Macro - Roma
Anish Kapoor
“The Meat and Flesh of the world”
Di Brigida Mascitti
Dopo oltre 10 anni di assenza, finalmente Roma accoglie nuovamente all’interno delle sale del Macro di via Nizza una mostra del grande Anish Kapoor.
L’artista “indiano di origine ma inglese di adozione” con la sua “The meat and flesh of the world”, una personale realizzata ad hoc per la rossa ed asimmetrica architettura del Museo romano, offre alla città eterna finalmente una esposizione di calibro e respiro internazionale. Anche se di “offerta” di fatto non si tratta. Come dichiarato dalla Direttrice Federica Pirani nella conferenza stampa del 16 dicembre, la mostra, a cura di Mario Codognato, elaborata ed organizzata in oltre un anno di lavoro, è costata a Roma Capitale e a BNL (main sponsor dell’evento) in tutto 450mila euro, soldi “ben spesi” a mio parere!
E’ si perché Kapoor, la cui ricerca sin dagli esordi si caratterizza per la perenne dualità tra antitesi binarie esistenziali e materiche, vigile sulle dinamiche della percezione ed il potere della metafora, è considerato a ragione uno dei maggiori artisti della scena contemporanea: le sue opere sono nelle più importanti collezioni private e istituzioni di tutto il mondo, dal MOMA di New York, alla Tate di Londra, al Guggenheim di Bilbao, fino alla Fondazione Prada di Milano.
Per questa nuova avventura nostrana, le circa 30 opere esposte, alcune delle quali davvero enormi, sono per lo più rilievi e dipinti composti da strati aggettanti di silicone rosso e bianco e pittura, così come da sculture-architetture monumentali.
Tra tutte si segnala la straordinaria “Sectional Body Preparing for Monadic Singualarity”, esposta lo scorso anno nel parco della Reggia di Versailles e riproposta al Macro in dialogo con gli spazi espositivi del Museo, e “Internal Objects in Three Parts” del 2012-15, costituito da un infinito trittico in silicone dipinto e cera, in mostra quest’anno presso il Rijksmuseum di Amsterdam.
Poco presenti le note superfici specchianti concave e convesse, ormai “marchio di fabbrica” dell’opera di Kapoor, che per questa occasione ha voluto reinventarsi e mettersi in gioco con delle opere prettamente “rosse” certamente più viscerali e brutali, ma sempre sensuali, che investigano in chiave totalmente contemporanea l’inesauribile tradizione della rappresentazione letterale e metaforica della carne e del sangue nella pittura di ogni tempo e latitudine, così come suggerito dal testo critico di Codognato.
“Red Carpet”, tanto per rimanere in tema “tonale” per questa nuova, ambiziosa ed impetuosa iniziativa patrocinata dall’Ambasciata Britannica di Roma e fruibile al pubblico fino al prossimo 17 aprile 2017.