#145 - 18 gennaio 2016
AAAAA ATTENZIONE - Amici lettori, questo numero rester in rete fino alla mezzanotte di venerdi 05 aprile, quando lascer il posto al numero 349. BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi alcune massime: "Nessun impero, anche se sembra eterno, pu durare all'infinito" (Jacques Attali) "I due giorni pi importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perch (Mark Twain) "L'istruzione l'arma pi potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo" (Nelson Mandela) "Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare" (Socrate) La salute non un bene di consumo, ma un diritto universale: uniamo gli sforzi perch i servizi sanitari siano accessibili a tutti (Papa Francesco) Il grado di civilt di una nazione non si misura solo sulla forza militare od economica, bens nella capacit di assistere, accogliere, curare i pi deboli, i sofferenti, i malati. Per questo il modo in cui i medici e il personale sanitario curano i bisognosi misura la grandezza della civilt di una nazione e di un popolo (Alberto degli Entusiasti) Ogni mattina il mondo un foglio di carta bianco e attende che i bambini, attratti dalla sua luminosit, vengano a impregnarlo dei loro colori" (Fabrizio Caramagna)
Fotografia

Boris Mikhailov, By the Ground, 1991.
Courtesy l’artista; Guido Costa Projects, Torino; Sprovieri Gallery, London

Museo Madre
Polo museale della Campania

Io non sono io

La ricerca della verità umana nelle pieghe del reale,
in una galleria di ritratti e autoritratti
del fotografo ucraino Boris Mikhailov

Io non sono ioIo non sono io

Organizzata dal museo Madre in collaborazione con Incontri Internazionali d’Arte e Polo museale della Campania, Villa Pignatelli-Casa della fotografia, io non sono io - a cura di Andrea Viliani e Eugenio Viola - è la prima mostra - aperta fino al 2 febbraio - dedicata da un’istituzione pubblica italiana a Boris Mikhailov (Kharkov, 1938), insieme alla retrospettiva che, nell’autunno del 2015, è stata dedicata all’artista da Camera-Centro Italiano per la Fotografia di Torino.

Io non sono io

Mikhailov è uno dei più autorevoli fotografi contemporanei. Nato in Ucraina, la sua ricerca – avviata negli anni Sessanta mentre lavora come ingegnere in una fabbrica – verrà ripetutamente boicottata dal regime sovietico.
Nelle sue serie fotografiche Mikhailov affronta una molteplicità di temi che indagano i profondi, radicali e spesso traumatici cambiamenti che hanno investito, e ancora oggi investono, il suo paese natale.
L’artista stesso ha dichiarato: “Ritengo che il fenomeno che sto raccontando al mondo è, nella sua essenza, il post-comunismo o il post-sovietico. La Russia è sempre stata del resto un mondo di cataclismi sociali, come è emerso chiaramente lungo tutto il corso del XX secolo”.

Io non sono ioIo non sono io

Ma, per traslato, la disintegrazione sociale conseguente alla fine dell’Unione Sovietica, sia in termini di strutture comunitarie e condizioni di vita che di ripercussione sulla coscienza dei singoli, assurge nelle immagini di Mikhailov a una valenza universale in grado di dare rappresentazione all’identità contemporanea nella sua frammentazione fra inclusione ed esclusione, progresso e emarginazione, identità e sradicamento, stanzialità e migrazione, divenendo testimonianza di una dignità insopprimibile così come delle comuni radici etiche di ogni essere umano.

Spesso è protagonista il corpo, rappresentato senza censure nella sua dolente fragilità, come nella serie che dà il titolo alla mostra, I Am Not I (1992), in cui l’artista si mette in scena in un’esilarante sequenza di azioni al contempo classiche e beffarde: immagini che fecero scandalo quando furono originariamente esposte, determinando la chiusura della mostra da parte della polizia sovietica ma che, nella loro poetica ironia e nella loro radicale sincerità, restituiscono l’autoritratto (tema ricorrente nella pratica dell’artista) di un individuo che, pur relegato ai margini, trova proprio nell’espressione artistica la sua surreale, straniante liberazione.

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La mostra al Madre approfondisce proprio il tema del ritratto e dell’autoritratto e, quindi, la matrice intimamente autobiografica di tutta la ricerca di Mikhailov; in cui i temi della crisi identitaria e dell’oppressione sociale, della povertà iniqua e della miseria pura, dell’abbandono e della solitudine, oscillano costantemente fra guerra e pace, isolamento e tentativo del suo superamento nel confronto con l’altro.

È in questa dinamica che Mikhailov volge lo sguardo della sua macchina fotografica nelle pieghe del reale, alla ricerca di una verità comune che, attraversando i confini dello spazio e del tempo, riecheggia toni della grande arte europea, dalla pittura barocca all’interesse per i “vinti” della pittura e della fotografia ottocentesca, fino alla ricerca di una responsabilità personale e civile propria delle avanguardie storiche del XX secolo, di cui l’artista condivide lo slancio utopico e sperimentale.

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Influenze e rimandi possibili che, in mostra, prendono corpo nell’accostamento fra alcuni trittici e fotografie di piccolo formato di Mikhailov e due dipinti del pittore spagnolo Jusepe de Ribera(Xàtiva, 1591 – Napoli, 1652) in cui sono rispettivamente rappresentati San Paolo Eremita (1638 ca., Collezione Alberto Del Genio) e Santa Maria Egiziaca (1651, Collezione Museo Civico Gaetano Filangeri, Napoli).
L’immagine di un corpo invecchiato o dolente, il compianto impudico del suo deformarsi e decadere o della sua macerazione e sofferenza rivendicano una comune volontà di trascendenza di fronte alla corruzione terrena. Nei trittici di Mikhailov (tra cui Autoritratto, appositamente realizzato in occasione della mostra) i colori si fanno cupi (dal verde al blu al marrone scuro) evocando – in pose simbolicamente in bilico tra dentro e fuori, presente e futuro, vita e morte – la disgregazione post mortem della carne e il nostro destino di esseri mortali ma, insieme, la forza della resistenza e il riscatto della redenzione. Non sono solo quindi dei memento mori ma, anche e soprattutto, dei supremi memento vivere.

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Le altre serie in mostra – fra cui Yesterday Sandwich (1972-75), Salt Lake (1986) By the Ground(1991), Football (2000), Superimpositions from the 60/70s e The Wedding (2005) – costituiscono altrettanti capitoli di una narrazione che, alla banalità, alle fratture o al grottesco della Storia, oppongono la resilienza delle tante storie individuali, a volte giocose, a volte impietose.
La mostra ci restituisce, così, una galleria di ritratti e autoritratti fra i più importanti di tutta la fotografia novecentesca, disturbanti quanto profondamente umani nella loro urgente, universale, e addirittura spirituale testimonianza di dignità personale e collettiva. Diversi e uguali (“io non sono io”) nel dare appunto rappresentazione a chi siamo, in fondo, come “esseri umani”.

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In occasione della mostra sarà disponibile un nuovo libro d’artista, la più estensiva pubblicazione dedicata ad oggi alla ricerca di Mikhailov, edito da Camera-Centro Italiano per la Fotografia di Torino e Walther Koenig Verlag, con il supporto del museo Madre.

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