"una cosa bella è una gioia per sempre" John Keats
Casalmaggiore (Cremona)
Museo del Bijou
di Alessandro Gentili
Istituito nel 1986 e allestito nella sede attuale dieci anni dopo, il Museo del Bijou di Casalmaggiore si trova nel piano seminterrato dell’ex Collegio Santa Croce, edificio costruito dai Padri Barnabiti verso la metà del XVIII secolo; è un museo specializzato del patrimonio storico-industriale in cui sono conservati oggetti d’ornamento e accessori prodotti dalle diverse fabbriche di Casalmaggiore tra la fine dell’Ottocento e gli anni ’70 del Novecento. Oltre alle tipologie tradizionali della bigiotteria (spille, gemelli, bracciali, cinture, orecchini, ciondoli), sono presenti portacipria, portarossetto, portasigarette, occhiali da sole, medaglie devozionali, distintivi.
A fianco degli oggetti sono collocati macchinari originali provenienti dalle antiche fabbriche di Casalmaggiore, attrezzi vari per la lavorazione della bigiotteria, cataloghi, documenti e fotografie d’epoca che offrono uno spaccato della vita del distretto industriale casalasco della bigiotteria. L’esposizione permanente è integrata da due laboratori (uno professionale e uno didattico) e da uno spazio adibito a Centro di documentazione.
L’industria del bijou a Casalmaggiore è sorta in una piccola bottega – laboratorio per iniziativa del pioniere e maestro Giulio Galluzzi (Codogno 1855 – Casalmaggiore 1932) che, trasferitosi a Casalmaggiore nel 1878, riusciva a realizzare nel 1882 la prima lastra di metallo placcato oro.
Da questa fortunata esperienza ebbe origine un’importante e florida impresa che già nel 1887 esportava i suoi prodotti anche in America Latina con il marchio “G.G.”. Sul finire degli anni ’20, la ditta Giulio Galluzzi, la Società Federale Orefici, fondata nel 1905, e la ditta Il Placcato, attiva dal 1920, confluirono in una nuova azienda, la Società Anonima Fabbriche Riunite Placcato Oro.
Dai primi anni ’30, accanto al bijou d’imitation iniziò la produzione di bigiotteria “fantasia”, fatta di forme e materiali nuovi, fortemente legata alla moda e influenzata dai fatti sociali, sportivi, politici, bellici, militari, religiosi. A quest’epoca risale anche la diversificazione della produzione, tendenza che si accentua nel dopoguerra: dopo il 1945 furono realizzati anche occhiali da sole e poi radio, registratori, televisori e, infine, motori elettrici; la denominazione stessa della ditta, da Fabbriche Riunite Placcato Oro, divenne Fabbriche Industrie Riunite (FIR).
A seguito della completa conversione della produzione attuata dall’azienda alla metà degli anni ’70 - che comportò la chiusura delle linee della bigiotteria-, l’intero campionario sarebbe andato disperso se non fosse intervenuta l’iniziativa meritoria dell’Associazione Amici del Bijou di Casalmaggiore (costituita in prevalenza da ex-dipendenti e presieduta dal dott. Francesco Zaffanella) che si attivò per la costituzione di un museo di archeologia industriale entro cui riordinare la raccolta. Il patrimonio della FIR fu donato al Comune nel 1985.