Roma
Riscoprire la cittÃ
Un trekking urbano
di Alessandro Gentili
Eravamo a Roma, sabato scorso, pioveva, era ed era pieno di turisti impazziti.
Solito gruppo, solito abbigliamento ma anche, solite racchette, quelle del Nordic Walking.
Ve lo immaginate? I passanti si voltavano a guardare, sornioni, come solo i romani riescono a fare.
In quello sguardo ci sono due millenni di storia: accettazione, complicità , indifferenza, simpatia, menefreghismo.
Passavamo nel Centro storico, dal Pantheon, Campo Marzio, Via di Ripetta, Piazza del popolo, salita verso il Pincio, Villa Borghese, Valle Giulio, bio-Parco e ritorno.
Un anello di 11 chilometri a passo di marcia con queste benedette racchette che producevano un rumore sull’asfalto che, appunto, faceva voltare tutti.
Il trekking è così: è bello, utile e lo puoi fare dovunque ti trovi, bastano un paio di telefonate e ci si vede ad un meeting-point per una passeggiata.
Anche nel centro di una città come Roma.
Devi tenere lo sguardo fisso davanti a te, ignorando la curiosità che ti circonda e pensando a gestire le racchette come si deve.
Il resto lo fa il luogo e le tue capacità di tollerare la fatica.
Roma è un trekking, questo volevo dire, non so quante città possano permettersi di dire altrettanto.
Torino, forse, con tutti quei portici….? Tuttavia la fatica è poca, inutile parlare dei sette colli, ma le strade romane antiche e moderne sono forse la fatica maggiore: tra sanpietrini e buche devi stare con gli occhi aperti. Ma non è neanche quello. Forse i mastodontici bus turistici che, come le navi da crociera a Venezia, annullano la bellezza dell’architettura….? Forse l’invasione dei negozietti cinesi e africani?....forse il traffico che affossa i vicoletti….?
Certo il Ghetto resta un passaggio obbligato e il Lungotevere con la barca dell’Isola Tiberina che indica con la prua il Vaticano poco lontano.
I romani amano fermarsi nei bar a consumare il tradizionale cappuccino, ma l’idea di affiancare il gruppo trekking nessuno proprio se lo aspettava.
E’ accaduto proprio a Largo Argentina dove un paio di pensionati in tuta, a passeggio senza mèta, si sono uniti a noi. Parevano Gianni e Pinotto, ma l’incontro è stato proprio salutare perché ha riconfermato tutta la bellezza di questo sport e di questa città , dove non riesci neppure a capire dove il cambio delle epoche si sovrappongono insieme a questa romanità che si va estinguendo.
Il Tempo Ritrovato di Proust a Roma è una legge storica e non una fandonia letteraria.