Un impegno non più procrastinabile
in difesa del territorio
Dissesto idrogeologico
di Loredana Cruciani
Presidente Ecosezione Roma Regione- Movimento Azzurro
Il dissesto idrogeologico è tematica,
sicuramente, di grande valore istituzionale
e di estremo interesse per il
nostro paese il cui territorio seppur di
straordinaria bellezza naturale ed architettonica
per la ricchezza di biodiversità,
per la millenaria tradizione culturale
e storica, per la sua unicità ed autenticità
è, tuttavia, allo stesso tempo, un
territorio molto fragile, delicato, vulnerabile,
sottoposto nel corso degli anni a
incuria umana, maltrattamenti, trascuratezza
e soggetto, da sempre, ai grandi
rischi naturali.
Un contesto in cui sono
sempre più evidenti anche gli effetti dei
recenti repentini cambiamenti climatici
che comportano ulteriori disagi e, spesso,
conseguenze disastrose.
Per tale annoso e preoccupante fenomeno
del dissesto idrogeologico e delle
relative e consequenziali criticità emergenziali,
quali idonee ed adeguate misure
di protezione civile, di prevenzione
e manutenzione dei rischi territoriali
adottare, allora?
Il rischio idrogeologico è da ritenersi
uno dei maggiori rischi ambientali, oltre
quello sismico e quello vulcanico, connesso
alle attività umane.
L’etimologia del termine, “idro”, dal greco che sta a
significare acqua e “geo-logos”, discorso
relativo alla Terra, richiama l’elemento
acqua che potrebbe far meno paura e,
invece, abbiamo tutte le ragioni per stare
in guardia da questa categoria.
In idrologia e ingegneria ambientale,
con il termine rischio idrogeologico, si
indica la pericolosità connessa all’instabilità
dei versanti o dei corsi fluviali in
conseguenza a particolari aspetti geologici
e geomorfologici ed a particolari
condizioni ambientali, meteorologiche
e climatiche, tre fattori fortemente influenzati
dalle attività umane.
L’impatto umano influenza, pertanto, fortemente
la conformazione geologica e geomorfologica
del suolo, così a un certo numero
di attività umane è seguito un aumento
del rischio idrogeologico soprattutto
in alcuni Comuni d’Italia.
Tutte quelle attività umane in essere che
prevedono la modificazione del territorio
ovvero la costruzione di infrastrutture,
quali strade, ponti, ferrovie, edifici,
abitazioni, etc. e che vanno ad intaccare
la stabilità naturale del territorio, incrementando
fenomeni erosivi e l’instabilità
del suolo, aumentano di fatto il rischio
idrogeologico.
Una nazione quindi che appare molto
fragile in cui anche l’abusivismo, il disboscamento
e l’urbanizzazione irrazionale
rendono gran parte del territorio
italiano a rischio di eventi calamitosi.
Gli effetti violenti della natura, come
una scossa sismica o lo straripamento
di un fiume, sono fenomeni casuali e
non prevedibili. La trasformazione di
questi fenomeni in catastrofi è solo opera
dell’uomo che, con le sue molteplici
attività, ha alterato il delicato equilibrio
naturale.
Tante, quindi, le Associazioni eco-culturali
impegnate in prima linea per la
mitigazione ed il contrasto del rischio
idrogeologico, per una gestione del territorio
più razionale e compatibile con
l’ambiente naturale. Si rende necessario
ridisegnare e costruire il territorio in maniera
più sicura e attuare una pianificazione
degli interventi di prevenzione su
tutto il bacino idrografico.
Gran parte della superficie del paese è
infatti interessata da corsi d’acqua che
se da un lato è un bene perché rende
fertili i territori, dall’altra è anche vero,
che in certe condizioni, i corsi d’acqua si
possono trasformare in agenti distruttivi.
La cementificazione e l’urbanizzazione,
la modifica del percorso dei fiumi, la
carenza di manutenzione, possono trasformare,
in caso di piogge eccezionali,
un fenomeno naturale in una catastrofe.
Grazie alle analisi delle previsioni atmosferiche
ed al monitoraggio dei corsi
d’acqua, è possibile prevedere l’arrivo
di un’alluvione, permettendo di organizzare
in tempo la messa in sicurezza
della zona.
Tante quindi le iniziative in tal senso, mediante l’organizzazione di convegni, workshop, tavole rotonde, proposte da parte delle associazioni ambientaliste, dagli Enti territoriali e dalle stesse Istituzioni Statali, volte a promuovere la tutela e la difesa dell’ambiente, la prevenzione dei disastri naturali, la gestione sostenibile delle risorse naturali e la tutela della salute da attuarsi attraverso adeguati piani di azione settoriali tesi a ridurre al minimo i rischi derivanti dai repentini cambiamenti climatici, a proteggere la salute, il benessere e i beni della popolazione, a preservare il patrimonio paesaggistico-naturale ed a trarre vantaggio dalle eventuali opportunità che si potranno presentare con le nuove condizioni climatiche e con il surriscaldamento globale.
Per tutto questo è fondamentale sviluppare anche nei cittadini come negli amministratori locali e nazionali una politica della prevenzione affinchè non si possano più rivivere le tragiche esperienze come furono quelle ad esempio di Sarno nel 1998 e di Soverato nel 2000. L’Italia, paese che può contare non solo su un sistema nazionale di protezione civile di altissimo livello, uno dei migliori del mondo, ma anche di un notevole e rilevante sistema di forze dell’ordine, (il corpo nazionale dei vigili del fuoco, la polizia di Stato, l’arma dei Carabinieri, l’esercito e di tutte le forze in essere), ha le capacità e le competenze professionali per organizzare tempestivamente soccorsi in occasione di eventi calamitosi permettono di salvare tante vite umane e i beni delle comunità, consentendo in breve tempo la ripresa delle normali condizioni di vita, per organizzare una sempre più efficiente macchina dei soccorsi, per prevedere i fenomeni precursori e l’individuazione delle aree a rischio, nella prevenzione e nella pianificazione.
Lo Stato, in primis, ha pertanto il dovere
di garantire risorse adeguate e misure
efficienti dal punto di vista delle procedure
e di porre la massima attenzione
sulla necessità assoluta di maggiori investimenti
in termini di prevenzione,
attraverso cui affermare una nuova cultura
dell’impiego del suolo che metta al
primo posto la sicurezza della popolazione
e ponga fine da un lato a usi speculativi
e abusivi del territorio, dall’altro
al suo completo abbandono.
Il dissesto idrogeologico è un fenomeno
che deve essere quindi sinergicamente
affrontato e contrastato nella sua interezza
e complessità da tutte le forze
politiche ed istituzionali attraverso ogni
utile concreta iniziativa e idonea misura
per lo sviluppo sostenibile del territorio
e per il benessere della collettività.
Attesa la complessità normativa e la delicatezza
sostanziale del fenomeno del
dissesto idrogeologico, non può certo
esaurirsi in questa mia brevissima riflessione
ma deve essere costantemente
attenzionato nelle sedi parlamentari
con soluzioni normative, giuste e tempestive,
nonché con adeguate risorse.