"una cosa bella è una gioia per sempre" John Keats
Museo delle Vetrate liberty
Casina delle civette
Vetrate liberty
di Alessandro Gentili
A Roma l'avventura liberty inizia nei primi anni del ventesimo secolo con grande creatività.
La sperimentazione e varietà di tecniche hanno come centro nevralgico la bottega del maestro vetraio Cesare Picchiarini (1871-1943), iniziatore del rinascimento dell'arte vetraria, che creò attorno al suo laroratorio, 1910 circa, un piccolo gruppo di artisti, fra i quali Duilio Cambellotti(1876-1960), Paolo Paschetto (1885-1963), Umberto Botazzi (1865-1932) e Vittorio Grassi (1878-1958), che iniziarono l'opera di valorizzazione dell'antica tecnica vetraria, adattandola alle nuove esigenze decorative della casa moderna e alle esigenze della borghesia, committente delle opere.
Le loro produzioni verranno caratterizzate da una rinuncia agli "effetti pittorici" e all'abitudine del vetro pitturato a fuoco. Nei primi tempi permane nella loro produzione un certo eclettismo, con la presenza di temi medioevali o pre-raffaelliti. Con la maturità arrivarono i temi geometrici e zoomorfi, innovazioni tematiche che introdussero una nota di grandiosità ed eleganza negli spazi domestici.
Le loro opere cominciarono ad avere una rilevanza internazionale che portò a delle commissioni sempre più importanti da parte della borghesia romana, che voleva adornare le proprie case secondo la moda del tempo. Gli artisti del gruppo romano continueranno a disegnare vetrate a temi geometrici e naturalistici per i borghesi, mentre le vetrate istoriate, paradigma della tecnica antica, rimarranno confinate nella produzione ecclesiale e funeraria.
Con la chiusura, alla fine degli anni venti, del laboratorio Picchiarini, iniziò la fine dell'avventura liberty romana.
Un esempio dell’arte del vetro, nel periodo liberty, è certamente la Casina delle Civette, voluta da Giovanni Torlonia Jr ; qui possiamo osservare differenti modelli di vetrate realizzate fra il 1908 e il 1930 ad opera del Laboratorio Picchiarini, su bozzetti di Duilio Cambellotti, Umberto Bottazzi, Vittorio Grassi e Paolo Paschetto, massimi esponenti del liberty romano.
L'edificio è stato ideato nel 1840 da Giuseppe Jappelli su incarico di Alessandro Torlonia.
Si presentava come una costruzione rustica con un rivestimento esterno bugnato in tufo e con l'interno dipinto a tempera ad imitazione di rocce e tavolati di legno.
Nel 1908, fino ad allora chiamata Capanna Svizzera, fu trasformata in "Villaggio medievale" su commissione di Giovanni Torlonia Junior, nipote di Alessandro, che affidò i lavori a Enrico Gennari.
In questo periodo vennero aggiunti finestre, loggette, porticati, torrette con decorazioni a maioliche e vetrate colorate.
Nella Casina delle Civette, esempio incomparabile di stile liberty, dopo il restauro che l'ha convertita nell’attuale Museo della Vetrata Liberty, possiamo ammirare l'evoluzione della tecnica delle vetrate nel periodo compreso fra il 1910 e il 1925. Opere come "Civette", "I migrator" o "La fata" ci permettono di osservare la grande varietà cromatica dei disegni di Duilio Cambellotti; il mondo animale è ben rappresentato dai “Cigni” e “I pavoni” di Umberto Bottazzi, mentre gli elementi naturalistici sono alla base delle vetrate disegnate da Paolo Paschetto, come “Rose, nastri e farfalle” o “Ali e fiamme”.
Il mondo simbolico compare nella maravigliosa vetrata intitolata “L'idolo” di Vittorio Grassi.