In parallelo con "Il Cammino del Perdono"
Borgo San Gregorio da Sassola
Madonna della cavata
di Dante Fasciolo
Nel territorio che attraversa l’ottava tappa del Cammino del Perdono, si incontra a metà strada del percorso il ***Borgo di San Gregorio da Sassola splendidamente immerso nel verde, evocativo di silenzio, pace e meditazione.
In questo senso ci viene in aiuto la piccola chiesa della Madonna della Cavata, che prende il nome dall’immagine dell’omonima Madonna conservata al suo interno.
Tale immagine, come vuole la tradizione popolare, fu “cavata” dal terriccio in cui era sepolta, oppure, secondo altra versione, fu “cavata” o tolta dalla Chiesa di San Gregorio vecchio dove stava originariamente e collocata dove si trova attualmente.
La costruzione primitiva risale al secolo XV, anche se il suio nome appare sul catasto soltanto nel 1509.
Nel 1546 subì un primo ampliamento per opera di Giovan Giacomo Doana come si legge sul portale.
Nel 1700 fu trasformata la facciata cosi come oggi la vediamo: un timpano sostenuto da due pilastrini con al centro l’antico portale.
Consistenti lavori di restauro furono eseguiti negli anni 1963/65. Attualmente la chiesa si presenta a navata unica con le pareti completamente ricoperte di affreschi, tra cui un “Giudizio Universale” dalla chiara influenza di Michelangelo. Addossata alla parete di fondo vi è l’antica edicola che racchiude il dipinto della Madonna della cavata, immagine della Madonna col Bambino, in atto di benedire San Gregorio Magno, inginocchiato sulla sinistra.
Il volto della Madonna è la parte più antica del dipinto risalente con ogni probabilità alla fine del secolo XIII. Gli angeli, il busto della Madonna, il Bambino e San Gregorio Magno furono realizzati nel 500 sopra l’antica pittura, in alcuni punti ancora visibile.
In tema ambientale, la verde vallata riserva la sorpresa dei resti di antichi acquedotti che hanno avuto il privilegio di fornire acqua a Roma in tempi diversi: L’aniene Vecchia 8272-269 a.C.); l’Acqua Marcia (144-130 a.C.); L’Acqua Caludia (38-52 d.C.); l’Aniene Nuova (38-52 d.C.9.
La loro imponenza e la loro magnificenza architettonica, unite alla semiclandestinità in mezzo a boschi e anfratti, ne fanno oggi meta storica e turistica.