Ciclo sugli alberi seguendo l'itinerario divulgativo
del libro "Alberologia" di Antonio De Bono, edito da Osanna Edizioni
Dal vicino oriente
Mitologia islamica
“Si dice, nella mitologia dell’Islam, che gli alberi e le rocce parlarono per primi al Profeta Maometto e solo successivamente fu incaricato, per il tramite dell’Arcangelo Gabriele, di divenire messaggero di Dio (Allah), sigillo dei Profeti” Inizia con questo riferimento il capitolo di “Alberologia” nel quale Antonio De Bona si sofferma sulla mitologia islamica riferita agli alberi.
Dopo aver ricordato l’origine dell’Islam nella penisola araba, tra il VI-VII secolo per opera di Maometto; e aver ricordato che il popolo musulmano aderisce alle credenze attingendo totalmente al sacro Corano; l’autore si sofferma sulla parola di Allah (il Dio dei musulmani) il quale paragona un albero buono alla buona parola, così come metaforicamente la parola cattiva è invece quella di una “mala pianta sradicata dalla superficie della terra: non ha stabilità alcuna (Sura XIV, 24 e 26)”.
Altri alberi ancora sono presenti nel libro sacro. Ad esempio, l’albero dell’Ulivo nell’Islam è ritenuto un albero cosmico, si trova all’origine del creato, centro e pilastro del mondo, come albero benedetto, fonte della luce grazie all’olio che da esso viene prodotto.
Nel Corano la parola albero viene ripetuta per ben 24 volte, il solo albero di Olivo viene citato in quattro versi, mentre per tre volte viene nominato il Loto (o Kaki) e il Melograno viene menzionato una sola volta assieme all’Albero di Fico ed alla Tamerice.
“Nella escatologia musulmana – parole conclusive di De Bona - si parla poi dello Zaqqum l’Albero Infernale, dai frutti amari e ripugnanti, il cibo dei dannati, idealmente contrapposto agli alberi dei frutti benedetti del Paradiso. Data l’assenza di foreste, nelle regioni islamiche la parola foresta non compare nel Corano, né bosco, mentre la parola palma e palmeto sono presenti diciassette volte.