#297 - 8 dicembre 2021
AAAAA ATTENZIONE - Cari lettori, questo numero rimarrà  in rete fino alla mezzanotte del giorno di sabato 31 maggio quando lascerà  il posto al numero 364 - BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi alcune massime: "Nessun impero, anche se sembra eterno, può durare all'infinito" (Jacques Attali) "I due giorni più importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perchè" (Mark Twain) "L'istruzione è l'arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo" (Nelson Mandela) "Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare" (Socrate) «La salute non è un bene di consumo, ma un diritto universale: uniamo gli sforzi perchè i servizi sanitari siano accessibili a tutti». Papa Francesco «Il grado di civiltà  di una nazione non si misura solo sulla forza militare od economica, bensì nella capacità  di assistere, accogliere, curare i più deboli, i sofferenti, i malati. Per questo il modo in cui i medici e il personale sanitario curano i bisognosi misura la grandezza della civiltà  di una nazione e di un popolo». Alberto degli Entusiasti "Ogni mattina il mondo è un foglio di carta bianco e attende che i bambini, attratti dalla sua luminosità , vengano a impregnarlo dei loro colori" (Fabrizio Caramagna)
Attualità

La lettera del professor Pietro Carmina ai suoi alunni

Una tragedia per scoprire il sublime

Ravanusa

di Valentino Losito

Ravanusa: il nome di questo paese sconosciuto e lontano, risuonerà ancora per qualche giorno nelle nostre vite. Poi scivolerà nei bassifondi della memoria, fino a scomparire, travolto dalla febbre del fare e dagli assilli di questo tempo inquieto.

Ripensando alla storia del professor Pietro Carmina e alla lettera ai suoi alunni, ho ripensato ad alcuni versi di Eugenio Montale, secondo cui “la storia non è la devastante ruspa che si dice/lascia sottopassaggi, cripte, buche e nascondigli. C’è chi sopravvive”.
A pensarci bene è stato così anche per lui: è come se quella lettera e la testimonianza del suo autore, fossero spuntate dalle macerie rimosse dalla ruspa, che hanno portato in superficie un'esistenza spesa per i giovani.
Da una cripta di dolore, nel cuore silenzioso della vecchia Sicilia, è sbucata questa vita, venuta alla luce proprio quando è esploso il lacerante buio della devastazione e della morte.

Lontano dall’assordante rumore della modernità, nelle periferie della cronaca, esistono uomini e donne che vivono e operano ogni giorno con dignità e slancio, con rigore ed entusiasmo il proprio dovere. Autentici ed invisibili, almeno fino a quando una nuova tragedia dell’Italia “sgarrupata” non li porta sotto le luci dell’effimera ribalta televisiva e della nostra fragile “pietà”.
Eppure esistono, operano sopravvivono, nelle mille Ravanusa dell’Italia migliore.

Ravanusa

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