Codigoro - (Ferrara)
Abbazia di Pomposa
di Dante Fasciolo
L'insula Pomposiana, conosciuta già nell'antichità , era in origine circondata dalle acque (del Po di Goro, del Po di Volano e del mare), ha ancora oggi una sua specifica connotazione ambientale.
Si hanno notizie di un'abbazia benedettina, di dimensioni inferiori a quella attuale, a partire dal IX secolo, ma l'insediamento della prima comunità monastica nell' Insula Pomposiana risale al VI-VII secolo, fondato in epoca longobarda dai monaci di San Colombano che vi eressero una cappella. Il primo documento storico che attesti l'esistenza dell'abbazia è comunque del IX secolo: ne fa menzione il frammento di una lettera che papa Giovanni VIII inviò all'imperatore Ludovico II.
Sappiamo inoltre che nel 981 passò alle dipendenze del monastero pavese di San Salvatore, e che diciotto anni più tardi subiva la giurisdizione dell'arcidiocesi ravennate, affrancandosene in seguito e godendo, grazie a donazioni private, un periodo di grande fioritura.
L'abbazia che noi oggi ammiriamo venne consacrata nel 1026 (quindi edificata prima) dall'abate Guido. Alla basilica il magister Mazulo aggiunse in quegli anni un nartece con tre grandi arcate.
Fino al XIV secolo l'abbazia godette di proprietà , sia nei terreni circostanti (compresa una salina a Comacchio), sia nel resto d'Italia, grazie alle donazioni; poi ebbe un lento declino, dovuto a fattori geografici e ambientali, quali la malaria e l'impaludamento della zona, causato anche dalla deviazione dell'alveo del Po (rotta di Ficarolo, 1152).
Ebbe una grande importanza per la conservazione e la diffusione della cultura durante il Medioevo, grazie ai monaci amanuensi che vi risiedevano.
In quest'abbazia il monaco Guido d'Arezzo ideò la moderna notazione musicale e fissò il nome delle note musicali.
Fra il 1040 e il 1042 vi soggiornò anche il ravennate Pier Damiani, chiamato a istruire i monaci.
Nel 1653 papa Innocenzo X soppresse il monastero, che nel 1802 venne acquistato dalla famiglia ravennate Guiccioli. Alla fine del XIX secolo la proprietà passò allo Stato italiano, è attualmente in gestione al Polo museale dell'Emilia Romagna.