Il centro, in provincia di Oristano, è l'emblema degli intrecci storico-culturali
della regione come pure delle sue bellezze paesaggistiche e naturalistiche
Abita a Bosa
il sogno della terra e del mare sardo
di Marino Pagano
Tipiche case colorate di Bosa
Se la Sardegna marina è un sogno, Bosa è dove tuffarsi in questo sogno che tocca la terra e tocca il mare. Abbracciando poi un’arte stravagante e fascinosa, eredità di una storia che qui è stata importante.
In provincia di Oristano, Bosa è l’emblema di questa parte d’isola Ichnusa profonda, lembo di terra che davvero tanto racconta degli intrecci storico-culturali della regione come pure delle sue bellezze paesaggistiche, naturalistiche, faunistiche. Terra anche laboriosa e produttiva, con l’industria conciaria famosissima (consigliabile una visita al museo che racconta la storia di quest’arte) e caratterizzante il territorio.
Grifoni a Capo Marrargiu
Zona anche di antiche estrazioni da miniere naturali sfruttate fino ai primi del ‘900. Naturali perché qui la conformazione geologica ha disegnato innumerevoli grotte: celebri quelle di Capo Marrargiu, areale perfetto per la crescita dei famosi avvoltoi, così presenti da queste parti.
I grifoni invece albergano sulla meravigliosa strada che da Bosa porta ad Alghero. Qui il sito è di interesse comunitario e protetto come patria di tesori avifaunistici.
Presso la secca di Su Puntillone ecco, invece, il cosiddetto Anemone Gioiello a riempire i fondali di un mare stupendo. L’uomo ha capito da sempre il valore di queste magiche zolle e così Bosa è stata abitata da sempre. Preistoria, protostoria, civiltà prenuragiche: la costa occidentale del centro nord sardo vanta un passato perso nella notte dei tempi.
Il Castello di Serravalle visto dal fiume
Anche il nome della cittadina proviene, secondo le due ipotesi al vaglio degli studiosi, da lingue preindoeuropee o paleosarde. La porzione è quella relativa alla Planargia e al Montiferru, siamo su un altopiano importante, così come importante è il fiume Temo, unico navigabile in tutta la Sardegna, che qui scorre. La lingua è quella sarda logudorese. La storia, a più tracce, è in parte medievale e moderna. Il dominio aragonese è stato decisivo nel segnare l’identità anche estetica di questi luoghi. Una storia che ha passato e subito diverse dominazioni, lasciti che oggi costituiscono l’attrattiva principale di Bosa. E così la città che era già stata fenicia, romana e vandala, è poi divenuta bizantina, ha subito anche gli arabi ma ha conservato un certo potere all’interno del Giudicato di Logudoro. Da sempre è poi stata sede vescovile e oggi diocesi con Alghero.
Il Ponte Vecchio e la concattedrale dell’Immacolata Concezione
La città ha più volte mutato anche posizione logistica, guadagnando le rive del fiume che più la salvassero dalle incursioni. Ecco poi il periodo medievale dei Malaspina, notevole famiglia dell’alta Toscana che qui mise solide radici. Segue poi la fase legata al passaggio al Giudicato di Arborea, in un primo momento filo aragonese. E gli aragonesi qui ci rimarranno, come veri padroni feudali, fino al 1559. Bosa fu dopo città “regia” con la corona di Spagna di Filippo II. Un periodo con alti e bassi per la terra sarda di ponente, ma con importanti sviluppi anche sulla questione della lingua. Alla decadenza finale spagnola seguirà il periodo austriaco e poi quello sardo-piemontese.
La chiesa di San Pietro
Nel 1848 Bosa sarà capoluogo di provincia, poi passerà con Nuoro, per un periodo anche con Sassari, solo nel 2005 in quella di Oristano. I monumenti di Bosa dicono la sua maestà artistica. Dal patrimonio archeologico alle tante chiese, dal castello di Serravalle alle torri costiere, davvero tanto da vedere.
Architetture militari, vecchi ponti, i musei che di questa invidiabile storia raccontano i fasti. Bosa, città devota ai patroni Emilio e Priamo, cattura letteralmente il visitatore. Colori, emozioni, fascino indicibile. La chiesa al contempo romanica e gotica di San Pietro merita una pausa. Così anche la concattedrale dell’Immacolata Concezione, la chiesa palatina di Nostra Signora de Sos Regnos Altos, la chiesa gotico catalana di Sant’Antonio Abate, quelle manieristiche, la rupestre di San Giorgio e poi le barocche del Carmine e del Rosario.
Bosa vista dal castello
Si è detto prima delle concerie. La vecchia area di produzione sei-settecentesca, sulla sponda sinistra del fiume Temo, con accanto il bellissimo Ponte Vecchio, è stata dismessa nel 1962 ma ora è stata sottoposta a tutela ed è anche Monumento Nazionale. Il XIX secolo è stato quello d’oro per il comparto conciario di Bosa. Fascinoso, inoltre, il castello di Serravalle con all’interno la citata chiesa di Nostra Signora de Sos Regnos Altos. Fu voluto dai Malaspina già dal XIII secolo. Tra le torri costiere meritano assolutamente una visita quella Argentina, sulla strada di Alghero con vista mozzafiato, e quella dell’Isola Rossa, a Bosa Marina, cinquecentesca.
Il carnevale di Bosa
Bosa è famosa per i suoi abiti tradizionali, femminili e maschili; per il suo storico Carnevale (che meriterebbe un approfondimento a parte, tali e tanti sono i riti apotropaici ad esso connessi); per le sue grandi feste religiose, con spesso il mare eletto a luogo di riferimento per la devozione popolare.
Ed ecco i musei cittadini: la collezione etnografica Stara (sul mondo agricolo e marino), il ricordato Museo delle Conce (in una conceria del ‘700), la Casa Deriu e Pinacoteca Melkiorre Melis (dedicato alla crescita della borghesia locale e poi all’omonimo artista), ancora un polo artistico con la Pinacoteca in onore dell’artista Antonio Atza, pioniere dell’arte visiva, nativo di Bauladu (Or) e bosano di adozione. Infine, a Bosa guardatevi attorno. Paesaggi, natura, edifici storici, gran patrimonio d’arte. Una bellezza da osservare, ammirare e, prima ancora, da respirare.