Variegate tematiche sui diritti civili
presenti nel dibattito contemporaneo
Un film di Yorgos Lanthimos
The Lobster
di Federica Fasciolo
Cosa accadrebbe se essere single fosse illegale? Nel mondo immaginato da Yorgos Lanthimos i single vengono portati in un albergo e devono trovare un compagno o una compagna entro 45 giorni. In caso contrario vengono trasformati in animali. Ovviamente alcuni si ribellano e fuggono nel bosco circostante, rischiando di essere preda di battute di caccia e vivendo in una nuova società clandestina, quella dei solitari, dalle regole totalmente opposte...
Una regia contemplativa, dal senso estetico piuttosto accentuato che sembra scontrarsi con la durezza delle vicende trattate, accompagna la storia di David (Colin Farrel), protagonista in difficoltà tra le regole di entrambe le società in cui si troverà a vivere. Proprio il protagonista, che per tradizione dovrebbe essere colui che è capace di usare la ragione e di discernere – insomma, colui che dovrebbe rappresentare ciò che è giusto in un mondo folle – è in realtà perfettamente (e realisticamente) figlio del sistema in cui vive. Le sue azioni non sono dettate dall'idea di un’esistenza migliore per tutti e dalla coscienza di essere circondato da folli, ma solo dalla naturale riluttanza di fronte alle imposizioni e, soprattutto, dalla paura. Non tanto di dover stare con qualcuno che non ama veramente o di non essere amato semplicemente per ciò che è, ma dalla paura di venire abbandonato e lasciato solo.
E come le sue, anche le azioni dei personaggi che lo circondano. Ed è per questo che tutti hanno paura delle differenze, in questo mondo. Esse non arricchiscono, ma sono qualcosa da eliminare. E per farlo c'è solo una soluzione ovviamente: qualcuno deve cambiare. Non importa se forzandosi in modo totalmente innaturale, o se la differenza da colmare sembri assolutamente ridicola e di nessuna importanza, perché per i personaggi questo sembra l'unico modo in cui una coppia possa essere realmente unita e possa vedere il mondo allo stesso modo. Le piccole differenze sono bandite, la paura regna sovrana.
La colonna sonora, inquietante anche nei momenti che sarebbero felici se il mondo raccontato fosse normale, ci ricorda proprio la paura che si nasconde dietro ogni azione, ed è perfetta per trasmettere la freddezza e l’irrazionalità di una società in cui nulla sembra essere piacevole o spontaneo. La regia, che disdegna il mainstream (dal montaggio alternato al dinamismo generale assenti o quasi) è ben fatta e adatta allo scopo di Lanthimos, e se fosse stata diversa probabilmente sarebbe cambiato anche il senso complessivo del film e la sua intenzione. Tutto, dalla recitazione, alla fotografia fino alla scenografia, trasmette un senso di apatia apparente. Anche questo - insieme alla follia generale da non sottovalutare - porta a guardare ciò che accade con distacco. Se dalla locandina o in alcune sfumature della storia il film potrebbe sembrare quasi firmato Wes Anderson, si nota presto che in realtà a "The Lobster" manca quella capacità di trasportare il pubblico all'interno del mondo raccontato, magia che Anderson è invece naturalmente portato a creare. Non che somigliare a lui fosse l'intento di Lanthimos – non che io sappia almeno – ma il paragone viene naturale ed è comunque utile per capire alcune caratteristiche di questo film: mentre infatti la follia di alcuni personaggi di Anderson sembra comunque “comprensibile†o perlomeno risulta divertente in sé e per sé, nel film di Lanthimos quando si ride non è per la follia dei personaggi e delle loro azioni (che spesso invece sono tutt’altro che divertenti) ma per quanto tutto sia veramente folle e fuori da ogni razionalità . Si ride perché si giudica o per incredulità . Nei film di Anderson si ha empatia con i personaggi, si capisce la loro tristezza, ci si lascia coinvolgere; quando si arriva al limite del sopportabile in “The Lobsterâ€, invece, non ci sono tristezza o pietà , quanto ribrezzo e spaesamento, a volte risate addirittura. E non perché ci sia da ridere, ma perché ci si chiede cosa si stia guardando, cosa sia questa follia che ci è capitata sotto gli occhi in un pomeriggio in cui volevamo andare al cinema. Questo potrebbe essere un enorme difetto, se non pensiamo al messaggio che il film vuole trasmettere… E cosa se non l'estremizzazione della nostra spesso presente incapacità di accettare ciò che è diverso da noi? In quest'ottica, farci vedere le più insignificanti differenze come degli ostacoli insormontabili e un mondo in cui non si accetta che ognuno viva la sua vita come vuole, anche se nel rispetto degli altri, facendoci provare incredulità di fronte a simili esagerazioni, dovrebbe renderci consapevoli di quando, nella vita di tutti i giorni, commettiamo gli stessi errori. Ma ci vogliono consapevolezza e almeno un po’ di autocritica. Forse troppa per rendere l’obiettivo realizzabile.