Con il patrocinio della Città di Bassano del Grappa
Allegria delle forme
di Antonio Bruni
Si è conclusa a Bassano del Grappa Allegria delle forme la retrospettiva per i novant’anni di Enrico Bravo, scultore ceramista, tenutasi dall’otto al diciotto marzo 2025 nella Chiesa di San Giovanni Battista, che domina la storica Piazza della Libertà, un tempo detta dei Signori.
Duemila almeno i visitatori durante gli undici giorni di esposizione, che dal terzo giorno è stata ininterrotta 10-19. Sono stati ritirati mille pieghevoli mini-cataloghi, in media uno ogni due o tre visitatori. Sono state esposte 209 opere: 44 tavole di smalto, 15 conchiglie ceramiche, 50 pitture, 6 filigrane, 17 figurine viandanti, 40 vasi, 30 piatti, 3 crocefissi, 4 presepi.
All’ingresso tre lunghi tavoli hanno accolto i visitatori: a dx Le Conchiglie (ceramiche orizzontali), al centro I Viandanti (figurine bianche verticali) e Gli Ozi (vasi panciuti), a sx Le Filigrane (piatti a merletto) Le Primavere (piatti di varie dimensioni).
Ai piedi dell’altare centrale il grande Crocifisso, contornato da due Filigrane e da I Vasi. Sugli scranni laterali del coro le pitture: a sx la serie delle Sorelle, a dx la serie degli Sguardi Femminili. Sui lati destro e sinistro della chiesa, entrando, sono stati tracciati, con i pannelli, dieci percorsi: sul lato chiaro di questi sono state poste le tavole di smalto, sul lato scuro le pitture.
Altri dipinti sono stati posizionati su cavalletti sparsi. Un percorso sul lato dx è stato dedicato alle grandi Conchiglie, una produzione suggestiva e ardita, per difficoltà tecnica, degli anni Ottanta. Al centro degli antichi confessionali lignei, nella parte dx, è stata posizionata Nike, L’Angelo Dell’Annuncio, la grande ceramica verticale. Nei quattro altari laterali sono stati posizionati I Crocifissi e I Presepi, contornati da I vasi.
È la terza delle mostre recenti di Bravo, dopo “Le forme dell’anima” a Villa Morosini Cappello di Cartigliano 2021, e “I rilievi dei sensi” Chiesa del Torresino a Cittadella 2023.
Le tre esposizioni hanno messo in risalto altrettanti aspetti della espressività di Enrico Bravo.
Il primo è la profonda religiosità, piena di domande, di dubbi, di ricerca, svelata nelle tavole di smalto che presentano rilievi, contrasti, asperità dei tracciati. Le otto tavole, già presentate al Festival Biblico di Vicenza del 2009, interrogano la coscienza sui momenti della Passione e su alcune indicazioni evangeliche: Chi dite che io sia? nei passaggi delicati tra oro e azzurro; Passio, Costato e Germoglio nei tracciati di oro e carminio; Memoria e Veritas in un sanguinare dell’anima; Resurrexit, incandescente esplosione della forza di un’atomica. In ognuna delle altre tavole c’è un racconto che bisogna decifrare nei minimi particolari, nelle sfumature di colori, nei tracciati dei rilievi. C’è sempre un itinerario spirituale che mette in contatto la materia tattile con gli afflati dell’anima. La lettura di queste tavole può provocare un turbamento profondo in chi le osserva, soprattutto negli animi femminili. Ci si affaccia all’infinito immergendosi in immagini fenomeniche come aurore boreali.
Nel Crocefisso, figura scheletrita e senza volto, c’è l’estremo messaggio del Salvatore: vi ho dato tutto fino alla consunzione delle mie spoglie mortali, ora tocca a voi continuare.
“È un Cristo tribolato, senza volto, ma in lui possiamo mettere i volti di tutti i sofferenti.” (Francesco Gasparini).
I Presepi offrono figure cristallizzate nella storia; lo stupore per la nascita divina diventa un gesto emblematico. L’evento irripetibile, ma che si rinnova in ogni persona che viene al mondo, resta fisso nella memoria dell’umanità. I secoli dall’anno zero sono tutti presenti nelle statuette di Enrico.
Il secondo aspetto, dominante nella produzione, è la rappresentazione della femminilità come carnalità esuberante, forza della natura che insegue la sua missione, espressa nelle ceramiche bianche a volute, riccioli e intrecci, avvolgenti come conchiglie che si spalancano allo sguardo.
Opere mirabili anche sul piano tecnico perché la ceramica in queste ardite dimensioni normalmente si spacca. Enrico riesce a dominarla nella sua fragilità, donandogli una morbidezza muliebre. Sono lavori irripetibili degli anni Ottanta.
Nelle pitture, olio e acrilico, la figura invece è delineata nella sua delicatezza. L’immagine è riportata a sintesi, talvolta essenziale, in semplici tratti di scuola picassiana, suo riferimento costante. Le figure eteree dei quadri, diverse dalla formosità delle ceramiche, parlano linguaggi tra donne nell’intimità delle case e delle conversazioni. La solidarietà tra donne emerge delicatamente nelle Sorelle e nelle Conversazioni.
Il terzo aspetto, l’allegria delle forme, è espresso nei Vasi e nei Piatti, anch’essi omaggio al suo maestro Picasso. Forme tonde, a volte oziose, a volte danzanti, bizzarre, colori irriverenti, nudi formosi, colombe e fronde ombreggianti si inseguono nelle curve delle superfici; una decorazione che diventa racconto ininterrotto della gioia di vivere. Sono ceramiche parlanti da pareti e da tavoli, lanciano sguardi maliziosi, intonano canzoni gioiose, nenie serali. Non offrono spigoli ma abbracci, interni in cui immergersi.
Come dimenticare I Viandanti, le linee slanciate delle bianche figurine di persone, silenziose eppure delineate nel carattere, prevalentemente in coppia, talvolta sole, che incrociamo nelle nostre strade e che vorremmo conoscere nella loro riservatezza?
I rilievi dei sensi appaiono in tutte le ceramiche. Le emozioni si solidificano, diventano percorsi tattili, zone luminose e ombre, asperità e dolcezze. Bisogna leggere le sculture, accettando i brividi e le scosse che le sue immagini e i suoi rilievi possono comunicare. Qui troviamo le rarissime presenze maschili nelle opere di Bravo.
Cinque capolavori sono Le Filigrane, grandi piatti tracciati a merletto di ceramica come fosse argento e oro, omaggio di grande tecnica alla raffinatezza del ricamo. Sono pezzi ormai rari perché di difficilissima realizzazione, rotondi e splendenti come astri, trasparenti e intoccabili nella loro fragilità.
Enrico Bravo ha la freschezza morale e fisica di un giovane. Lavora a tempo pieno nel suo laboratorio di Cartigliano, nel cuore bassanese della patria della ceramica artistica, e continua a produrre, anche nei giorni che dovrebbero essere dedicati al riposo, opere sempre diverse, cercando di dare forme e colori alle immagini di cui la sua anima è ricca. Non ha il distacco dell’anziano, non soffre la pigrizia della senescenza.
Nato nel 1935 a Cartigliano, dove tuttora vive, da bambino ha ammirato le pitture di Jacopo e Francesco da Bassano nella parrocchiale. Ha studiato nell’Istituto d’arte di Nove, sotto la guida del maestro Andrea Parini che lo presentò per partecipare diciottenne alla Biennale internazionale di Venezia. Due suoi Crocifissi sono esposti nel Museo Diocesano di Vicenza e nel Campus del Gemelli di Roma. Altre opere sono nei Musei di Bassano, di Nove e di Ascoli Piceno. Ha esposto anche all’Angelicum di Milano, alla Bevilacqua La Masa di Venezia e al Festival Biblico di Vicenza.
Hanno scritto sulle sue opere: Sergio Bencivenga, Katia Brugnolo, Antonio Bruni, Jolanda D’Annibale, Ugo Fasolo, Alberto Frasson, Francesco Gasparini, Anna Mordici, Gino Nogara, Bino Rebellato, Giorgio Segato.
Mostre recenti:
Catalogo della mostra di Bassano
http://antoniobruni.it/wp-content/uploads/2025/03/Bravo-Bassano.pdf
Video della mostra https://youtu.be/BCe2L_vE1WU
Foto cronaca della mostra
http://antoniobruni.it/wp-content/uploads/2025/03/Fotocronaca-mostra-Bassano-c.pdf