Contro gli incassi milionari di Zalone, in sala c'è anche la poesia
Film per grandi e piccini
Il Piccolo Principe e Carol
di Giada Gentili
In questa prima settimana di gennaio, mentre Checco Zalone procede con la sua crociata per salvare il cinema italiano, sono arrivati in sala due gioielli minori per portata d’interesse ma di potenza espressiva imparagonabile al fenomeno pugliese, che tanto fa rimpinzare la pancia e le tasche di Valsecchi. Il Piccolo Principe è stato presentato alla Festa del Cinema di Roma lo scorso ottobre; realizzata in stop motion, l’opera francese non ha avuto la pretesa di raggiungere la profondità filosofica di Saint-Exupéry.
La cornice del racconto sono i nostri tempi moderni, in cui la protagonista bambina si trasferisce per sostenere un colloquio in una scuola prestigiosa ed entra in conflitto con la madre che le pianifica le settimane fino all’ultimo dettaglio. Il nuovo vicino è un vecchio aviatore che le consegna un racconto, lo stesso in cui la bambina si immergerà cambiando drasticamente punto di vista. Non c’era speranza alcuna di riportare sullo schermo la potenza del libro, diventato una classico della letteratura, dell’antropologia e immortale per i contenuti, il regista Mark Osborne però ha cercato di consegnarci la stessa atmosfera surreale, essenziale, senza sciorinare ovvietà . L’incidere lento da favola catturerà i più piccoli, i contenuti faranno tacere gli adulti in sala, esattamente il libro.
Tratto dal romanzo di Patricia Hightsmith, Carol, a differenza de Il Piccolo Principe, non riesce a stare al passo col testo. Il film di Todd Haynes ha altri meriti, primo fra tutti la protagonista Cate Blanchett (nomination all’Oscar in tasca) e una che regia ci consegna immagini quasi rubate, la camera lascia alla giovane Therese (Rooney Mara) e l'adultissima Carol, i loro spazi per conoscersi, capirsi e amarsi, rimanendo sempre appostata lontano inizialmente per poi avvicinarsi. In questo rapporto tutto il resto rimane fuori, non sappiamo neanche in che anno ci troviamo, il mondo scivola riflesso sul vetro di una macchina, di un treno sotto la pioggia continua. La delicatezza di entrambe le opere non può molto contro la comicità da bar di Checco o almeno così è parso;