#172 - 12 novembre 2016
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Ambiente

13° Forum internazionale per l'Informazione
per la Salvaguardia della Natura - Greenaccord

Frosinone (Italia)

Investire in ambiente

“Senza investimenti nessun accordo potrà salvare l’ambiente”

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Climatologi ed esperti di sviluppo sostenibile intervenuti nella giornata conclusiva del 13° Forum internazionale per l'Informazione per la Salvaguardia della Natura organizzato a Frosinone da Greenaccord concordano: oltre agli impegni dei decisori pubblici, occorre un colpo di reni del mondo produttivo e finanziario, oltre a un cambio di paradigma dei criteri per calcolare lo sviluppo.
Nessun patto sul clima potrĂ  essere efficace se non sarĂ  supportato da un piano di investimenti messo in campo da tutti gli attori internazionali.

“La COP 21 di Parigi è figlia di una grande azione di diplomazia ambientale fondata su una base scientifica molto solida” ha spiegato Michele Candotti, dell’Agenzia Onu per l’Ambiente (Unep).
“Un accordo che ha messo in rete una serie di obiettivi di sviluppo sostenibile senza mettere in discussione le sovranità nazionali, che al contrario sono state responsabilizzate”.
Il vero gap che deve essere colmato dopo Parigi, ha osservato il rappresentante di Unep, “è però la mancanza di flussi finanziari adeguati per la realizzazione di politiche sostenibili” e da questo punto di vista “mi auguro che l’Italia, che il prossimo anno prenderà la presidenza del G7, potrà svolgere un ruolo da protagonista”.

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Un altro tema carente nel dibattito ambientale è certamente quello delle politiche sostenibili legate alla pianificazione urbana. “Non bisogna dimenticare – ha ricordato il rappresentante dell’Agenzia dell’Onu per l’Ambiente - che il 50% della popolazione mondiale vive in insediamenti urbani, il 75% delle emissioni globali viene da questi insediamenti, l’80% dell’energia viene consumato dalle città.
Non possiamo permetterci più distrazione – ha aggiunto Candotti - occorre mantenere un monitoraggio stretto e ripetuto dei dati scientifici sul clima per mantenere la pressione su chi deve decidere e offrire la possibilità a Stati e governi di fare un report sul gap tra quanto si sta facendo e quello che è necessario”.

Per il direttore scientifico di Greeaccord, Andrea Masullo, “la connessione scientifica tra i cambiamenti climatici e l'utilizzo dei combustibili fossili è stata fortemente contrastata dal mondo della finanza e il grande merito di Parigi è stato proprio quello di aver convinto quel mondo a prendere coscienza che il futuro non potrà più essere come il passato”.
Il vero punto debole della COP21 è “la mancanza di una roadmap precisa che si rivolga agli impegni nazionali volontari con obiettivi specifici”.
Masullo si è poi soffermato sull’impatto dei cambiamenti climatici in Italia ricordando che “nel nostro Paese, gli scenari climatici portano risultati drammaticamente sorprendenti, perché da noi, se non saranno attivate politiche concrete di contrasto al climate change, le temperature potranno aumentare il doppio rispetto alla media mondiale”.
Se gli accordi di Parigi sul clima non produrranno risultati concreti, l’Italia, così come l’intera area del Mediterraneo, potrebbe infatti “essere una delle aree del Pianeta a pagare il conto più salato in termini di innalzamento delle temperature globali, con un incremento di 8 gradi centigradi”, ha ricordato Masullo.

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E le notizie non sono confortanti nemmeno se si dovesse realizzare lo scenario auspicato dall’accordo di Parigi, che dovrebbe limitare l'aumento della temperatura globale sotto i 2 gradi: “in Italia si tradurrebbe comunque in un innalzamento di almeno 4°C entro fine secolo”, ha detto Masullo. Per questo motivo l’augurio del direttore scientifico di Greenaccord è che a Marrakech “si discutano concretamente meccanismi di controllo degli impegni volontari previsti da COP21”.

Per l’economista statunitense Robert Costanza, “gli obiettivi di sviluppo sostenibile spingono a rivedere il paradigma del Pil come indicatore di benessere della società. I dati a disposizione ci dicono che dobbiamo orientarci ad un nuovo modello che nell’ambito dei costi sociali dello sviluppo sostenibile tenga conto di una più equa distribuzione del reddito”.

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Una rivoluzione culturale virtuosa, che ponga al centro il rispetto dell’ambiente, può realizzarsi solo partendo dal basso, come ha ricordato nel suo intervento Michael Renner, analista del Worldwatch Institute di Washington. “Il cambiamento si verifica solo quando c’è pressione dal basso verso l’altro. La vera sfida che abbiamo di fronte è come creare un legame tra ciò che la gente chiede e ciò che sarà deciso dai politici. Se non cambiamo ora - ha concluso Renner - le conseguenze saranno gravissime”.

Il tema della decrescita come elemento per realizzare un nuovo modello di giustizia climatica e sociale che modifichi l’idea di benessere è stata approfondita da Joan Martinez Alier, docente dell’Università Autonoma di Barcellona. “Dobbiamo pensare ad un sistema di reciprocità sociale che metta alla base l’altruismo verso le generazioni future”, ha osservato.

Nella concretizzazione delle politiche di sviluppo sostenibile un ruolo fondamentale lo ricoprono poi i sistemi informativi territoriali.
Una realtà presentata da Emilio Misuriello, Ceo di Esri Italy, società specializzata in attività di geolocalizzazione, che ha ribadito “l’importanza delle informazioni e dei dati ambientali forniti attraverso le analisi spaziali. Tali elementi possono diventare strumenti di analisi che possono aiutare le istituzioni nazionali e sovranazionali ad esempio nell’ambito di interventi urgenti legati a disastri ambientali, ma anche in tema di sicurezza o di lotta all’abusivismo”.

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