Nel pieno del tempo di raccolta e lavorazione delle olive
Montecchio - (Terni)
Museo dell'olio di oliva
di Alessandro Gentili
Nell’intento di valorizzare e far conoscere sempre più e meglio la vita agricola umbra, il Vecchio Frantoio Bartolomei ha realizzato un proprio museo raccogliendo vecchi macchinari e utensili d’epoca relativi alla coltura dell’olivo.
L’esposizione è stata ideata e realizzata come un percorso attraverso le fasi di produzione dell’olio di oliva: coltivazione, raccolta dei frutti, lavorazione, stoccaggio del prodotto finito.
Percorrendo le sale espositive, dove è possibile ammirare anche illustrazioni e foto d’epoca, il visitatore viene guidato alla scoperta dei segreti di una coltura che risale ad oltre 6000 anni fa.
Nel frantoio è possibile ammirare uno dei più rari esempi di pressa del XVI secolo e, inoltre, pezzi di antiquariato, reperti archeologici, curiosità e macchinari utilizzati fino a qualche anno fa che testimoniano quanto antica sia la dedizione e la passione che la famiglia Bartolomei nutre per questa pratica agricola.
Fin dall’antichità l’uomo e l’olivo hanno legami molto stretti: sono tante le testimonianze che possiamo trovare in manoscritti più o meno antichi.
L’origine della pianta di olivo è da fare risalire alla zona del Mediterraneo Orientale. Le tracce più antiche sono state trovate in Israele, e più precisamente ad Haifa, e sono fatte risalire al V millennio a.C.
Le prime tecniche di produzione e conservazione dell’olio d’oliva, rigorosamente extravergine, sono opera dei greci e dei romani: tecniche che per secoli rimasero invariate! La stessa diffusione della pianta si deve principalmente proprio a questi due popoli che, nel corso delle espansioni dei loro imperi, esportarono la pianta tanto amata. In questo modo l’ulivo arrivò in molti Paesi europei, Francia e Spagna in testa. Nelle regioni dal clima più mediterraneo la pianta trovò terreno fertile, tanto da diventare una parte integrante del paesaggio e produzione tipica del territorio, fino ai giorni nostri!
Dell’olio in generale, dell’olio italiano in particolare, della dieta cosìddetta “mediterraneaâ€, dell’alta qualità della cucina e dei prodotti italiani, è notizia di Cronaca nera (visti i dazi imposti, le imposizioni, il mercato globalizzato, le quote….tutta paccottiglia politica ed economica che può mettere in ginocchio e confondere quello che è il nostro medagliere più prestigioso: Italian food.
Non è questa la pagina giusta, non è questa l’intenzione.
Beni preziosi, storici, culturali che affondano proprio nella unicità della grande storia del nostro paese che, ahimè, viene standardizzato e globalizzato nel minestrone delle politiche europee e mondiali.
L’inglese al posto del latino, il greco sugli scaffali di vecchie scuole ormai chiuse, i vocabolari sulle pietose bancarelle di pensionati, le antologie, patetici ricordi della scuola di una volta, professori di “vecchio stampoâ€, relegati in soffitta, metodi di insegnamento….vabbè….eravamo partiti dai piccoli musei italiani, dall’olio di oliva ed ecco dove siamo finiti.
Tuttavia nella piccola provincia italiana, è possibile trovare ancora vecchie trattorie a conduzione familiare dove si espone sul tavolo coperto da un foglio di carta, una profumata bottiglietta di olio di oliva. Sacrosanto!