"una cosa bella è una gioia per sempre" John Keats
Milano
Museo dei coltelli
...e nello scantinato un'intenso lavoro di molatura...
di Alessandro Gentili
I Lorenzi, coltellinai in Montenapoleone, sono nativi del Trentino.
IL luogo, la Val Rendena, prima che avesse le risorse di oggi, in estate dava appena l'erba necessaria al sostentamento del bestiame. Di questo, durante il lungo inverno montano, si occupavano i vecchi e le donne, mentre gli uomini più intraprendenti si incamminavano, spesso spingendo la loro mola, a cercare altrove una fonte alternativa di lavoro: migrazione iniziata fin dalla seconda metà del secolo scorso.
Anche Giovanni Lorenzi, nato a Mortaso nel 1899, fu uno di questi emigranti: dopo aver passato alcuni anni in Germania come "cacià l", garzone di arrotino, nel 1919 veniva a Milano con i fratelli a mettere in pratica quanto l'esperienza gli aveva insegnato.
In Montenapoleone si stabilì nel 1929. La sua era allora una piccola bottega, nel cui scantinato egli svolgeva un intenso lavoro di molatura. L'inizio fu molto difficoltoso: papà e mamma Lorenzi raccontavano che alla vigilia di Natale del primo anno di apertura un solo cliente aveva fatto un acquisto da loro. La crisi mondiale di quegli anni e in seguito il danneggiamento del negozio per i bombardamenti del 1943 misero a dura prova le loro forze. Solo dopo qualche tempo il lavoro assumeva un ritmo regolare e la "Coltelleria Lorenzi" incominciava a consolidarsi.
Dapprima l'affilatura era stata la sola fonte di guadagno e la vendita di coltelli, forbici o altro avveniva quasi casualmente, su richiesta. Ma fu proprio questo lento avvio a permettere a Giovanni Lorenzi di specializzarsi gradatamente nel suo campo. Intanto teneva vicino a sé i figli che, anche nei primi giochi, fra trenini formati con scatolette vuote di lamette, pezzi di ricambio rotti e altro, assorbivano quasi inconsapevolmente il lavoro del padre: si plasmavano e imparavano a osservare e sperimentare.
Una fonte stimolante di insegnamento era fornita da quella clientela eterogenea che si andava formando nella via, che non richiedeva soltanto quanto in commercio, ma soprattutto proponeva oggetti nuovi, consoni alle proprie esigenze. Appunto partendo da questa domanda e da una grande determinazione a soddisfarla, i Lorenzi impostarono il loro sistema di lavoro: dare ai clienti l'oggetto realmente utile, costruito nel migliore dei modi. E' un sistema di conduzione molto laborioso, questo, perché obbliga a una continua ricerca e realizzazione nel campo artigianale sia dentro sia fuori dal negozio.
I Lorenzi girano il mondo con occhio attento a quanto è ben ideato e fabbricato, traendone idee per nuove creazioni e utilizzando a opportuna occasione i particolari migliori. Da qui l'ardua scelta dell'ottimo artigiano, che, una volta trovato, è pur sempre restio ad accettare un lavoro di tipo insolito, ormai abituato alla comoda monotonia di quello in serie. Ne deriva la necessità di produrre in proprio gli articoli più prestigiosi. In essi, oltre alla ricerca di materiali pregiati, si nota un ritorno insistente a quelli naturali: un desiderio di fornire l'oggetto "da tenere" e non da eliminare al primo danno.
E' questo un principio di etica professionale e rivela l'amore per la natura e per l'ambiente dal quale i Lorenzi non si sono allontanati: il legno, il corno, la pelle, il rame, l'ottone; richiami di baite, boschi e animali.
Certamente il materiale naturale è più delicato e si rovina più facilmente sia durante la lavorazione che con l'uso, ne consegue un rapporto più impegnativo con il cliente che deve accettarne le caratteristiche. Ecco la necessità di avere commessi che siano realmente collaboratori, in grado prima di amare e approfondire il loro lavoro, poi di trasmettere la loro conoscenza al cliente e a loro volta di imparare da quest'ultimo: tutti possono essere utili a consolidare l'esperienza dei Lorenzi. E' da ricordare la frase detta da un cliente, indeciso di fronte a due oggetti destinati al medesimo uso, ma di differente costruzione e conseguente prezzo diverso: "Prendo il meglio, perché non sono abbastanza ricco da permettermi il lusso di spendere meno". La sua risposta è una delle tante non dimenticate nel corso degli anni.
Nel 1959 papà Lorenzi ritornava fra i suoi monti (dove morì nel 1992), lasciando definitivamente ai figli la responsabilità di continuare la sua opera. E' di quell'anno l'ampliamento del negozio e l'approccio col mondo dei fumatori, iniziato con la vendita di accendini e completato, nel 1964, da quella delle pipe e degli accessori da fumo. Come per la coltelleria, l'inizio è stato cauto e l'approfondimento del campo basato su una continua ricerca.
Nel 1983 il negozio veniva ulteriormente ampliato e modificato, ma sempre nel rispetto della sua impronta iniziale. E' stata anche ristrutturata quella parte di scantinato nella quale si svolgeva un tempo il lavoro di molatura: questo ha reso possibile la creazione di un angolo un po' appartato dal resto del negozio, nel quale vengono anche proposti articoli realizzati da artigiani del passato e ormai considerati "pezzi unici". L'intento è di affiancarli alle novità che incalzano velocissime nella produzione moderna, per poter evidenziare i vantaggi offerti da quest'ultima, ma allo stesso tempo offrire una testimonianza di ciò che di valido è stato fatto in altri tempi e conservarne memoria.
Con lo stesso spirito si è formata negli anni una collezione degli oggetti più significativi, di varie epoche e provenienze, appartenenti alla gamma degli articoli trattati - un vero e proprio museo - onde permettere, tramite l'organizzazione di mostre, un ulteriore scambio di conoscenza e di esperienze con un pubblico sempre più preparato ed esigente.