Dal Festival del Cinema di Roma "Gone Girl"
David Fincher è tornato
di Giada Gentili
Con "Gone Girl" David Fincher è tornato a colpi di narrazione serrata e imprevedibilità, dopo il film-tartaruga che fu "Il curioso caso di Benjamin Button" e la biografia ben riuscita di Mark Zuckerberg in "The Social Network". Per stupire il pubblico al cinema si ricorre sempre più spesso ad effetti speciali mastodontici o cast a 5 stelle, Fincher stavolta ha usato la solida e potente sceneggiatura di Gillian Flynn (che ha scritto anche il libro da cui è tratto il film). Un'opera sopratutto da leggere quindi, seguire, scrutare: protagonista Nick Dunne, Ben Affleck (le cui spalle sono una bella dimostrazione di quanto si stia preparando bene a “Batman v Superman"), che viene accusato dell’omicidio della moglie scomparsa Amy. Da un incipit così banale è stato tirato su un thriller acuto, un film sociologico, antropologico, e anche un tantino splatter.
Splendida interpretazione dell'attrice protagonista Rosamund Pike che odora di Oscar (o quantomeno di candidatura) e riuscito il gioco con cui lo spettatore al cinema diventa anche spettatore all’interno del film: a portare avanti le varie teorie dei colpevoli, della violenza, è infatti mamma televisione, i cui riflettori donano luce positiva o negativa ai suoi protagonisti. David Fincher riesce a trasportare chi ha pagato il biglietto al cinema, su un divano a casa, chiedendogli quanto sia colpevole Ben Affleck, chi è la bestia, chi il vero mostro, in un continuo spostamento dell’ago della bilancia.
La televisione è trascinata al livello infimo che merita, senza arrivare a brutalizzarla come in "Hunger Games", ma prendendosene gioco fino a ridurla a un semplice giocattolo con estrema intelligenza. Il titolo tradotto in italiano “L’amore bugiardo” è inutile e anche pericoloso per chi non ha visto il film, si intuisce molto, troppo, della trama, “Gone girl” era sufficientemente semplice da poter essere compreso dai più. Ultima pecca: il finale, sì inatteso (e questo è già un punto a favore) ma poco definitivo e molto vago, sono uscita dal cinema con la tentazione di andare a cercare Fincher e chiedergli in ginocchio, di aggiungere 5 minuti davvero conclusivi al film.