Il mio nome è Dario, romano, classe 1959.
Ho imparato con l’esperienza che non si ha patria, che non si ha tempo.
Il fotografo e lo sciamano
In un libro le confessioni di Dario Coletti
Il libro: Ventuno racconti per descrivere un percorso semplice ma intenso, tra sguardi interiori e visione della realtà , tra certezze e irrequietezze, tra chiarezza e ambiguità . Una materia densa, emotiva, per lastricare la strada della conoscenza. Dove i ragionamenti più intimi aderiscono alla coscienza collettiva.
La fotografia come testimone dei fatti, talvolta pretesto per sogni e fantasie, nelle sue infinite possibilità di collegare indizi all'apparenza incoerenti, fotografia come Sciamano, unico a poter raccogliere le verità in campo e sintetizzarle in un'unica visione.
La capacità visionaria non è comune, e ciò che nel nostro immaginario è talmente reale da essere toccato, quando lo invochiamo sparisce. Non ci rimane che praticare l'attenzione, ascoltarci e scoprire con l'esercizio il mago che è in ognuno di noi.
Dario Coletti è fotografo documentarista e vicedirettore dell'Istituto Superiore di Fotografia di Roma dove coordina il master annuale di fotogiornalismo. Le sue fotografie sono state esposte presso gallerie e musei nazionali e internazionali, tra cui l'Opera House del Cairo, la galleria Mole di Tokyo, il Palazzo delle Esposizioni di Roma, il centro Santa Chiara di Trento,e si trovano tuttora conservate presso biblioteche e musei nazionali.
Il suo lavoro di è stato pubblicato in diversi libri su temi antropologici e sociali. Nel 2011 ha pubblicato con Postcart "Okeanos e Hades", un lavoro di ricerca sul Sulcis Iglesiente.
Negli ultimi anni si sta dedicando all’approfondimento del linguaggio del film documentario.
Sue le parole: Cerco di comunicare attraverso l’esempio e l’azione. Osservo a mia volta il modo di lavorare di tutti. Cerco nelle loro procedure la delicatezza e la forza, e quando queste qualità trovano uno spazio di coesistenza, generano in me ammirazione
E ancora: La fotografia non dice la verità , più verosimilmente la cerca. La verità semmai la dice il fotografo quando, presente ai fatti, seleziona e cattura un particolare da una scena complessa. Per accedere a questo livello di conoscenza bisogna attivare qual sesto senso spesso citato genericamente, e descritto come un’attitudine misteriosa, che è, invece, la risultante virtuosa di tutte le facoltà sensoriali di cui siamo muniti. E’ un’attitudine che vede in gioco le capacità di analisi, di deduzione, d’investigazione. E’ un potere straordinario.