"Una cosa bella è una gioia per sempre" John Keats
Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano
Un territorio che custodisce straordinarie ricchezze.
Musei cilentani (salerno)
di Alessandro Gentili
All’interno del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano s’intrecciano valenze storiche, culturali, naturalistiche e ambientali. E così sono tanti e ancora poco noti i luoghi in cui si conserva e si documenta questo multiforme patrimonio. Dai musei naturalistici, in cui è studiata e catalogata la flora e la fauna del Parco, agli “antiquaria*” che espongono alcuni degli innumerevoli reperti archeologici del territorio. Dai musei che testimoniano la secolare civiltà contadina a quelli di arte sacra, fino a giungere a musei davvero curiosi e singolari come il museo del giocattolo povero e il museo letterario.
Una sorprendente mostra della fauna italiana ed europea; un museo, ma anche un centro di ricerca, promotore di attività didattiche in campo naturalistico e scientifico, è il Museo Naturalistico degli Alburni di Corleto Monforte, piccolo centro nel cuore dei Monti Alburni.
È nato nel 1997 dalla raccolta privata del dottor Camillo Pignataro, direttore scientifico del museo e presidente dell’Associazione “Il Passero del Borgo Antico” che lo gestisce.
Incluso nella rete dei musei minori della Regione Campania, collabora con altre importanti istituzioni come il Museo Regionale di Torino.
“Gli animali qui conservati – sottolinea Pignataro – non sono semplicemente imbalsamati, ma naturalizzati, ovvero ricomposti nella loro normale posizione di riposo”. Circa 60 specie di mammiferi esposti, ma soprattutto una rassegna pressoché completa della fauna ornitologica europea: “Abbiamo qui rappresentate – spiega Pignataro – oltre 1200 specie di uccelli europei, esemplari di specie stanziali, migratorie e accidentali, ossia quelli avvistati non più di dieci volte”.
Non mancano esemplari tipici del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano: uccelli rapaci, lupi, volpi, cinghiali e la lontra, animale simbolo del Parco. Animali esposti all’interno delle cinque sale del museo che è anche centro di raccolta di migliaia di specie di invertebrati: “Oltre 20.000 – conclude Pignataro – tra insetti (coleotteri, lepidotteri, ortotteri), aracnidi e crostacei del Mediterraneo. Inoltre è presente una ricostruzione sintetica in resina degli anfibi e dei rettili italiani”.
Un museo, ma anche un centro studi sulla flora tipica del Parco è il Museo delle Erbe di Teggiano, dove sono raccolte e classificate numerose varietà di erbe che avevano nella tradizione locale molteplici utilizzi.
Le erbe nell’uso domestico, adoperate per tingere, deodorare o preparare pietanze. Le erbe per la medicina popolare, una volta usate dal contadino per curare i malanni propri e dei suoi animali. E le erbe impiegate nella magia, negli antichi filtri e fatture. Interessante è poi la sezione dedicata all’etnobotanica con la ricostruzione di una spezieria medievale in cui, oltre alle spezie, sono esposti gli attrezzi di lavoro e i recipienti dello speziale.
Il museo funge anche da banca semi di molte varietà e specie di piante cerealicole e ortofrutticole presenti nelle antiche coltivazioni locali. E la salvaguardia di queste antiche coltivazioni è alla base della creazione anche del Museo vivente della Valle delle Orchidee e delle antiche coltivazioni di Sassano, altro centro del Vallo di Diano. Qui sono inoltre catalogate le circa 70 specie di orchidee naturali presenti sul territorio locale. Al museo è associato un percorso ecomuseale lungo la cosiddetta Valle delle Orchidee per ammirare le varietà di queste piante nel loro ambiente naturale.
Due musei – sottolinea Nicola Di Novella, ideatore e direttore di entrambe le strutture museali – concepiti non come spazi contemplativi. Sono infatti laboratori di studio, ricerca e recupero di antiche coltivazioni e di varietà botaniche a rischio di estinzione”.