Monfalcone (Go)
Museo della cantieristica
di Alessandro Gentili
Una storia tutta italiana quella del Museo della Cantieristica di Monfalcone perchè non si limita a mostrare alcuni tra i più bei modelli navali e cantieristici costruiti in regione, ma ripercorre le tappe fondamentali del lavoro e della vita locale, dal 1907 ai giorni nostri.
Lo scopo dell’esposizione è quello di far intraprendere un viaggio a ritroso nel tempo. Mentre si osservano i modelli e le ricostruzioni, la timeline fatta di numeri e scritte riporta alla mente alcune tappe fondamentali del nostro Paese, come la dolorosa disfatta di Caporetto, del 1917.
Monfalcone all’epoca venne ri-occupata dalle truppe austro-ungariche, il cantiere distrutto dai bombardamenti e la produzione, in parte, spostata a Budapest. Le date e gli episodi s’intrecciano fino alle vicende dell’azienda che diede vita ad alcune delle navi più belle, forse le migliori di quei tempi. Ora solo un ricordo, sconosciute ai più ma ricche di storia, pronte a risorgere proprio nelle stanze del museo. Una raccolta minuziosa che si apre proprio con il modello in scala del “Giulio Cesare”, il primo transatlantico italiano costruito nel dopoguerra e varato nel 1951.
Il percorso è diviso in quattro aree tematiche e 14 sub-aree e prosegue tra tecnologia con totem interattivi, guide virtuali, ricostruzioni in 3D e oggetti storici, densi di vita del ‘900.
Ad ospitare il museo, l’ex Albergo Operai costruito nel 1920 su progetto dell’ingegner Dante Fornasir come alloggio a pagamento per gli operai celibi che lavoravano in Cantiere e non risiedevano a Monfalcone. Una sorta di “alveare” di oltre 18mila metri quadrati, 5 corti interne, composto da 700 stanze e 1300 finestre, una mensa, un bar, una sala da gioco, una sala ginnastica, una biblioteca, un ciabattino e un barbiere. Pesantemente bombardato durante la seconda guerra mondiale, nel 2010 è stato sottoposto a un progetto di restauro e riqualificazione che ha voluto mantenere inalterato il fascino dell’imponente edificio, conservandone le caratteristiche originarie. La ristrutturazione ha interessato le facciate, le corti e la struttura interna, trasformata in sede polifunzionale.
La famiglia Cosulich, proprietaria di una compagnia di navigazione, la Cosulich Società Triestina di Navigazione, inaugurò il 3 aprile del 1908 il Cantiere Navale Triestino di Monfalcone. Nel 1925 e 26 il cantiere varò la Saturnia e la Vulcania, due transatlantici d’eccellenze, i primissimi di quegli anni. L’azienda prosegue la propria attività senza mai fermarsi, neanche sotto le bombe della prima e seconda guerra mondiale anche se fu costretta più volte a sospendere e dislocare la produzione.
Oggi il cantiere di Monfalcone è ancora un’eccellenza italiana; si occupa della costruzione di navi da crociera a elevato tonnellaggio. Lo stabilimento è esteso ben 787.000 metri quadrati (252.000 dei quali coperti). Nel 2018, è stata varata la “Carnival Horizon”, la nuova nave destinata a Carnival Cruise Line, brand del gruppo statunitense Carnival Corporation, primo operatore al mondo del settore crocieristico.
Le eccezionali realizzazioni uscite dal cantiere navale, dalla sua nascita a oggi, sono rese tangibili anche da due postazioni multimediali. C’è inoltre uno spazio dedicato al design navale e agli arredi di interni delle navi prodotte a Monfalcone. Il museo conserva uno splendido pannello ricamato e realizzato su disegno di Zoran Mušic, per la sala di soggiorno di prima classe della motonave "Augustus" nel 1951.
A parlare di questa storia davvero unica sono, però, anche le immagini d'epoca e i materiali contenuti nelle teche: dal programma dello spettacolo inaugurale del teatro decorato dalle splendide tele dipinte da Vito Timmel al "terliz", la tuta blu degli operai, dalle medagliette e anelli persi nella fuga dalle bombe sganciate sul rione dagli alleati ai trofei vinti dagli atleti delle società sorte sul retro del cantiere navale.
Quando parliamo e scriviamo di queste “altre epoche” che miracolosamente durano ancora oggi, di queste eccellenze tutte italiane, il Tempo (famigerato e famelico divoratore di storie e persone) sembra quasi farsi da parte con un prezioso e reverenziale inchino. Dinanzi a questa “ umanità” che, nonostante la dolorosa e travagliata e millenaria storia, riesce, appunto miracolosamente, a stare, cioè continuare, cioè progredire, cioè migliorare. Questo incredibile museo ne è la conferma.
Non molto distante, in provincia di Udine, le vestigia di Aquileia, i resti di Aquileia, quel che resta di Aquleia. Verrebbe quasi da dire (scrivere): quel che resta dell’Italia….ma Monfalcone si erge come contro-altare a questa decadenza che spesso pare irrefrenabile.