Una nota da "sentire.it"
Muri in Europa e altrove
Facciamo un passo indietro, molto indietro nel tempo.
Quale idea di progresso poteva esserci alla fine della Grande Guerra? Pace, libertà.
E al termine del secondo conflitto mondiale? Diritti Umani, benessere.
Ma oggi, che idea possiamo avere di progresso? La forbice tra ricchi e poveri aumenta, e crescono anche nuovi muri.Credevamo che l'ultimo scandalo fosse il muro eretto tra Israele e Palestina. Credevamo che Berlino avesse insegnato qualcosa e invece nuovi muri si innalzano in Europa. E non solo.
Il 2016 ci aveva esposto a tutto e al contrario di tutto. che fa un accordo con la Turchia*** perchè se li tenga.
Il fronte balcanico che ha eretto muri e filo spinato, isole greche trasformate in immenso centro di accoglienza e morti in mare.
Nessuno sarebbe in grado di ricostruire con linearità la posizione europea sul tema migranti.
Mentre la Francia mantiene il pugno duro alla frontiera con l'Italia con i migranti sugli scogli in attesa di varcare frontiera, la 'fortezza Europa' continua a blindarsi, nel porto di Calais va avanti la costruzione di un corridoio di sicurezza: due chilometri di recinzione per sei metri di altezza su due lati, sovrastati dal filo spinato, frutto di un accordo tra la Francia e la Gran Bretagna, per contenere il flusso di migranti.
L'Ungheria ha il suo muro benchè la Commissione Ue l'avesse inutilmente ammonita: una barriera lunga 174 chilometri e alta quattro metri, per blindare le sue frontiere a Sud, con la Serbia.
In Spagna c'è una barriera che separa il paese dal Marocco. E si dirà: ma in mezzo non c'è il mare. In realtà il filo spinato (altissimo) è costituito da due distinte barriere fisiche di separazione tra il Marocco e le città autonome spa***. Motivazioni: impedire immigrazione illegale e contrabbando. Ci sono 8 km di barriera a Ceuta e 12 a Melilla.
A Trump che dice “farò il numero con il Messic e lo pagheranno i messicani” si è rivoltato il mondo civile.
Sarebbe bello sapere quanti erano a conoscenza che invece la Spagna aveva deciso di fare un muro facendolo pagare ai suoi confratelli europei. Così nel silenzio sono cresciute su 3 metri di altezza barriere che hanno posti di vigilanza e camminamenti per la Polizia, sensori elettronici acustici e visivi interrati, illuminazione ad alta intensità e un sistema di videocamere di vigilanza a circuito chiuso e strumenti per la visione notturna.
E non è tutto perchè è in atto un'opera di ulteriore innalzamento della barriera, che la porterà fino a 6 metri di altezza.
La Spagna farà tutto da sola?
Certo che no: ha il consenso dell'agenzia europea Frontex e di sicuro anche di Lady Pesc, la signora Mogherini, la cui funzione è e resta un mistero.
Il Marocco si era opposto alla costruzione della barriera, visto che considera Ceuta parte del proprio territorio occupato, motivo per il quale (nel 1975 aveva chiesto la sua annessione) e si calcola che almeno 4.000 persone siano annegate nel tentativo di attraversare lo Stretto a nuoto per entrare in Spagna senza contare quelli morti sotto le cannonate spagnole.
Anche la Tunisia - ma per altre motivazioni - aveva deciso di costruire un muro sul confine libico a poche settimane dall'attacco jihadista di Sousse, che provocò 38 morti colpendo al cuore l'industria del turismo.
Il 7 marzo 2016 - però - è stato dimostrato che l'annuncio del primo ministro Habib Essid in tv ("...il muro si estenderà per 160 chilometri della frontiera a partire dalla costa e avrà delle stazioni di controllo a intervalli regolari") non basta: i fanatici della guerra santa sono tornati a farsi vivi a Ben Gardene al confine libico, con una battaglia che ha lasciato sul campo 52 morti e un tentativo di infiltrazione fermato con decisione dalle forze armate tunisine grazie alla popolazione locale.
La svolta decisiva per la soluzione della inattesa situazione di tensione, venne infatti dalla società civile: senza armi seppe sollecitare, informare e quindi guidare con precisione le forze armate tunisine.
E allora?
Allora la risposta viene dal grado di civiltà di una comunità. Difendere la propria libertà, riconoscere gli integralismi, segnalare subito le possibili falle, è compito di ognuno. I tunisini da questo punto di vista, hanno dimostrato di voler (e sapere) difendere la propria capacità di difesa della democrazia.