#142 - 30 novembre 2015
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comunicazione

La Conferenza Mondiale sul Clima di Parigi
al centro del Forum Internazionale dell'informazione di Rieti

Clima ultima chiamata

Un punto di svolta nella politica, nell'economia e nella finanza”.

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“A Parigi non si va per risolvere gli equilibri politici dei singoli Stati, per decidere le sorti di qualche governo o orientare future elezioni politiche; a Parigi si decide, come fu 250 anni fa, il futuro dell’umanità. L'auspicio è che la COP21 segni un punto di svolta nelle relazioni internazionali, nella politica, nell'economia e nella finanza”.
È l'appello che l'economista Andrea Masullo, presidente del Comitato scientifico dell'associazione Greenaccord, ha pronunciato in chiusura del XII Forum intenazionale dell'Informazione per la Salvaguardia della Natura, che per tre giorni ha riunito a Rieti decine di giornalisti specializzati in tematiche ambientali per ascoltare le relazioni di economisti, climatologi, fisici ed esperti di sostenibilità. Tanti contributi per un unico filo conduttore: Clima, ultima chiamata.

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E la profonda preoccupazione espressa dal mondo scientifico ha trovato ampio spazio nelle conclusioni di Masullo: “Se la cintura esplosiva dei terroristi ci fa paura perché può ucciderci in un istante non dimostriamo la stessa capacità reattiva di fronte ai cambiamenti climatici che producono sull’umanità effetti comparabili a centinaia di bombe atomiche che esplodono al rallentatore. Noi le stiamo sganciando, ma gli effetti ricadranno sui nostri figli, nipoti e pronipoti.
È questa la realtà che ci è stata dipinta da alcuni fra i migliori scienziati del mondo.” ha osservato Masullo. “Se oggi 1 miliardo di persone non ha accesso ad acque potabili sicure nel 2025, ciò sarà la realtà di 2,5 miliardi di persone. Se è vero che la civiltà si è sviluppata grazie agli ultimi 11.000 anni di stabilità climatica, ciò che sta accadendo al clima rischia di segnare la fine della civiltà entro 200-300 anni.Grandi scienziati ci hanno ammonito che la scienza non è la quintessenza della ragione, che non tutto ciò che è possibile fare è bene farlo, che la potenza dei suoi prodotti tecnologici, se non orientata eticamente anziché verso il benessere può condurci alla catastrofe”.

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La critica all'attuale modello economico e sociale è forte e netta: “I cambiamenti climatici non sono un semplice incidente di percorso nel cammino trionfale del capitalismo consumista. e disuguaglianze e la povertà non nascono da una scorretta applicazione del modello, ma sono dei prodotti inattesi e indesiderati del sistema di valori su cui si fonda la fase più recente della civiltà moderna, in cui i valori mercantili hanno la priorità sui valori umani. Una economia fondata sull’accumulo competitivo di ricchezza più si avvicina ai limiti fisici del pianeta è più ha bisogno di produrre povertà da una parte per continuare a produrre ricchezza dall’altra”.

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A chi ha ascoltato le analisi degli esperti intervenuti nei tre giorni di lavori, l'esigenza di un turning point radicale è apparsa non solo urgente ma anche inevitabile. Ma come? “Il dialogo fra scienza e religioni che si è svolto ci ha indicato una via di uscita” spiega Masullo, ricordando i contenuti della tavola rotonda tra esponenti delle diverse confessioni religiose svoltosa nell'ambito del Forum. “La scienza si accorge di aver perso di vista il benessere umano e di aver bisogno di un’etica, religiosa o laica che sia, per costruire un nuovo umanesimo fatto non solo di cose e consumi ma anche di valori non materiali”. Il cambio di paradigma riguarda ovviamente tutti i settori e non esclude nessuno. Agricoltura, industria, sistema produttivo, stili di consumo. E investimenti finanziari: “Abbiamo sentito pronunciare e descrivere l’ossimoro di una finanza etica, che si occupi cioè non solo della produzione e dell’accumulo di quel capitale finanziario per cui è nata, ma anche del capitale umano e del capitale naturale. Questa ci è stata indicata come una via dì uscita. Gli scienziati lo sanno, gli economisti meno, la finanza ancor meno.

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Ed ecco che, da questa consapevolezza, emerge il ruolo cruciale dei giornalisti e degli operatori dell'informazione: un appello perché anche i politici ne tengano conto alla COP21 di Parigi assumendosi le loro responsabilità. Nessuno pensi, nella casa comune che è il nostro pianeta, di potersi sentire al sicuro, chiuso nella sua bella stanza ordinata, senza adoperarsi per consolidare le fondamenta che scricchiolano, perché se la casa crolla a poco gli serviranno le ricchezze che può avervi accumulato.

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