali 23
- Autori e voci di fine Settecento: una nuova percezione dell’ambiente naturale 27
- Il condizionamento permanente della malaria nella regione storica pontina 33
- Documenti e fonti librarie: gli interessi economici, i progetti e i progressi 43
- Un nuovo approccio al territorio: il progetto dei “Circondari Miliarj” e l’introduzione della tassa di “Migliorazione”