Tra splendidi borghi e paesaggi incontaminati,
tra la provincia toscana e la ciclovia dell'Acquedotto Pugliese
Chilometrica emozione
Due itinerari da gustare a piedi o in sella alla bici
di Marino Pagano
Locorotondo
Il vero viaggio per sua natura è lento. Scorre piano e tenue come un’emozione leggera, da scoprire in un cammino con quiete e con soste.
Eppure, inutile negarlo (o negarselo): spesso, proprio durante i nostri viaggi, siamo costretti ad andar di fretta o quantomeno siam presi dalla necessità di inserire più visite e posti possibili, dato il tempo non sempre fruibile come miniera a costante nostra disposizione.
L’importante è crearsi oasi anche in questi piccoli e veloci momenti destinati al viaggio. Raggiungi certe zone a due ore da casa e sai che, specie magari d’inverno, le giornate d’un subito si fanno nane e buie? E allora al buio rispondi col buio (o quasi): parti al principiar del giorno, quando puoi permettertelo. Ne perdi in sonno ma ne guadagni in luce. È la regola del viaggiatore invernale, stagione spesso straniante per il camminatore.
Ecco, con determinati accorgimenti, come avere anche d’inverno più tempo e poter così dedicarsi, con trasporto e distensione, a scoperte meno veloci e soprattutto più sorprendenti perché improvvise e non impartite dal talvolta vacuo dettato turistico. È nel nome di questa idea di viaggio che vi presentiamo due pubblicazioni assai interessanti.
Territori diversi, emozioni simili. Luoghi incontaminati e però carichi di storia e storie, respiri d’ambiente e tanto silenzio. Due piccoli consigli editoriali per vivere con stupore luoghi fuori dai circuiti delle visite tradizionali. Non sai se essere dispiaciuto per questo oppure, tutto sommato, augurarti che una certa solitudine abitata resti a cullare determinati spazi. Solitudine abitata da un carico di racconti che viene da molto lontano.
Ed ecco, a firma di Roberto Guido, “Ciclovia dell’Acquedotto Pugliese” (con sottotitolo “Cicloesplorazione da Caposele a Santa Maria di Leuca”) e, invece, spostandoci in Toscana, di Maggy Bettolla e Roberto Di Novi, “Luoghi abbandonati nella provincia di Firenze” (“Presa di consapevolezza di un patrimonio storico in rovina”). Il libro di Guido presenta fantastici e talvolta ancora misconosciuti luoghi e borghi del Sud, fra tre regioni: Campania, Lucania e Puglia. Sulla scorta di un progetto – ancora in parte in fieri ma ormai priorità nazionale inserito nella Legge di stabilità – inerente una ciclovia che coinvolga i territori del tracciato storico della grande struttura dell’Acquedotto Pugliese, il volumetto, scritto con la passione del giornalista di viaggi e scoperte, costituisce il prontuario ideale per questo entusiasmante pensiero attorno a luoghi che raccontano una storia importante del Sud. Questo è stato l’Acquedotto: un’opera incredibile di idraulica e archeologia industriale, venuta in mente a politici e tecnici particolarmente illuminati.
Campanile delle sorgenti di Acquedotto Pugliese a Caposele
Nel libro è raccontata anche questa storia, così come le particolarità dei tragitti, divisi per tappe. Per non parlare dei posti e delle strutture in sé.
Dall’Irpinia di Caposele alla fontana di Santa Maria di Leuca, passando per terre ricche di paesaggi invidiabili e bellezze volute anche dall’uomo (in una felice sintesi antropica tra esigenze abitative e rispetto della natura) come il Vulture, l’Alta Murgia e la Valle d’Itria, spazi che oggi invece scontano, in più parti, l’assenza di quel rispetto storico e che libri e operazioni come quella della ciclovia, puntando sulla bellezza della riscoperta, tendono a inculcare nei lettori e poi nei fruitori di luoghi così speciali. Guido è un giornalista con la passione per il turismo consapevole, già direttore della rivista quiSalento, in più autore di un reportage a puntate sul Corriere del Mezzogiorno sull’idea della ciclovia dell’Acquedotto, impegno che ha richiamato l’attenzione su questi percorsi, contribuendo a far sì che divenisse e fosse riconosciuta come una delle quattro ciclovie di priorità nazionale.
La cascata monumentale di Santa Maria di Leuca
Il secondo libro che passiamo in rassegna affronta un tema pure da tempo all’attenzione della letteratura di viaggio lontana dalla vorticosa corsa al luogo turistico d’effetto.
Nelle pagine di Bettolla e Di Novi, infatti, totale è il contemplare larghi ambiti che provengono da un altrove ormai dimenticato e “abbandonato” dalla storia che corre. Antichi cimiteri di borghi privi di frequentazioni umane, fascinose abbazie dirute tra le foreste, strutture anche una volta operose dal punto di vista economico e lavorativo ed oggi dismesse.
Tuttavia, malgrado l’attrazione magmatica di certi luoghi oggi vissuti soltanto dal discreto brusio della natura, ogni presumibile tentazione ad un’estetica del macabro o alla mera bozzettistica del luogo fatato e misterico è completamente e sagacemente schivata dai due autori. Un libro che si fa leggere con estremo interesse, sicuramente per com’è scritto (stile lineare, coinvolto ma lontano da romanticismi), ma poi anche per la curiosità che instilla. Sembra del resto di essere nei luoghi, anche in virtù di un bel materiale fotografico.
La rocca di Firenzuola
Il volume è ambientato nel fiorentino ma la Bettolla su queste tematiche ha prodotto già altre ricerche, nel territorio a cavallo tra Piemonte, Lombardia, Liguria e Toscana. Appassionata di luoghi decadenti e di quella natura, ama dire, “che si riprende i suoi spazi”, ha da anni costituito un’associazione su queste tematiche e organizzato mostre fotografiche in varie zone del Nord Italia. Alcune località toccate in questo testo: Firenzuola, Barberino Val d’Elsa, Vinci, Scandicci, Montelupo Fiorentino.
Non le aree urbane, attenzione: piuttosto località sperdute e ormai raggiunte dai rovi, vecchie borgate dove l’umano è solo un ricordo (ma dove, ben fotografate, restano quelle che ci appare appropriato definire le “reliquie” di questi passaggi), lande dove il paesaggio incolto è tornato padrone e dove il silenzio parla storie oggi andate e che però ieri qui ci sono state.
Una vista del rione Fossi di Accadia
Una foto, a margine dei posti toscani, ritrae anche l’abbandonato rione Fossi di Accadia nella Daunia remota. Un piccolo assaggio dei prossimi lavori del duo Bettolla-Di Novi? Chissà. Ad ogni modo, anche il Sud è ricchissimo di posti così, frequenti lungo tutta la catena della vera spina dorsale della penisola italiana: l’Appennino. Siamo sicuri che i nostri autori lo sanno e che qui, carichi di attesa, tra poco li vedremo arrivare.