Jazz : la musica nuova
Buddy Bolden e il suo corno.
Fu il primo musicista di colore di New Orleans a raggiungere la fama.
Nonostante non ci siano giunte registrazioni della sua musica, Buddy Bolden è considerato da molti l'iniziatore del jazz, attraverso l'improvvisazione, ufficialmente riconosciuto, nel 1917, come genere nato dal ragtime. Grazie a lui il jazz presto si diffonde in molte parti d'america e lui verrà definito come il padre del jazz. Lavora da solo finché non fonderà un gruppo che presto creerà molte canzoni ascoltate ancora oggi.
Charles Buddy Bolden (1877-1931) è considerato il primo musicista che iniziò ad improvvisare nell'ambito di un contesto di esecutivo di gruppo. A questa sua consuetudine si fa risalire la transizione del ragtime verso il genere che in seguito venne riconosciuto come jazz.
Riconosciuto virtuoso di cornetta nell'ambiente di New Orleans, è famoso per il suo tono alto e squillante (i musicisti di quel periodo lo riconoscono come il miglior trombettista). La sua banda ha iniziato a suonare verso il 1895, alle sfilate e ai raduni di New Orleans: da allora, la notorietà crescente fino a divenire una delle più popolari formazioni della città. Nel 1907 la salute mentale di Buddy diede sintomi di instabilità e venne ricoverato presso un istituto di salute mentale dove gli fu diagnosticata la demenza precoce (il nome che allora era dato alla schizofrenia): fu dove egli trascorse rinchiuso il resto della sua vita.
Frankie Dusen, trombone, diede una svolta alla banda di Bolden e ne cambiò il nome in Eagle Band proseguendo in tal modo la fama acquisita con Bolden fino al 1917, anno universalmente indicato come nascita del jazz. Inoltre sembra che alcuni dei primi musicisti jazz, come Sidney Bechet e Bunk Johnson durante la gioventù, abbiano suonato sporadicamente con la banda di Bolden. A lui si ispirarono inoltre gli altri musicisti di New Orleans come Bunk Johnson, Freddie Keppard tra gli altri.
Bolden non ha mai inciso o registrato la sua musica. L'ipotesi formulata da Ch. Edward Smith nel 1939, di un cilindro Edison inciso nei primi anni del Novecento, non ha avuto sinora conferma. Il suo stile è stato in seguito immortalato nel brano, classico del jazz, Buddy Bolden's Blues (I Thought I Heard Buddy Bolden Say), basato sul tema della canzone Funky Butt dello stesso Bolden. Esistono tentativi di ricreare il suo stile, eseguiti da Bunk Johnson (che con Bolden ebbe modo di suonare) tramite incisioni effettuate nei primi anni '40 e pubblicate su American Music 643, su LP giapponese Dan VC 4020, su CD American Music AMCD 16.
La vita di Buddy Bolden fu il soggetto del romanzo di Michael Ondaatje Buddy Bolden's Blues (Coming through slaughter) (1976)
Il Dr. Sean Spence, professore di psichiatria presso l'università di Sheffield, durante una presentazione alla Royal College of Psychiatrists, nel 2001, ha formulato l'ipotesi che le condizioni mentali di Bolden furono presupposti determinanti che portarono all'attitudine dell'improvvisazione, da cui nacque il jazz; Bolden non era in grado di leggere la musica, quindi improvvisare era l'unico modo in cui potesse suonare.
Dalle parole del Dr. Spence: «Forse doveva improvvisare perché non sapeva suonare le note in una maniera utile»
«Non sapeva leggere la musica ed era obbligato a fare a modo suo»
«Se non ci fosse stata questa musica improvvisata, essa avrebbe continuato ad essere ragtime»
Secondo questa teoria (qui citata per la sua vasta diffusione in internet), il jazz sarebbe stato suonato per la prima volta a causa degli handicap cognitivi di un malato mentale.
Per come viene riassunta, questa ipotesi sembra doversi prendere con le proverbiali pinze e per molti motivi: le notizie certe sulla vita e il modo di suonare di Bolden sono rare e in maggioranza insicure o apocrife; la quasi totalità dei musicisti di colore aveva scarsa (o nessuna) dimestichezza con la musica scritta; l'improvvisazione era già diffusa in molte forme di musica nera quando il jazz iniziò il suo cammino. L'affermazione di Spence che le possibili difficoltà motorie che la malattia forse procurava a Bolden siano alla base del suo ricorrere all'improvvisazione pare altrettanto fantasiosa.
Per una più completa documentazione: "Il Jazz. Una civiltà musicale afro-americana ed europea" - Luca Cerchiari - ed. Bompiani, terza edizione 2005