#117 - 26 gennaio 2015
AAAAA ATTENZIONE - Cari lettori, questo numero rimarrà  in rete fino alla mezzanotte del giorno di sabato 31 maggio quando lascerà  il posto al numero 364 - BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi alcune massime: "Nessun impero, anche se sembra eterno, può durare all'infinito" (Jacques Attali) "I due giorni più importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perchè" (Mark Twain) "L'istruzione è l'arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo" (Nelson Mandela) "Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare" (Socrate) «La salute non è un bene di consumo, ma un diritto universale: uniamo gli sforzi perchè i servizi sanitari siano accessibili a tutti». Papa Francesco «Il grado di civiltà  di una nazione non si misura solo sulla forza militare od economica, bensì nella capacità  di assistere, accogliere, curare i più deboli, i sofferenti, i malati. Per questo il modo in cui i medici e il personale sanitario curano i bisognosi misura la grandezza della civiltà  di una nazione e di un popolo». Alberto degli Entusiasti "Ogni mattina il mondo è un foglio di carta bianco e attende che i bambini, attratti dalla sua luminosità , vengano a impregnarlo dei loro colori" (Fabrizio Caramagna)
Cinema

"Il nome del figlio"

di Giada Gentili

La prima definizione che viene in mente appena terminato “Il nome del figlioâ€, la nuova opera della regista Francesca Archibugi,è "Il carnage all’italiana", il film di Roman Polanski ambientato al 90% in una casa, con quattro (meravigliosi) protagonisti e una costruzione del pathos degna di nota. Ma “Il nome del figlioâ€, del film del regista polacco, riprende solamente l’unica ambientazione e la coralità dei personaggi. La commedia è tratta da una piece teatrale francese, i nostri cugini d’oltralpe ne avevano già ricavato una pellicola “Cena tra amiciâ€, e la Archibugi con lo sceneggiatore Francesco Piccolo hanno reso il tutto a misura di Stivale. I coniugi Sandro (Luigi Lo Cascio) e Betta (Valeria Golino) invitano a cena il figlio-di-papà Paolo, fratello di Betta, e sua moglie Simona, interpretata da una Micaela Ramazzotti sempre cotta a puntino. A completare il quadro familiare Claudio, un Rocco Papaleo che stavolta non esagera nei vezzi, nonostante interpreti un (quasi) omosessuale.

Il mix di ingredienti è calibrato e l’input per dare avvio alla serata arriva da Paolo che a casa della sorella remissiva e il marito comunista/radical-chic, da la notiziona della serata: lui e la moglie chiameranno il figlio Benito. Un affronto alla memoria del padre per Betta, all'Italia e la politica per Sandro, uno scherzo di pessimo gusto per Claudio. Il nome del figlio da vita a una serie di incomprensioni, sfoghi e confessioni che non starò qui a sciorinarvi, vi basti sapere che viene servita in tavola una buona commedia italiana, finalmente girata con arguzia, senza la pretesa di grandi tecnicismi in termini di regia, ma comunque alla ricerca di una certa qualità visiva e ben interpretata.

Nonostante il buon lavoro dell’intero cast, le vecchie dicotomie: destra-sinistra, ragazzetta bella e scema (la Ramazzotti che poi comunque si rivela la meno scema di tutti) contro la profondità dei (finti) intellettuali moderni, ricco contro povero, vengono riproposte qui come in un centinaio di altri film italiani degli ultimi 20 anni. Ciò che bisogna riconoscere è la capacità di averli saputi confezionare con una carta originale e interessante, quantomeno per darci l'illusione che ci stessero dicendo qualcosa di nuovo.

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