#147 - 8 febbraio 2016
AAAAA ATTENZIONE - Amici lettori, questo numero resterà  in rete fino alla mezzanotte di venerdi 05 aprile, quando lascerà  il posto al numero 349. BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi alcune massime: "Nessun impero, anche se sembra eterno, può durare all'infinito" (Jacques Attali) "I due giorni più importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perchè (Mark Twain) "L'istruzione è l'arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo" (Nelson Mandela) "Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare" (Socrate) La salute non è un bene di consumo, ma un diritto universale: uniamo gli sforzi perchè i servizi sanitari siano accessibili a tutti (Papa Francesco) Il grado di civiltà  di una nazione non si misura solo sulla forza militare od economica, bensì nella capacità  di assistere, accogliere, curare i più deboli, i sofferenti, i malati. Per questo il modo in cui i medici e il personale sanitario curano i bisognosi misura la grandezza della civiltà  di una nazione e di un popolo (Alberto degli Entusiasti) Ogni mattina il mondo è un foglio di carta bianco e attende che i bambini, attratti dalla sua luminosità, vengano a impregnarlo dei loro colori" (Fabrizio Caramagna)
Parchi e oasi dello spirito

Santa Maria del bosco

di Dante Fasciolo

L‘Abbazia di Santa Maria del Bosco di Calatamauro, adagiata alle falde di monte Genuardo, nel triangolo Giuliana, Bisacquino, Contessa Entellina, appartiene alla seconda generazione dei monasteri benedettini di Sicilia, cioè successiva alla fondazione dei monasteri normanni.

Santa Maria del boscoSanta Maria del bosco

Essa nacque, quasi spontaneamente, in un contesto politico affatto nuovo, quale il post Vespro, pieno di fermenti ideali e spirituali, attecchiti nell’isola grazie alla politica anti papale di Federico III d’Aragona, che portò alle estreme conseguenze l’idea svevo-ghibellina di un regno di Sicilia autonomo.
Le origini di Santa Maria del Bosco si inseriscono infatti, in quel vasto movimento eremitico-pauperistico,che interessò l’Italia e l’Europa fin dal secolo XIII. Eremiti vaganti, poveri tacciati di eresia, chiamati Fraticelli, Spirituali toscani, fuggiti anche in Sicilia, subirono la condanna di Giovanni XXII e l’inquisizione dei vescovi.

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Dai fraticelli agli olivetani: Un gruppo di eremiti di diversa provenienza si insediò agli inizi del ‘300 alle falde del Monte Genuardo, nel bosco cosiddetto di Calatamauro, dal nome del vicino castello bizantino-arabo. Tuttavia essi vennero inquisiti dal vescovo di Agrigento Bertoldo de Labro e, nonostante fossero trovati immuni da eresia, vennero consigliati di abbracciare una regola riconosciuta dalla chiesa. Gli eremiti del bosco di Calatamauro scelsero così la regola benedettina, come da atto rogato dal notaio Guglielmo da Nocera in data 20 Marzo 1318.

Santa Maria del boscoSanta Maria del bosco

Questa data costituisce dunque la nascita giuridica della comunità religiosa del Bosco che fu inizialmente soggetta all’autorità del vescovo di Agrigento, cui promise l’offerta di 2 libbre e mezzo di cera ogni anno per la festa della traslazione di S. Gerlando.
L’inserimento pieno di Santa Maria del bosco nell’ambito benedettino e quindi la crescita del monastero, si evince da un breve di papa Urbano V, che nel 1369 chiedeva ai benedettini siciliani dei monaci da inviare al monastero di Montecassino nella proporzione di uno ogni otto monaci. In occasione del giubileo del 1400 il priore fra Benedetto da Maniace, recatosi a Roma con due monaci, ottenne da papa Bonifacio IX, con bolla del 29 Agosto, l’elevazione del priorato ad Abbazia sotto la protezione della Santa sede, l’esenzione della quarta canonica e il diritto del capitolo di eleggere l’abate.
Lo stesso fra’ Benedetto fu il primo abate per nomina papale, la quale nomina venne tuttavia contestata dal vescovo di Agrigento e non poté essere esecutoriata nel regno se non dopo l’intercessione presso re Martino I di Eleonora d’Aragona Peralta, signora di Giuliana, benefattrice del monastero.

Santa Maria del boscoSanta Maria del bosco

Nei secoli XVI e XVII l’abbazia di Santa Maria versò 40.144 onze alla camera apostolica e 16.353 scudi versati a monasteri olivetani d’Italia e per la sovvenzione alla curia per la guerra contro i turchi.
Oltre al Castagneda almeno altri 2 abati si resero particolarmente benemeriti alla comunità del Bosco: P. Olimpio da Giuliana uomo dotto e pio, autore delle memorie antiche del monastero di S. Maria del Bosco (1582) e P. Protasio da Corleone di casa Piccoli il quale fu il primo siciliano a ricoprire la carica di abate generale degli olivetani (1605-8) quest’ultimo fu anche il promotore della ricostruzione ex fundamentis del monastero del bosco, a partire dal 1593, nel nuovo clima culturale religioso della Controriforma, con l’intervento dell’architetto milanese Antonio Muttone e del lapidum incisor siciliano Paolo Busacca da Ficarra.

Santa Maria del boscoSanta Maria del bosco

L’epilogo e la fine degli Olivetani di Sicilia avvenne nel 1784 sotto il viceré Caracciolo, marchese di Villamarina, allorché i monaci del bosco furono costretti ad abbandonare il monastero con la forza pubblica. Esso poi venne assegnato nel 1794 agli Agostiniani calzati del convento della consolazione di Palermo, i quali furono a loro volta soppressi con la legge di eversione dell’asse ecclesiastico del 1866.
Il complesso fu in seguito acquistato all’asta dal Barone Ferrantelli.

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