Comitato Capitale Naturale (2017), Primo Rapporto sullo Stato del Capitale Naturale in Italia.
Il capitale naturale italiano
Continua Capitale Naturale - Introduzione (1.2 - 1.3) del tema.
(1.2)
La legge n. 221/2015 e l’articolo 67: il Comitato, il suo funzionamento e gli obiettivi istituzionali.
Il 22 dicembre 2015 è stata approvata la legge n. 221 “Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali”, il cosiddetto Collegato Ambientale alla legge di stabilità 2014. Il capo XI di tale norma è intitolato “Disposizioni varie in materia ambientale” e include, tra gli altri, l’articolo 67 “Comitato per il capitale naturale”, nel quale si dispone l’istituzione di un comitato presieduto dal Ministro dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM), e composto dai Ministri dell’economia e delle finanze, dello sviluppo economico, del lavoro e delle politiche sociali, delle infrastrutture e dei trasporti, delle politiche agricole alimentari e forestali, per gli affari regionali e le autonomie, per la coesione territoriale, per la semplificazione e la pubblica amministrazione, dei beni e delle attività culturali e del turismo, o loro rappresentanti delegati. Inoltre, fanno parte del Comitato un rappresentante dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (ANCI), della Conferenza delle Regioni, il Governatore della Banca d’Italia, i presidenti dell’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT), dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e dell’Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA), o loro delegati. Il Comitato è anche integrato da esperti della materia, nominati dal MATTM.
Al fine di assicurare il raggiungimento degli obiettivi sociali, economici e ambientali coerenti con l’annuale programmazione finanziaria e di bilancio5, entro il 28 febbraio di ogni anno, il Comitato invia al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro dell’economia e delle finanze un rapporto contenente informazioni sullo Stato del Capitale Naturale nazionale, corredato di informazioni e dati ambientali espressi in unità fisiche e monetarie, seguendo le metodologie definite dall'Organizzazione delle Nazioni Unite e dall'Unione Europea,
nonché di valutazioni ex ante ed ex post degli effetti delle politiche pubbliche sul Capitale Naturale e sui Servizi Ecosistemici.
Infine, il Comitato, fermo restando quanto previsto dalla normativa in tema di pubblicazione e accesso alle informazioni ambientali,6 promuove anche l’adozione, da parte degli enti locali, di sistemi di contabilità ambientale e la predisposizione, da parte dei medesimi enti, di appositi bilanci ambientali, finalizzati al monitoraggio e alla rendicontazione dell’attuazione, dell’efficacia e dell’efficienza delle politiche e delle azioni svolte dall’ente per la tutela dell’ambiente, nonché dello stato dell’ambiente e del Capitale Naturale. A tal fine, definisce uno schema di riferimento sulla base delle sperimentazioni già effettuate dagli enti locali in tale ambito.
(1.3) Alcuni riferimenti normativi europei.
Il 7° Programma d’azione per l’Ambiente (EAP) dell’UE rappresenta il riferimento più esplicito volto alla conservazione del Capitale Naturale europeo (non a caso si intitola “Vivere bene entro i limiti del nostro pianeta”).
Dei nove obiettivi prioritari da conseguire entro il 2020, il primo prevede: “proteggere, conservare e migliorare il capitale naturale dell’Unione”. Le misure in atto sono rappresentate delle molteplici Direttive emanate come strumento vincolante sui temi della tutela ambientale e recepite negli ultimi decenni dai Paesi Membri. Attualmente, non essendoci un quadro unico di riferimento, gli obiettivi del Capitale Naturale sono dunque da ancorare, tra le altre, in Direttive quali la 2000/60/CE sulle acque, la 2008/50/CE sulla qualità dell’aria e le meno recenti quali la direttiva Habitat 92/43/CEE e la direttiva Uccelli 2009/147/CE.
Nonostante gli sforzi, dal 7° EAP emerge, comunque, la persistenza di una pressione antropica che si traduce in un forte degrado degli ecosistemi che determinano una perdita continua di biodiversità. Pertanto, il documento sollecita un’intensificazione degli sforzi da parte delle autorità nazionali e dalle parti interessate ad accelerare la realizzazione degli obiettivi della strategia al 2020, con azioni volte alla tutela delle acque, all’uso sostenibile dei terreni e delle risorse forestali e alla protezione degli oceani.
In questo contesto, si inseriscono le recenti Strategie emanate dall’UE che sono la Strategia Marina, la Strategia di Adattamento ai Cambiamenti Climatici, la Strategia Europea sulla Biodiversità, la Direttiva Habitat, il progetto MAES e la Strategia per le Infrastrutture verdi.
Infine, a cornice e in maniera ancillare, si inserisce un ampio raggio di politiche europee quali la Politica Agricola Comunitaria (PAC), le politiche di sviluppo rurale, la politica della pesca, le politiche di coesione. Pur rimarcando l’assenza di un quadro unico di riferimento, si registrano, comunque, una serie di riferimenti normativi incentrati su gestione dei cambiamenti climatici, delle sostanze chimiche, delle emissioni industriali e dei rifiuti che coinvolgono anche Servizi Ecosistemici in maniera indiretta e riguardano la conservazione del Capitale Naturale. (continua)