Galleria d'arte moderna - Roma
Mimì Quilici Buzzacchi
Tra segno e colore
di Luigi Capano
Ancora una mostra di pregio nella Galleria d’arte moderna di Roma, l’omaggio dedicato a Emma Buzzacchi (Medole 1903 – Roma 1990) pittrice e xilografa, madre del noto documentarista e scrittore Folco Quilici e moglie del giornalista Nello Quilici morto nei cieli di Tobruk nel 1940 assieme a Italo Balbo – allora governatore della Libia - in un tragico incidente aereo.
Un lungo itinerario artistico documentato da una selezione di circa cinquanta opere tra dipinti e xilografie (Mimì Quilici Buzzacchi, Tra Segno e Colore, Via Francesco Crispi 24, Roma – fino al 27 novembre) distribuite in tre distinte sezioni: l’opera pittorica, l’opera grafica e l’ultima, dedicata agli artisti che le furono amici e che segnarono il suo percorso: Filippo De Pisis, Virgilio Guidi, Achille Funi, Carlo Socrate, il futurista Tato.
La mostra, promossa da Roma Capitale Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali si avvale dell’organizzazione di Zètema Progetto Cultura, della collaborazione dell’Archivio Mimì Quilici Buzzacchi e delle curatela di Federica Pirani, Gloria Raimondi e Maria Catalano.
Completano la rassegna una selezione di materiale documentario nonché la proiezione di un video amatoriale proveniente dall’archivio privato della famiglia Quilici.
Emma Buzzacchi, che maturò la propria tempra artistica nella feconda “officina ferrarese” degli anni trenta e nella Roma culturalmente stimolante e operosa di Cipriano Efisio Oppo e di Emilio Cecchi, partecipò con costanza alle più importanti rassegne espositive sia nazionali che internazionali: tra queste le biennali veneziane e le quadriennali romane.
Pittrice di paesaggi, seppe cogliere nella natura – che fosse la Val Brembana, piuttosto che la riviera Romagnola o il fiume Tevere o l’altura romana di Monte Mario – quegli attimi di trepido silenzio, quegli istanti di muta sospensione in cui affiora, ineffabile, un avvolgente, tangibile, sentimento del colore che, nel corso degli anni, con sempre maggiore veemenza, ha invaso le forme fino quasi ad eliderle.
Ma l’arte in cui eccelse fu la xilografia che apprese da autodidatta, come la pittura, e che coltivò e approfondì nel corso degli anni grazie ad incontri decisivi, come quello, a Bologna, con Cesare Ratta (Bologna 1857-1938), fautore del rinnovamento delle arti grafiche in Italia nel primo novecento; o, nella Capitale, con Attilio Giuliani (Roma 1899- Milazzo 1975) fondatore nel 1927 della scuola romana di xilografia - uno dei centri italiani più importanti per lo studio dell'incisione su legno – che diresse fino al 1969; e con Carlo Alberto Petrucci (Roma 1881- 1963) affermato incisore nonché direttore della Regia Calcografia di Roma (oggi Istituto Centrale per la Grafica).
La xilografia (dal greco xylon, legno), lo ricordiamo, è la più antica tecnica per la stampa di immagini, generate a partire da una matrice lignea su cui viene inciso e inchiostrato il disegno da riprodurre poi su carta o su altro materiale. Si potrebbe dire che il segno inciso è l’impronta attenta del pensiero che non vuole abbandonarsi al mondo sognante dei colori.
Tra i poli attrattivi del segno e del colore si è svolta la ricca vicenda artistica di Mimì Quilici Buzzacchi che questa importante mostra romana ha contribuito a illuminare.