Ciclo dalle pagine del diario "Conoscenda" dell'Editrice Conoscenza,
interamente dedicato al 750° anniversario della nascita di Dante Alighieri
Testi - vignetta di Staino - illustrazione di grandi artisti
Dante e il grottesco
Nella tradizione toscana popolare, ma anche in quella colta, Dante non è sempre presentato come un saggio severo e saccente, anzi spesso è narrato come un toscano buontempone, ironico e pungente.
Poggio Bracciolini per esempio, nel XV secolo, ci presenta nelle sue Facezie un Dante arguto, amante di battute spiritose che fanno sorridere.

Ora, in un’agenda come questa, pensiamo sia salutare uscire dai canoni della critica letteraria e sottoporre la Commedia (ricordiamoci sempre: Dante la chiamò Commedia) a una lente grottesca.
Un paio di esempi. Quando a Dante viene il dubbio del perché chi è nato in India o in altre parti del mondo o è nato prima di Cristo debba finire o nel limbo o tra i dannati, gli viene risposto:
Or tu chi se', che vuo' sedere a scranna,
per giudicar di lungi mille miglia 
con la veduta corta d'una spanna? (Par. XIX).
E' chiaro che Dante deve esserci rimasto un po’ maluccio.
Perché, proprio a lui che ha raggiunto il Paradiso, dire che non può capire, che non può vedere al di là di un palmo dal naso, deve essere difficile da accettare e il fatto si presta a immaginare qualche risentimento del nostro Poeta.
C’è un altro aspetto imbarazzante che attraversa tutto il poema: da Virgilio in poi, le anime conoscono il futuro del mondo, non solo, lo stesso Virgilio può leggere nella mente di Dante. E allora perché Virgilio ogni tanto sprona Dante a fare domande se già conosce i suoi dubbi?
E se qualche anima avesse rivelato per distrazione a Dante alcune meraviglie del futuro, come la scoperta dell’America o l’invenzione del computer e del telefono cellulare?
Può essere insomma divertente, anche tra gli studenti, leggere la Commedia tralasciando significati allegorici e complicazioni tomistiche.
E giocare un po’ allegramente con le stelle!