Fuori dagli stereotipi del cinema e della Tv
Julia Kendall
di Giada Gentili
Julia Kendall vive e lavora a Garden City, una cittadina a circa un’ora di strada da New York.
Di professione fa la criminologa. Ha superato di poco la trentina, con capelli corti e scuri, come gli occhi, particolarmente grandi ed espressivi. Lontana dallo stereotipo della top-model, ha una figura naturalmente elegante, con un corpo esile e nervoso alla Audrey Hepburn, e tratti che, senza rientrare nei canoni della bellezza classica, la rendono decisamente affascinante.
Si trucca poco, propende per un abbigliamento sportivo di classe (con una predilezione per l’insieme pantaloni - camicia - blazer) ma, all’occorrenza, sa sfoggiare anche mises più raffinate. Abita in una tipica villetta primi Novecento alla periferia di Garden City. Julia coltiva l’hobby del cinema anni Quaranta e della musica.
È una donna moderna, che ha una concezione moderna della vita e dei rapporti. Le sue recenti storie sentimentali sono state brevi e piuttosto turbolente, cosa che le ha sviluppato una naturale avversione verso i legami duraturi.
Per lei il sesso è un complemento, non un fine.
Possiede una Morgan 4/4 bianca, con interni di pelle nera, del 1967.
Non si tratta di un’eccentricità : l’ha dovuta accettare come pagamento per una prestazione professionale.
Il lavoro di Julia si svolge su due fronti. Insegna, come assistente, all’università locale, dove ha stabilito con i suoi studenti un rapporto di reciproca stima e fiducia. La criminologia è una scienza interdisciplinare che si basa sulla psicologia, sulla sociologia, sulla psicanalisi, sul diritto…
Quante donne sul piccolo schermo in questi ripetitivi serial tivvù con tutte queste donne bellissime, stranissime, pettinatissime alle prese con cadaveri e serial killer.
Buffissime, tutte, senza distinzione, Barbie appiccicate dentro storie fatte con la carta carbone dove il personaggio è inesistente e le pseudo-attrici devono solo far memoria del copione.
Evviva questa Julia Kendall, fumettistico personaggio che è tutta un'invenzione di Giancarlo Berardi, grande artista da non confondere con gli anonimi sceneggiatori delle serie tivvù, sempre più spazzatura.