Ciclo sugli alberi seguendo l'itinerario divulgativo
del libro "Alberologia" di Antonio De Bono, edito da Osanna Edizioni
Gli alberi nella mitologia dell'Europa Centrale
Mitologia celtica
La mitologia celtica ci è stata tramandata da fonti classiche e da monaci irlandesi che hanno messo per iscritto i dati tramandati oralmente: ciò vuol dire che queste informazioni possono essere travisate.
Le divinità celtiche sono molto simili a quelle greche, cambia solo il nome: Ad esempio, Giulio Cesare associava il dio celtico Lugh a Hermes (che corrisponde al dio romano Mercurio),
Altri personaggi luminosi furono invece assimilati dal cristianesimo, come la dea Brigit, da cui derivò Santa Brigida d’Irlanda, da non confondere con Santa Brigida di Svezia. La sacerdotessa della dea Brigit era Camma, un’eroina celtica della Galazia.
Anche l’albero che noi addobbiamo a Natale è un ricordo delle popolazioni nordiche. Il paganesimo germanico e scandinavo, infatti, comprendeva l’usanza di adornare un abete rosso (Picea abies L.) con ghirlande, luci e dolciumi. La Chiesa ha cercato di contrastare questa usanza ma invano.
Ci sono comunque altre analogie con il cristianesimo, questo perchè vi fu, alla fine dell’impero romano, una sintesi tra cultura nordica e cultura cristiana. La mitologia celtica fu assorbita da quella cristiana che ne ereditò anche diverse figure.
La mitologia celtica non era improntata su un dio Padre (come il cristianesimo) bensì sul culto della dea Madre. Per i celti la dea Madre era Danu (che significa acqua dai cieli), da cui poi prese nome il Danubio. Questa è un’analogia con l’induismo: per gli indù la dea Madre è Ganga, cioè il Gange (L’acqua è il simbolo femminile per antonomasia).
Peter Berresford Ellis ha congetturato che se l’acqua era per i Celti il simbolo del principio femminile, il principio maschile molto probabilmente era rappresentato dall’albero della quercia.
Chiunque abbia modo di avvicinarsi alla mitologia celtica (e nordica in generale) può facilmente notare che in essa vi è una certa componente notturna e tragica, per quanto si parla sovente di crepuscolo degli dei.
Invero, il concetto di crepuscolo degli dei, presente anche nella mitologia norvegese, è ben più complesso. Il crepuscolo degli dei si definisce con la parola Ragnarok, temine composto da ragna e rok. Si tratta di due vocaboli islandesi traducibili con “destino ineluttabile”: e cioè la visione profetica della fine dell’universo, molto simile all’Apocalisse dei cristiani.
Nel dodicesimo secolo gli Scaldi (poeti norvegesi) aggiunsero alcune sillabe, quindi invece di Ragnorok si ebbe Ragnarokkr, tradotta ambiguamente con crepuscolo degli dei.