Non cercatelo sulle mappe
Rocca di Papa - Roma
Tagliata delle Grotte Cave
di Alessandro Gentili
Una salita/discesa di un sabato mattina di sette persone. Un trekking curioso, umido, facilmente digeribile per persone tra i 60 e i 70 anni di età . Leggete…
La Tagliata delle Grotte Cave è un luogo che ufficialmente non esiste.
Non lo troverete indicato sulle cartine del Parco Regionale dei Castelli Romani, né menzionato nei grandi portali che si occupano della promozione turistica nei Colli Albani, tanto meno citato nella segnaletica nei boschi.
Sul piano toponomastico si tratta a tutti gli effetti di un autentico non-luogo. Tuttavia, laddove il riconoscimento formale non arriva entra in gioco la memoria collettiva: questo scrigno di tufo e silenzio, annidato nel ventricolo del Monte Ara, esiste eccome.
La Tagliata delle Grotte Cave è un’arteria sprofondata nel verde dei boschi di Rocca di Papa, scavata nella nuda roccia e costeggiata da una moltitudine di cavità a camera singola o multipla, spesso connesse fra loro.
È un’area che, benché raggiungibile con un’ora di cammino e situato relativamente vicino al centro abitato, ha mantenuto un’anima fortemente selvatica.
I rumori del traffico scompaiono man mano che ci si avvicina a questo luogo, la vegetazione si fa fitta, il cielo viene intrappolato da un reticolato di fronde.
A terra, osservando con attenzione, si notano le tracce di quella fauna che negli ultimi anni sta reclamando con prepotenza il suo spazio nel territorio dei Castelli Romani, quali cinghiali, faine, lupi, tassi, scoiattoli e ricci.
Percorrendo la dorsale del Monte si può godere degli ultimi raggi di sole. Poi si notano le prime grotte comparire sulla destra, in un tracciato parallelo, e non resta che abbandonare la strada luminosa per immergersi nell’ombra verdeggiante.
Prima le cavità sono sparute, in gran parte nascoste dagli arbusti e dal terreno franato. Svoltando l’angolo che la via descrive ci si ritrova improvvisamente catapultati un imponente corridoio di tufo, con i fianchi lambiti da rampicanti, muschio e radici nodose, punteggiato da grotte che si affacciano come occhi sbarrati lungo il cammino. La temperatura di colpo scende, la qualità dell’aria muta.
Esattamente come avviene quando si imboccano le sacre Vie Cave Etrusche, ciclopici camminamenti scavati nel tufo.
Nei Castelli Romani è possibile ammirare uno scenario simile solo in un altro non-luogo: le Forre del Monte Artemisio.
Entrambi i siti non solo mostrano delle vividissime somiglianze sul piano strutturale, ma condividono anche un destino affine: non sono tradizionalmente interpretate come Vie Cave. Le Forre del Monte Artemisio, come è possibile leggere nel relativo articolo - benché abbiamo molto a che spartire con le loro sorelle etrusche - sono considerate formazioni di origine vulcanica, mentre per la Tagliata delle Grotte Cave viene narrata una storia decisamente diversa.
Una storia che ha inizio all’ombra della più grande tragedia nel Novecento: la Seconda Guerra Mondiale.
Chiedendo agli abitanti di lunga data di Rocca di Papa informazioni circa la Tagliata delle Grotte Cave si sentirà rispondere che quest’opera risale al periodo antecedente la Seconda Guerra Mondiale. La Tagliata altro non sarebbe che una cava di materiali da costruzione: in sostanza, si cominciò ad erodere questa porzione di bosco per trarne tufo e lapillo per finalità edilizie. Le cavità laterali altro non sarebbero, perciò, che nicchie da cui veniva cavata la roccia, impiegate in un secondo momento come ricoveri per animali da pascolo.
Nel corso della guerra, tuttavia, la popolazione di Rocca di Papa si ritrovò nella condizione di dover trovare rifugio dai bombardamenti e dagli attacchi armati e le Grotte Cave vennero a ospitare intere famiglie in cerca di sicurezza. Nuove cavità vennero scavate al fine di poter accogliere il maggior numero possibile di persone e la Tagliata fu popolata da sfollati fino al 1945, così come accadde all’Emissario del Lago di Nemi. Questo è quanto riporta la storia orale trasmessa dalle ultime generazioni. Tuttavia, visitando questo posto suggestivo, è possibile notare alcuni elementi suggeriscono un’interpretazione non necessariamente diversa, ma per lo meno integrativa della visione consolidata.
Ufficialmente non esiste! Una storia finita che è rimasta incontaminata, sepolta nel bosco, raggiungibile solo con chi conosce il luogo. Un posto magico, storico, che atterrisce reclama attenzione. Basiti da tanta incredibile NON notorietà , ci siamo aggirati, turisti/passeggiatori, increduli, cercando di immaginare QUESTO posto in QUEL Tempo. Patetica iniziativa! Con gli zaini colmi di acqua e ristori vari, con scarpe attrezzate, con le racchette del Nordic Walking, i cellulari satellitari, poveri borghesucci che cercavano di assimilare quel po’ di storia che è vissuta in quel canyon. Mah, ci è bastata una mezz’ora, poi tutti al ristorante tra vino e polenta!