#179 - 14 gennaio 2017
AAAAA ATTENZIONE - Amici lettori, questo numero rester in rete fino alla mezzanotte di venerdi 05 aprile, quando lascer il posto al numero 349. BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi alcune massime: "Nessun impero, anche se sembra eterno, pu durare all'infinito" (Jacques Attali) "I due giorni pi importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perch (Mark Twain) "L'istruzione l'arma pi potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo" (Nelson Mandela) "Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare" (Socrate) La salute non un bene di consumo, ma un diritto universale: uniamo gli sforzi perch i servizi sanitari siano accessibili a tutti (Papa Francesco) Il grado di civilt di una nazione non si misura solo sulla forza militare od economica, bens nella capacit di assistere, accogliere, curare i pi deboli, i sofferenti, i malati. Per questo il modo in cui i medici e il personale sanitario curano i bisognosi misura la grandezza della civilt di una nazione e di un popolo (Alberto degli Entusiasti) Ogni mattina il mondo un foglio di carta bianco e attende che i bambini, attratti dalla sua luminosit, vengano a impregnarlo dei loro colori" (Fabrizio Caramagna)
Arte

Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo
e Museo Giacomo Manzù di Ardea (Roma)

Dialoghi sulla spiritualità

Manzù e Lucio Fontana
mostra a cura di Barbara Cinelli e Davide Colombo

Di Brigida Mascitti

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Si tratta di un tentativo, stando alle parole di Edith Gabrielli - direttore del Polo Museale del Lazio - “di fare rete dal punto di vista museale, ossia realizzare un’idea di tutela e valorizzazione integrata”, dal momento che le sedi espositive sono due, e ben distinte per entità, storia e dislocazione: il Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo, il 5° polo museale italiano per numero di visitatori, e il bellissimo, ma ancora poco noto nonostante aperto al pubblico da oltre un trentennio, Museo Giacomo Manzù di Ardea, in provincia di Roma.

Una scelta rischiosa ma ben consapevole che si riflette anche sul tentativo di far dialogare non solo due realtà nettamente distinte dal punto di vista museografico e geografico, ma ancor di più i protagonisti della mostra, accomunati da un unico tema: il rapporto con l’Arte Sacra.

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Da un lato Giacomo Manzù, il bergamasco definito da Giovanni Carandente “Il Michelangelo del 2000”, che, all’indomani del secondo dopoguerra, rappresenta un punto fermo nel controverso rapporto tra Chiesa ed arte contemporanea.
Manzù risulta essere il vincitore del Bando di Concorso internazionale per la realizzazione di una delle Porte di San Pietro indetto nel 1949 dal Vaticano e, dopo oltre 20 anni dalla gara, vede la sua “Porta della Morte”, inaugurata il 28 giugno del 1964 e benedetta da Papa Paolo VI, divenire l’accesso al “maggior Tempio della Cristianità”.

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Il processo creativo da punto di vista stilistico e concettuale è stato lungo e struggente, con Manzù che distruggeva ogni bozzetto nel momento in cui vedeva che il suo sentire artistico ed umano non si rifletteva in quello che in realtà era il tema ridondante lui assegnato per la porta: “L’azione della Chiesa attraverso i secoli con i Santi e i Papi protagonisti di alcuni tra i più salienti episodi storici”.
Proficua ed indispensabile in tale contesto l’amicizia con Papa Giovanni XXIII, bergamasco e di umili origini come lui, e con Monsignor Giuseppe De Luca, che sostennero Manzù, nonostante l’accusa di eresia che lo aveva colpito nel 1941, a causa della scandalosa vicenda delle “Crocefissioni” del ciclo “Cristo nella nostra umanità” esposte all’epoca in mostra al Palazzo Reale di Milano.
Oggi, oltre 30 sculture, tra le quali alcuni di quei bassorilievi “incriminati”, i bozzetti della porta vaticana e i suoi celebri, statici ed imponenti “Cardinali”, vengono riproposti nella sala di Apollo di Castel Sant’Angelo.

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L’altro protagonista è Lucio Fontana, universalmente noto al pubblico per i suoi “tagli” e per i “crateri lunari”. In questo contesto tematico dedicato però all’ “interazione tra arte e spiritualità”, così come sottolineato nella premessa al catalogo dal Card. Gianfranco Ravasi, sono esposte circa 30 opere tra sculture e disegni che ricordano la sua partecipazione al Concorso per la V Porta del Duomo di Milano del 1950 di cui risultò finalista contro Minguzzi, il vincitore. Tra gli altri sfidanti lo stesso Manzù, Marino Marini e Francesco Messina. Anche in questo caso, uno dei più affermati artisti a cavallo tra gli anni ‘50 e ‘60 del secolo scorso, perfettamente calato nel suo tempo, entrava in contatto con una committenza istituzionale ecclesiastica al pari del Vaticano, quale la Veneranda Fabbrica del Duomo, fornendo un’interpretazione del tema storico della porta in chiave civile e contemporanea.
Committenze simili, esiti antitetici. Un’occasione unica per riflettere sui due dei padri dell’arte contemporanea ormai storicizzata e verificarne - in cornici differenti - le soluzioni stilistiche ed espressive talora divergenti o addirittura antitetiche, sul comune tema del sacro.
Stando alle intenzioni e alle linee guida del progetto questo l’ambizioso obiettivo!

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