Viaggio nelle Biblioteche d'Italia
Firenze
Medicea Laurenziana
Il salone michelangiolesco
A Cosimo de' Medici detto il Vecchio (1389-1464) si deve la nascita della biblioteca Medicea Laurenziana, la cui splendida sala michelangiolesca è ancor oggi intatta con i plutei (gli scranni per la lettura) e i codici incatenati antifurto.
Appassionato di libri, che non abbandonava neanche durante i suoi viaggi d'affari, Cosimo collezionava manoscritti di autori classici greci e latini.
Il suo più famoso nipote, Lorenzo il Magnifico, porterà al massimo grado di importanza l'opera di raccolta e conservazione della biblioteca di famiglia.
Per i Medici ogni mezzo era lecito per arricchire le raccolte librarie: anche condonare un ingente debito che l'erudito Niccolò Niccoli aveva accumulato, in cambio del lascito di settecento preziosi codici.
La biblioteca Medicea seguì le alterne vicende del casato fiorentino : nel 1495, esiliati e perseguitati i Medici dai seguaci di Savonarola, venne venduta ai frati del Convento di San Marco.
Ristabilita trionfalmente la Signoria a Firenze, il cardinale Giovanni de Medici, futuro papa Leone X, riscattò la raccolta e trasportò i volumi a Roma.
Fu poi per volontà di un altro papa Medici, Clemente VII, che i libri tornarono a Firenze, dove Michelangelo ebbe, nel 1522, l'incarico di progettare una nuova sede che li accogliesse.
Nel 1571 la biblioteca, che disponeva di oltre tremila manoscritti, venne aperta al pubblico.
Nel fondo manoscritti la biblioteca custodisce l'antico codice del Virgilio Laurenziano, databile intorno al 494 d.C. e la Bibbia Amiatina (VII-VIII secolo), con rari esempi di miniature italo-sassoni.