#146 - 31 gennaio 2016
AAAAA ATTENZIONE - Amici lettori, questo numero resterà  in rete fino alla mezzanotte di venerdi 05 aprile, quando lascerà  il posto al numero 349. BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi alcune massime: "Nessun impero, anche se sembra eterno, può durare all'infinito" (Jacques Attali) "I due giorni più importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perchè (Mark Twain) "L'istruzione è l'arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo" (Nelson Mandela) "Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare" (Socrate) La salute non è un bene di consumo, ma un diritto universale: uniamo gli sforzi perchè i servizi sanitari siano accessibili a tutti (Papa Francesco) Il grado di civiltà  di una nazione non si misura solo sulla forza militare od economica, bensì nella capacità  di assistere, accogliere, curare i più deboli, i sofferenti, i malati. Per questo il modo in cui i medici e il personale sanitario curano i bisognosi misura la grandezza della civiltà  di una nazione e di un popolo (Alberto degli Entusiasti) Ogni mattina il mondo è un foglio di carta bianco e attende che i bambini, attratti dalla sua luminosità, vengano a impregnarlo dei loro colori" (Fabrizio Caramagna)
Alberologia

Ciclo sugli alberi seguendo l'itinerario divulgativo
del libro "Alberologia" di Antonio De Bono, edito da Osanna Edizioni

Alberologia

Mitologia romana

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I romani consideravano gli alberi sacri agli dei e alle dee; infatti la quercia era sacra a Giove, l'alloro ad Apollo, il frassino a Marte, l'olivo era sacro a Minerva, così come il melograno a Giunone, l'abete a Diana, il mirto a Venere, il bosso a Cibele, il cipresso a Plutone, il fico a Saturno, la vite e l'edera a Bacco e il pino a Nettuno.

Mitologia romanaMitologia romana

I romani avevano grande considerazione per gli alberi: ci costruivano i tetti, i carri e le mense, e ci costruivano le navi per solcare i mari e visitare le terre lontane.
E come non ricordare che tutti i colli romani, ai tempi della fondazione, erano ricoperti da boschi!

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L'Aventino era vestito di roveri, lecci ed allori. Sul Celio era presente un bosco di querce ed vie era eretto un piccolo tempio consacrato alla ninfa tutrice della boscaglia. Al Viminale sorgeva il bosco consacrato a Diana: L'acquitrinoso Palatino, prosciugato da Tarquinio Prisco, fino a Severino Tullio era coperto dal bosco Luperco da dove le lupe scendevano al Tevere per dissetarsi. Lo spazio tra Quirinale e Campidoglio era boscaglia e palude ed era stato assegnato da Romolo all'asilo dei delinquenti e per questo dettoLucus asylii.

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L'aspetto religioso andava a privilegiare il bosco ad alto fusto, e il termine Lucus , di origine incerta, ha il significato di radura nel bosco dove arrivava la luce del sole, ed era indispensabile per erigere gli altari per immolarvi le vittime. Nell'antica Roma, al bosco sacro veniva riservata anche la funzione di confine naturale prima tra proprietari privati, poi tra etnie e quindi tra Stati.

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Silvano (Silvanus), consacrato al culto degli antenati, era anche l'antico dio latino protettore della vegetazione delle selve, dei campi e degli animali; affine a Fauno, pur non avendo, a differenza di Fauno, culto ufficiale né festa, né sacerdozio; fu considerato egualmente come dio, ed ebbe culto domestico.
Dal canto suo, il Fauno era una figura della mitologia romana, una divinità dei boschi e della natura: Il suo aspetto ha forme umane, ma con i piedi e con le corna di capra. Ebbe l'epiteto di Luperco perchè aveva il potere di allontanare i lupi dalle greggi.
Nei primi secoli dell'era cristiana, molte divinità pagane vennero demonizzate e i Fauni furono associati ai Satiri e ai Silvani: La figura del Fauno diverrà in seguito quella del diavolo-tipo: Nello stesso periodo però, i Fauni vennero anche convertiti in esseri non malvagi, simili ai folletti.

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