#187 - 18 marzo 2017
AAAATTENZIONE - Cari amici lettori, questo numero rimarr in rete fino alla mezzanotte del 31 OTTOBRE quando lascer il posto al n. 369. BUONA LETTURA A TUTTI . Ora per voi : AMICI DEGLI ANIMALI - Vivisezione: Nessuno scopo cos alto da giustificare metodi cos indegni (A. Einstein) - Grandezza morale e progresso di una nazione si possono giudicare dal modo in cui tratta gli animali (Gandhi) - La compassione e l'empatia per il pi piccolo degli animali una delle pi nobili virt che un uomo possa avere (C. Darwin) - Fintanto che l'uomo continuer a massacrare gli animali non conoscer ne salute, ne pace (Pitagora) - Tra tutti gli animali l'uomo il pi crudele. E' l'unico ad infliggere dolore per il piacere di farlo (M Twain) - A forza di sterminare animali si capito che anche sopprimere uomini non richiedeva grande sforzo ( E.da Rotterdam) . -
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Togo e Benin

l’Africa di Bruce Chatwin

l’Africa di Bruce Chatwinl’Africa di Bruce Chatwin

Incuneato nell’Africa occidentale, tra Nigeria e Togo, il piccolo e povero Benin offre imprevedibili attrazioni: la regione montuosa dell’Atakora, il villaggio lacustre di Ganvie, il Parco Nazionale della Pendjari.

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E Ouidah, città di grande importanza storica e culturale, già capitale della Costa degli Schiavi nel XVII secolo.
Qui Bruce Chatwin, grande scrittore e viaggiatore britannico, ha ambientato un suo celebre libro, Il viceré di Ouidah, che racconta la tragica epopea di Francisco, alias Francisco Félix De Souza, il più crudele e potente dei negrieri.
Ancora oggi nelle case di Ouidah i suoi ritratti campeggiano assieme alle immagini delle divinità vodù (da non perdere il Voodoo Festival).

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Dopo aver visitato le fortezze della tratta e il ricco museo storico, si può percorrere la **Route des Esclaves, una strada lunga quattro chilometri che dalla città conduce alle splendide spiagge, fino alla “Porta del non Ritorno*” dove un tempo venivano imbarcati gli schiavi.
La via è oggi costeggiata di feticci, statue e alberi rigogliosi.

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Ai piedi della catena montuosa dell’Atakora, fra Togo e Benin, corre una valle solitaria dove fioriscono degli strabilianti castelli di fango: sono le abitazioni-fortezza dei popoli Tamberma e Somba.
Fino a una cinquantina di anni fa erano cacciatori-raccoglitori e andavano in giro completamente nudi (solo gli uomini usavano un astuccio penico, ricavato da una zucca allungata). Il governo li ha obbligati a vestirsi e la scarsità di selvaggina li ha costretti a trasformarsi in agricoltori.

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Non sono cambiate, invece, le loro case fortificate, note con il nome di tata, con le torrette a punta conica e le alte mura difensive, concepite per rifugiarsi in caso di pericolo; per lungo tempo hanno rappresentato un’efficace protezione dagli attacchi nemici e, alla fine del XIX secolo, dall’invasore tedesco.
Simili a piccoli castelli, le tata sono uno dei più begli esempi d’architettura tradizionale, raffinata e funzionale al tempo stesso.

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