Vicoforte – Mondovì – (Cuneo)
Santuario “Regina Montis Regalis”
Il maestoso complesso architettonico rivela le diverse fasi costruttive succedutesi nell’arco di oltre due secoli.
di Dante Fasciolo
Al centro della piazza la statua del Duca Carlo Emanuele I di Savoia, colui che volle fermamente erigere la grande Basilica in onore della Madonna del Pilone.
La parte inferiore della monumentale costruzione iniziata nel 1596 dall’architetto Ascanio Vitozzi, allievo del Vignola, presenta le caratteristiche tardo rinascimentali di un’architettura monumentale, articolata in ampi volumi, composti con classica armoniosità.
In alto l’imponente tamburo che sorregge la cupola ellittica, opera dell’architetto Francesco Gallo, fu costruito attorno al 1710 e si erge imperioso a definire il corpo centrale della splendida costruzione.
Si privilegia il cotto, materiale più povero e “provinciale”, più vicino all’arte del costruire della gente, e tuttavia non privo di quella nobiltà che consente di ottenere effetti di elegante severità nelle forme alte e slanciate, marcate plasticamente dai possenti contrafforti.
L’enorme cupola “ovata” (in forma ellittica) fu armata e costruita dal Gallo a partire dal 1730 e voltata in soli 5 mesi (dal giugno all’ottobre del 1731). Subito dopo, nel 1733, venne completato l’ardito cupolino (alto 15 metri).
Non sfugge all’attento osservatore la diversità di stile che definisce i quattro campanili (completati, ristrutturati e decorati alla fine dell’Ottocento).
La loro discussa presenza ha subito nel tempo numerose e infelici modificazioni.
Rimangono oggi a testimoniare il lungo e faticoso percorso costruttivo del tempio e allo stesso tempo il tenace cammino di fede e la riconoscente gratitudine dei cittadini alla Regina del Monteregale.
L’interno del tempio si offre alla vista stupefatta del pellegrino presentando un’unitarietà di spirito, di colori, e di effetti che riscattano la frammentarietà dell’esterno.
E’ evidente che un unico disegno ispiratore ha presieduto alla realizzazione pittorica di tutto il contesto Mariano: dagli otto grandi arconi, all’agile tamburo traforato di luce, alla enorme cupola sovrastante, la storia della Vergine si dispiega nei vari episodi della sua vita terrena sino alla glorificazione dell’Assunta in cielo.
Nella volta e nelle pareti del vasto interno viene così raccontata la storia della salvezza: su tre livelli si contempla l’attesa del Salvatore con l’annuncio fatto dai Profeti (al Popolo di Dio) e dalle Sibille (al mondo pagano).
Attesa che trova il suo compimento negli episodi della vita di Maria e si conclude in alto, alla presenza della Santissima Trinità, nel cupolino.
Prima Giuseppe Bibiena, poi Mattia Bortoloni (figurista) e Felice Biella (quadraturista) realizzarono in soli due anni (1746-1748) l’imponente decorazione della navata e della volta.
Alla base della grande volta, tra gli enormi finestroni ovali (sei metri di diametro) i tredici apostoli (compreso San Paolo e San Mattia eletto al posto di Giuda) assistono alla Gloria della Vergine assunta in cielo con atteggiamenti di partecipato stupore, mossi dallo Spirito Santo ad ostentare i simboli del loro martirio.
Splendidi giochi di nuvole ed effetti chiaroscurali a “trompe l’oeil” creano volute trasgressioni compositive che rendono ancora più vivo ed attuale l’evento miracoloso della Glorificazione di Maria.
Al centro del grande spazio ellittico si ammira un elegante tempietto impreziosito di marmi e di statue, eretto nel 1750-51, su disegno del Gallo, a protezione dell’antico Pilone con l’effigie della Vergine miracolosa, custodita in una preziosa teca d’argento.
La dolce espressione della Madonna col Bambino in grembo è opera semplice e raffinata di un valente artista locale (fine 1400).
Il desiderio del Duca Carlo Emanuele I di realizzare qui il “Pantheon dei Savoia” non avrà compimento. Solo il Duca trova riposo (dal 1677) nella cappella di San Bernardo (la prima a sinistra), affrescata dal comasco Giovanni Paolo Rechi (1680). Il mausoleo funebre, realizzato dai fratelli Collini di Torino fu inaugurato nel 1792 e reca le figure allegoriche di Minerva e della Sapienza.
La cappella di destra, entrando, è dedicata a San Benedetto ed è affrescata da Sebastiano Taricco sul finire del Seicento e ospita il monumento dedicato a Margherita di Savoia, figlia del Duca.
La statua della Duchessa è opera dello scultore genovese Giuseppe Gagini (1709).
Le altre due cappelle furono costruite a partire dal 1776 e sono dedicate a San Giuseppe e a San Francesco di Sales che qui giunse pellegrino nel 1603 da Ginevra.
L’altare dell’abside è dedicato a San Rocco e conclude armonicamente il vastissimo spazio interno. Nella volta la decorazione si esalta con un curioso effetto di “trompe l’oeil” con un raggio di sole che penetra da un illusorio cupolino creato dalla fervida fantasia di Felice Biella.
La costruzione dell’attiguo monastero cistercense seguì le stesse fasi costruttive della Basilica.
Iniziato nel 1601, una decina d’anni dopo disponeva già di 30 celle e dei servizi necessari alla vita monastica (pregevoli il coro dei monaci ed il refettorio).
Il complesso cistercense fu completato nel 1644 con la costruzione del passaggio coperto che collega il monastero alla grande Basilica. L’armonioso chiostro crea uno spazio interno di sapore ancora rinascimentale.
Pregevoli affreschi decorano l’interno del monastero nelle celle, nei corridoi, nel refettorio dove il Bortoloni ed il Biella, (artefici della splendida decorazione pittorica di tutta la Basilica) offrono un prezioso saggio della loro bravura artistica componendo, tra illusionistiche prospettive, una vivida Cena di Emmaus percorsa da un bonario umorismo che la colloca pienamente nello spirito del capriccio decorativo settecentesco.
Il grande insediamento si completa con la grande palizzata che definisce lo spazio sacro attorno al Santuario.
Le diverse costruzioni sorsero nel tempo con precise funzioni caritative: nel 1597 l’Ospizio dei Pellegrini, quindi l’Ospedale (1597-98), poi l’ospizio degli Orfani o Seminario, quindi la Penitenzieria e l’Eremo.