#163 - 25 luglio 2016
AAAAA ATTENZIONE questo numero rester in rete fino alla mezzanotte del 3 maggio quando lascer il posto al numero 351. - BUONA LETTURA - ORA ANTICA SAGGEZZA - Gli angeli lo chiamano piacere divino, i demoni sofferenza infernale, gli uomini amore. (H.Heine) - Pazzia d'amore? Pleonasmo! L'amore gi in se una pazzia (H.Haine) - Nel bacio d'amore risiede il paradiso terrestre (Lord Byron) - Quando si comincia ad amare si inizia a vivere (M. de Scudery) - L'amore la poesia dei sensi ( H. De Balzac) - Quando il potere dell'amore superer l'amore per il potere, sia avr la pace (J. Hendrix)
Ambiente

La questione Ambientale nella visione dell'ambientalismo cattolico.

“Ecologia, Etica, Economia “

Attualità e prospettive nel pensiero
di un precursore “Gianfranco Merli”

Con il titolo: “Ecologia, Etica, Economia - La questione Ambientale nella visione dell'ambientalismo cattolico - Attualità e prospettive nel pensiero di un precursore “Gianfranco Merli”, il Movimento Azzurro ha celebrato presso la Camera dei Deputati il suo Convegno annuale al quale ha fatto seguito la consegna del "Premio Nazionale per l'Ambiente 'Gianfranco Merli' 2016" che ogni anno viene assegnato a Enti, Istituzioni, Personaità che si sono particolarmente distinte nell'azione di salvaguardia e protezione dell'ambiente.
Di seguito si trascrive la relazione del Presidente Nazionale del Movimento Azzurro, dott. Rocco Chiriaco, che ripercorre le tappe fondamentali dell'Associazione stessa e offre un quadro sintetico sull'evolvere della questione ambientale in Italia.
La relazione è punteggiata dalle foto di consegna dei Premi per l'Ambiente 2016.

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All’indomani della scomparsa del fondatore del Movimento AzzurroGianfranco Merli”, avvenuta nel dicembre 1998, pochi giorni dopo la celebrazione del III° Congresso Nazionale della nostra Associazione, - scrive Rocco Chiriaco - decidemmo di dedicare alla Sua figura una iniziativa importante del Movimento Azzurro, da ripetere con puntualità, in modo tale da commemorare degnamente e nel tempo le doti di un uomo che tanto ha rappresentato per l’ambientalismo in Italia.
La scelta fu adottata all’unanimità del Consiglio Nazionale per almeno tre ordini di motivi: la stima e l’affetto per il padre fondatore; l’esigenza di mantenere vivo il ricordo della guida illuminata del Movimento Azzurro, colui che tra di noi si ergeva sui gradini più alti della cultura ambientalista ed umanistica e nello stesso tempo della esperienza politica, amministrativa e legislativa; Il riconoscimento di fronte alla opinione pubblica dell’opera di precursore dell’ambientalismo nel nostro Paese, che, all’indomani del varo della legge n°319/1976, conosciuta ai più come “legge Merli”, gli valse l’appellativo di Padre dell’ecologia italiana.
In effetti la “legge Merli” costituì il primo strumento legislativo organico a tutela di un bene naturale prezioso ed indispensabile per ogni forma di vita, qual è l’acqua. Prima disciplina riguardante gli scarichi di qualsiasi tipo in tutte le acque superficiali e sotterranee.

Per noi è gratificante constatare oggi che siamo presenti così numerosi, ma soprattutto che, a circa venticinque anni dalla fondazione del Movimento Azzurro ed a diciotto anni dalla scomparsa del compianto Presidente Gianfranco Merli, è qui presente il Movimento Azzurro, nella sua interezza e nella sua rappresentatività. Sono presenti esponenti della cultura cattolica e di quella ambientale, delle istituzioni, della classe politica e di quella imprenditoriale, produttiva, di quella società sana che ispira il proprio impegno al servizio della intera comunità, alla quale noi, in maniera propositiva ci rivolgiamo.
Tutto questo mi fa constatare, con piacere, che le intenzioni che ci hanno ispirato e la intuizione di tenere viva la nostra Associazione e la memoria di un uomo che tanto ha dato al suo Paese, in termini di impegno politico e sociale, sono state giuste.

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Gianfranco Merli per primo, nello scenario politico italiano, ha sollevato la questione etica rispetto ai temi dell’ambiente e posto il problema politico della questione ambientale. Tali sono stati e rimangono i motivi conduttori dell’impegno che esprime il M. A.
Impegno che nei primi anni 90 dello scorso secolo, anni della nostra costituzione ci ha distinti nello scenario dell’ambientalismo tradizionale, e rispetto al modo di porsi in un nuovo rapporto con la società e la politica.

Etica ed Ambiente” il tema del 1 ° Congresso nazionale del Movimento Azzurro tenutosi a Roma nel 1992, in coincidenza con la conclusione della prima Conferenza internazionale di Rio de Janeiro, che sanciva la teoria dello “sviluppo sostenibile”.
Quell’importante appuntamento internazionale, dette a noi lo spunto per la costituzione del primo movimento italiano, indipendente, degli ambientalisti cattolici, e da essa scaturirono precise parole d’ordine.
-Liberazione dell’intera umanità dai bisogni concreti, che non possono essere soddisfatti che da tutta l’umanità per tutta l’umanità, a cominciare dal problema certo universale dell’umanità stessa, che non può che riconoscersi in un unico codice morale di base che pur salvi e anzi protegga le varie esperienze culturali ed i “credo”, in tutto ciò che è compatibile con le superiori esigenze;
-responsabilità, quindi, dell’uomo verso l’ambiente ed impegno che deve però correlarsi a precisi valori etici e, per quanto riguarda il M. A. e l’ambientalismo cattolico, a riferimenti culturali, sociali ed anche politici, ben individuati e di sicura autorità morale.

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Tutto questo, con la convinzione che l’ambiente non è soltanto quello che appare secondo la parcellizzazione consueta dei suoi aspetti - suolo, acqua, aria, foreste, agglomerati urbani e poi ancora, impianti per la gestione di risorse energetiche e materiali, ma perché l’ambiente è tanto il canale delle nostre azioni quanto la risultante del nostro agire. La conclusione è ovvia: la responsabilità etica investe tutte le nostre azioni e quindi il nostro “ambiente”.
L’etica ambientale non è quindi un settore a parte della riflessione morale e non implica doveri nuovi o speciali.
Il movimento degli ambientalisti cattolici che vogliono occuparsi di politiche per l’ambiente in maniera seria, cosciente, propositiva e mai servile alle ragioni del potere, oggi più che mai vuole crescere per affermare una inversione di tendenza necessaria nelle politiche ambientali.

Abbiamo segnato, per questo convegno, delle date che ci indicano tappe da seguire nel nostro ragionamento sulla attualità della questione ambientale in Italia.
Proprio in questo anno 2016 ricorrono dei decennali che ci aiutano a ricordare I 70 anni della Costituzione Italiana; i 50 dal triste evento dell’alluvione di Firenze; ed i 40 dal varo della c.d. legge Merli nel 1976. Com’è noto, al momento dell’entrata in vigore della Costituzione della Repubblica Italiana, l’1/1/1948, le tematiche ambientali, come le intendiamo oggi, non avevano ancora trovato nella società civile e quindi anche nel panorama giuridico nazionale una precisa definizione ne una previsione normativa non solo di rango costituzionale ma anche di legislazione ordinaria.
Invero erano presenti due ottime leggi, per molti versi ancora attuali, c.d. leggi Bottai, entrate in vigore nel 1939 e riguardanti i beni culturali, la L. n. 1089/39 e le bellezze naturali, la L. n. 1497/39. Tali leggi, che hanno costituito fino a tempi ancora molto recenti dei veri e propri testi unici per la regolazione delle materie d’interesse, trovando un puntuale recepimento nell’art.9, 2° c. Cost., laddove è previsto che “La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico della Nazione”, definendo quindi il paesaggio, non ancora l’ambiente, quale “valore paesistico sotto il profilo naturale che essi realizzano”. Proprio questo art.9, 2° c. Cost. è stato fino ai tempi recenti il principale riferimento costituzionale degli studiosi della materia del Diritto dell’ambiente, necessariamente alla ricerca all’interno del testo costituzionale di coperture di rango superiore per l’interpretazione delle esigenze ambientali che negli scorsi decenni si andavano via via affermando.

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Principi costituzionali per la tutela dell’ambiente sono rinvenibili anche all’interno delle previsioni degli artt. 44, laddove si prescrive alla legge di compiere una serie di attività al fine di ”… imporre obblighi e vincoli alla proprietà terriera privata; fissare limiti alla sua estensione secondo le regioni e le zone agrarie; promuovere e imporre la bonifica delle terre…” e 42 Cost. laddove si pongono limiti alla “iniziativa economica privata che non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana e può essere indirizzata e coordinata a fini sociali” e alla proprietà privata di cui deve essere assicurata dalla legge “…...la funzione sociale…”.

E qui è doveroso per me ricordare il R.D.L. 3267/1923 ed il successivo R.D. 1126/1926, i quali imponendo il vincolo per scopi idrogelogici su terreni pubblici e privati, non solo si prefiggevano di tutelare la pubblica e privata incolumità, ma soprattutto di salvaguardare boschi e terreni saldi, offrendo all’Amministrazione la base normativa per programmare e progettare, indi realizzare le infrastrutture per la difesa idrogelogica nazionale. Ottime leggi, ancora vigenti anche se parzialmente modificate, che certamente sono state assunte a base dell’interesse in materia, da parte dei costituenti.
Uno specifico ruolo ha poi avuto una lettura, suggerita anche da precise interpretazioni della giurisprudenza, del testo dell’art. 32 1° c. Cost. che recitando “*La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti” ha introdotto, ampliando l’accezione letterale della previsione, il diritto alla salubrità dell’ambiente quale esplicita imposizione di limitare o eliminare le cause dell’inquinamento dell’aria, dell’acqua, ecc., al fine di prevenire l’insorgenza di patologie nel singolo e nella società.

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Il sistema normativo che costituisce il corpus giurisprudenziale in materia ambientale fa esplicito riferimento al contesto sociale e culturale che ha determinato la sua realizzazione. La società da forma alla risposta che le istituzioni offrono in maniera organica ai problemi di carattere sociale. Pertanto per esaminare l’impatto della giurisprudenza sulla società italiana ed europea è necessario capire le trasformazioni di carattere socio-culturale che la nostra società ha attraversato per giungere ad assumere la forma odierna.
La realtà che ci circonda è in continua trasformazione, la evoluzione delle conoscenze su materie attinenti la sfera dell’ambiente che interessano il benessere e la salute individuale e sociale, oltre che comportare notevoli risvolti economici, è in continua espansione. Il binomio ecologia-economia, coniato dal fondatore del Movimento Azzurro, è di sempre più stretta attualità, da questo la necessità di una forte attenzione della politica alla questione ambientale.

Altro decennale che vogliamo ricordare è quello dell’alluvione di Firenze del 4 novembre 1966, la quale fa parte di una serie di straripamenti del fiume Arno che hanno cambiato, nel corso dei secoli, il volto della città di Firenze.
Non vogliamo ricordare emozionalmente l’evento, ne celebrare gli “Angeli del fango”, antesignani del volontariato più puro e spontaneo, che pure offrirono un grande contributo alla città. Molte sono le iniziative ufficiali e no che lo faranno nel corso di quest’anno, molto più degnamente, nella città di Firenze ed in Toscana.
Vogliamo però ricordare l’evento traumatico avvenuto nelle prime ore di quel 4 novembre del 66 a seguito di una eccezionale ondata di maltempo. Fu uno dei più gravi eventi alluvionali accaduti in Itali e causò forti danni non solo a Firenze ed al suo patrimonio culturale ma in gran parte della Toscana e, più in generale in tutto il Paese.

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Diversamente dall’immagine che si ha dell’evento, l’alluvione non colpì solo il centro storico di Firenze ma l’intero bacino dell’Arno, sia a monte sia a valle della città. Molti quartieri periferici della città furono sommersi dalle acque ma anche molti centri del Casentino del Valdarno in provincia di Arezzo, del Mugello dove straripò anche il Sieve e varie cittadine a valle di Firenze come Empoli e Pontedera.
Dopo il disastro le campagne rimasero allagate per giorni, e molti comuni minori risultarono isolati e danneggiati gravemente. Nella stesse ore una devastante alluvione causò lo straripamento del fiume Ombrone, colpendo gran parte della piana della Maremma e sommergendo completamente la città di Grosseto.

Questo segnale dell’allarme territoriale avrebbe dovuto far riflettere il Parlamento circa la possibilità di rinnovare un grande piano per la difesa idrogeologica del Paese intero, sul modello delle Leggi Fanfani della 1949 e del 1952, che varando un grande piano di difesa idrogeologica, attraverso la sistemazione dei bacini idrografici e di quelli montani in particolare, procurarono assunzioni per centinaia di migliaia di addetti e maestranze, in un’opera di bonifica che coniugava tutela e sviluppo. Tutela dei territori, dell’ambiente e delle persone, e sviluppo economico.
L’esperienza del decentramento di questi poteri dello Stato, oggi, a circa 45 anni dall’istituzione delle Regioni, possiamo dirlo, non risulta essere stata positiva. Tirando le somme sul governo del territorio, il risultato è fortemente negativo.

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Nel 1976, intanto l’On. Gianfranco Merli, da Presidente della Commissione interparlamentare decretata dal Governo per giungere ad un provvedimento legislativo di grande respiro che riducesse e mettesse sotto controllo il fenomeno dell’inquinamento delle acque attraverso gli scarichi incontrollati, incassava il risultato di portare all’approvazione del Parlamento la Legge n° 319/1976, detta Legge Merli.
Come detto, questa legge rappresentò una vera rivoluzione ambientale negli anni ’70 dello scorso secolo, allorquando il problema dell’inquinamento delle acque era esploso assumendo proporzioni drammatiche, costringendo gli allora “pretori dell’assalto” a ricorrere alle poche ed eterogenee norme giuridiche esistenti per perseguire i reati di inquinamento.
Un grande dibattito si suscitò in Italia sulla questione dell’inquinamento ambientale e delle acque in particolare, molte polemiche e forti proteste vennero dal mondo dell’industria dove gran parte degli imprenditori furono costretti a sostenere ingenti spese per dotare o adeguare i loro impianti industriali alle nuove norme contro l’inquinamento di quelli che furono in seguito definiti i corpi idrici.
Al termine della sua seconda legislatura in Parlamento, Merli non fu più eletto, proprio nella sua Livorno, in una terra che tanto giovamento, in termini ecologici, aveva avuto dagli effetti della legge Merli.

Le date che abbiamo voluto ricordare, anteponendo questa relazione del Movimento Azzurro a quella dell’emerito Magnifico Prof. Augusto Marinelli, sono tutte rimarchevoli per chi si occupa di politiche ambientali, e non solo, ma per l’evento odierno, abbiamo voluto incentrare il tema sulla risorsa forestale, per l’importanza che riveste nel nostro Paese come bene naturale ed economico e per le implicazioni che esso interseca con il territorio ed il bene acqua.
Per questo abbiamo chiamato una delle massime autorità in materia, il Prof. Augusto Marinelli, Ordinario di Economia ed Estimo Forestale ed Ambientale che è stato per molti anni Preside della Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Firenze e magnifico Rettore dello stesso Ateneo fiorentino.
Oltre alla riconosciuta competenza della Scuola di Scienze forestali di Firenze ed alla sua primazia nazionale, vi è anche un motivo in più, per cosi dire sentimentale, per noi, perché il Movimento Azzurro nasce in Toscana, con le prime eco sezioni di Firenze che si intitolano all’Arno e al suo bacino; ed anche personale, perché la prima Scuola dell’Amministrazione Forestale nasce a Vallombrosa (FI), luogo che ancora oggi rappresenta un “santuario “ forestale ed una palestra per gli studenti che si avviano alla professione forestale.

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Su questo argomento mi vorrei soffermare brevemente, anche per le notizie che da tempo interessano il Corpo forestale dello Stato.
La storia dell’Amministrazione forestale è molto importante e radica le sue origini nel Paese preunitario a due secoli fa.
Alterne vicende politiche e istituzionali la conducono al Corpo forestale dello Stato, ripristinato nel 1948. In quegli anni l’Amministrazione forestale svolge un ruolo centrale ed importantissimo per la ricostruzione del Paese, in attuazione della citata legge Fanfani denominata legge sulla Montagna, contribuisce alla rinascita dei territori montani e forestali danneggiati dagli eventi bellici, realizzando opere infrastrutturali e dando lavoro a centinaia di migliaia di operatori forestali comuni e specializzati in ogni angolo d’Italia, provvedendo contemporaneamente alla custodia dei boschi e delle foreste demaniali, alla proprietà pubblica e privata, assicurando un presidio dello Stato in tutti i territori rurali, anche quelli più remoti rispetto agli abitati.

Dagli anni 70, del secolo scorso, come sappiamo, la competenza in materia agricola e forestale, insieme ad altre materie di competenza statale, è stata trasferita alle Regioni a statuto ordinario, le quali nel tempo hanno provveduto a delegarle alle autonomie locali, determinando così una parcellizzazione degli interventi di utilizzazione e manutentivi dei boschi e dei territori, tali a volte da “disintegrare” l’unitarietà territoriale dei bacini idrografici e di complessi ecologici forestali omogenei.

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I danni di mala gestio di alcune Regioni, sono sotto gli occhi di tutti.
Il dissesto idrogeologico imperversa su tutto il territorio nazionale ed il vero valore economico del bosco, costituito dalle produzioni legnose, in molti casi non viene messo a frutto come dovuto.
Devo qui fare una premessa al mio ragionamento conclusivo.
Noi riteniamo che la decisione del Governo e del Parlamento italiano, di rilanciare con forza l’attività della Polizia forestale, ambientale ed agroalimentare, sia giusta. Il Paese necessita di una intensificazione dei controlli di legalità nei settori dell’ecologia e dell’economia primaria, della salute e del benessere ambientale.
Il crimine ambientale aumenta e si fa strada in tutto il mondo, con implicazioni su interi continenti e singole nazioni, pertanto vi è bisogno di una efficiente polizia ambientale capace di esercitare azioni di contrasto a livello internazionale.
Il Corpo forestale dello Stato possiede tutte le qualità e le professionalità per svolgere questo ruolo, avendo da anni intrapreso in via prioritaria, la strada della “moderna polizia ambientale” e la sua unificazione con l’Arma dei Carabinieri, in questo specifico settore, non può che rafforzare ed ampliare lo spettro d’azione di questa missione.
Il mondo ambientalista, nelle sue componenti più importanti, ne è consapevole e guarda con favore a questo progetto, contrariamente a come si vorrebbe far credere da parti interessate a situazioni personali.
Quindi ben venga la Nuova Polizia Ambientale.
L’Italia però ha bisogno di una Amministrazione Forestale centrale, di un organismo unico di indirizzo della politica forestale, per tutte le ragioni che abbiamo sin qui esposto.

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Il Movimento Azzurro ha chiesto questo da tempo al Presidente del Consiglio, che come sappiamo è stato impegnato, con il Governo ed il Parlamento, in una profonda riforma dell’assetto istituzionale che richiederà la necessità di riforme costituzionali anche in ordine al rapporto di competenze tra Stato e Regioni.
Riteniamo giusto voltare pagina rispetto al recente passato e ripartire dalla risorsa forestale per coniugare i principi di etica ecologia ed economia, nell’azione unitaria di governo del Paese.

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