Il luogo ove fu martirizzato l'Apostolo Paolo
Tre fontane - Roma
L' Abbazia tra gli eucaliptus
Nell’area dove oggi si trova il complesso abbaziale delle Tre Fontane l’Apostolo Paolo e, dopo di lui, tanti altri martiri cristiani, hanno santificato con il loro sacrificio questo luogo.
Sin dal VI sec. d.C. la zona è stata eletta come residenza da uomini di fede con l’intento di testimoniare, con la rinuncia agli agi e ai beni terreni, l’amore per Dio.
La costruzione del complesso abbaziale cistercense ha reso questo luogo uno dei più significativi simboli del monachesimo occidentale. Il luogo, anticamente individuato con il nome di Acque Salvie, consisteva in una piccola valle situata sul percorso dell’antica via Laurentina.
Secondo un’antichissima tradizione, qui fu decapitato l’apostolo Paolo il 29 giugno 67. Il complesso abbaziale delle Tre Fontane è quindi situato sul tracciato dell’antica via Laurentina, in una piccola valle con alberi di eucalipto. Un’area in cui sono tutt’ora presenti storia e tradizioni giunte fin dall’epoca paleocristiana, accanto a reminiscenze di epoche precedenti.
L’antica denominazione di “Acque Salvi” viene fatta derivare dalla famiglia romana Salvia oppure, più verosimilmente, dalla presenza di abbondanti e salutari sorgenti, tuttora attive.
“Campo di Erode” (Ager Herodis), è un altro toponimo, storicamente accertato, originato probabilmente dalla presenza, in epoca neroniana, della villa di un pretore di Roma di nome Erode Agrippa junior.
Con la Bolla del 21 aprile 1868, venne ricostituita una comunità che doveva avere almeno 14 religiosi: l’incarico fu dato ai Cistercensi Trappisti, a cui fu donata l’abbazia. I monaci della Grande Trappa intrapresero radicali opere di restauro degli edifici ma soprattutto si impegnarono a fondo per la bonifica integrale della zona, con la costruzione di sistemi di drenaggio delle acque stagnanti, pericolose anche per le fondamenta delle strutture edificate.
La lotta alla malaria ebbe un grande alleato nell’albero di eucaliptus: i monaci trappisti ne piantarono molti, soprattutto dopo il 1870, quando, caduto il potere temporale della Chiesa, i Trappisti riuscirono ad ottenere in enfiteusi perpetua un appezzamento di 450 ettari in cambio, tra le altre condizioni del contratto, di piantare almeno 125.000 alberi di eucaliptus.